Davide Scabin: il nuovo menu de L’Uomo Tigre

Davide Scabin: il nuovo menu de L’Uomo Tigre

Ieri sera sono andato a cena al Combal.Zero di Rivoli di Davide Scabin. Scabin non ha bisogno di presentazioni, uno dei più grandi cuochi italiani (e non solo), per anni uno dei più ispirati, un pioniere della creatività in cucina, un geniaccio maledetto.

È tutt’ora ben presente nell’immaginario collettivo –conduce persino una trasmissione televisiva su Canale 5 la domenica mattina con Cristina Chiabotto–, ma da qualche anno orbita più distante dal cuore della giostra della gastronomia italiana, fin da quando Michelin gli tolse la seconda stella con grande clamore (l’adorato e compianto gourmet Bob Noto scherzò varando il movimento “Je suis Scabin”).

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Si sa come funziona lo star-system in generale, e quello della cucina non fa eccezione: divora i propri figli piuttosto velocemente.

Dunque ieri sera sono risalito sulla collina di Rivoli per annusare l’aria ma, soprattutto, mangiare: non si può parlare di un lavoro di un cuoco senza assaggiarne i piatti, così come non si discute un cantante senza sentirne un concerto.

Ebbene: il nuovo menù si chiama “Viaggio verso atavica 2018” e ha un sottotitolo eloquente: “La tecnica è una trappola, lo stile una prigione”.

In parole povere, Scabin ha deciso di liberarsi di tutto quello di cui è stato campione e alfiere – tecnica, tecnologia, algoritmi e formule – per tornare a una cucina di puro istinto, tutta cucinata da lui, sul momento, senza preparazioni, senza rigenerazioni, senza buste e bustine ma con fiamma, carbone e ghiaccio.

Come un cuoco d’un tempo, d’un secolo fa.

Be’, il risultato è che in carta ci sono almeno due piatti straordinari: “Pechino-Parigi”, un mosaico di pesci che cambiando salse e abbinamenti passa da un gusto orientale a quello di una bouillabaisse; “Chitarrino con foie gras d’anatra, ostrica e cocco”: semplicemente squisito.

A me che sono un goloso più di pancia che di testa questa rivoluzione convince: il cuoco sta in cucina e cucina, io mangio e invece che pensare “interessante” esclamo “cazzo, che goduria”.

Nel Castello c’è ancora l’uomo tigre. E continua a graffiare. Scabin go go go.

[Crediti | Immagine: Hangar 7]