Porcate guilty pleasure che piacciono agli chef

Chef puristi non amano soltanto piatti raffinati e politicamente corretti, quando confessano la attrazione fatale per il junk food se ne sentono delle belle. Ecco allora il cibo spazzatura preferito da molti dei nostri grandi cuochi

Porcate guilty pleasure che piacciono agli chef

Sara Porro, già rubrichista di Dissapore e oggi affermata food writer, era solita anticipare le confessioni caloriche racchiuse nella serie Comprato e mangiato (junk food e piaceri inconfessabili, per lo più) con queste parole:

I gourmet si dividono in 2 categorie: quelli che mangiano il Risotto con la Foglia d’Oro di Marchesi e quelli che leggono resoconti di chi ha mangiato il Risotto con la Foglia d’Oro di Marchesi ingozzandosi di cibo spazzatura sul divano.

Io appartengo alla seconda. Ma così come “le persone di gusto sanno vestirsi bene anche comprando al mercato” — ©Giorgio Armani — gli scaffali dei supermercati sono ricolmi di delizie sottovalutate, autentiche nella loro sofisticazione alimentare.“Comprato e Mangiato” proverà a dimostrare che sono Troppo Buone per Essere Finte.

Di seguito ecco alcuni protagonisti di Comprato e mangiato: patatine Darling Spuds, Philadelphia fresco e goloso, Canestrelli Grondona, Caramelle Mou Kuhbonbon, Häagen Dazs Macadamia Nut Brittle, CioccoeRiso Scotti, Fish&Crock Findus.

hamburger e patatine

Il tema delle porcatone guilty pleasure, la masochistica attrazione per il junk food anche da parte dei puristi, torna al centro dell’attenzione grazie a un articolo del Guardian sui vizi segreti degli chef.

Abbandonati gli alambicchi orientali e le pretese contemporanee ci si lascia andare alla comodità dei noodles precotti al curry. E se non si ha più voglia di avvoltolare sushi e sashimi si prende quello del banco frigo nei supermercati.

Persino la diafana, la divinamente filiforme Gwyneth Paltrow, ammette di fare incetta di biscotti Oreo.

Anthony Bourdain, l’autore di Kitchen Confidential è appassionatissimo di frattaglie e di reni; così anche Dave Chang, newyorchese di origini coreane definito dalla rivista Time il cuoco più influente del mondo, è deliziosamente vittima di cervello fritto, pelle di pollo passata in padella condita con caviale, panna acida e erba cipollina.

cibo spazzatura

E gli chef italiani? Lorenzo Cogo, giovane dominus del ristorante stellato El Coq di Marano Vicentino, ama il galletto alla brace, le patatine e la birra da litro della catena Rooster House.

Marco Martini, che ha da poco lasciato il ristorante La stazione di Posta Roma, approfitta almeno una volta al mese del Bacon Cheeseburger di McDonald’s. E sempre alla voce junk food sfodera Kinder Pinguì, Fruttolo, Kinder Delice e caramelle Haribo.

E poi, in rapida successione: Daniele Usai del Tino di Ostia non va al cinema senza popcorn al caramello. Per Luciano Monosilio del Pipero al Rex di Roma la Fiesta è il massimo.

Restiamo nella capitale. I molti anni vissuti a Londra hanno lasciato a Francesco Apreda del ristorante Imàgo dell’hotel Hassler, la passione per gli hot dog. Arcangelo Dandini del ristorante Arcangelo e di Supplizio nella capitale è un consumatore vorace di patatine, wafer Loacker, Pavesini, Galatine.

Come se non bastasse abbina Buondì Motta e animelle, fette biscottate e rane fritte. Non so se mi spiego.

E se Cristina Bowerman di Glass e di Romeo non va oltre i taralli di Cerignola con la birra, per il napoletano Ilario Vinciguerra del ristorante omonimo a Gallarate, guilty pleasure significa panini con salsicce e friarielli.