Abominevole ma libero | Il Chocoburger

chocoburger

Quando l’ho visto sul banco del bar ho avuto un brivido: i lettori se lo meritano un reportage sull’hamburger al cioccolato. Dunque compro e porto a casa, e mi metto a studiare. La ditta Messori lavora il cioccolato dal 1929 e fa della qualità del prodotto – dice – il suo vessillo. A quanto è dato di capire, è specializzata nella riproduzione in cioccolato di alcune icone dolciarie del secolo, tipo il cornetto gelato e il chupa-chups. Ma sul sito non ho trovato traccia di questo Oggetto Volante Non Identificato: sulle istruzioni per l’uso leggo che c’è il cioccolato al latte al 32%, nocciuole, il biscotto, riso soffiato, più i soliti addendum.

La confezione riproduce nei dettagli quella dei più noti hamburger da Fast Food capitalizzando, come dicono quelli del marketing, il senso comune. Il cioccolatone – che di quello si tratta in fondo – è burroso assai, e tende subito a squagliarsi sotto le dita. E’ morbido, ed all’addentaggio risulta cedevole, con la tendenza ad aderire al palato. E’ dolcissimo, ricorda il gianduja e la nutella. Il biscotto nel mezzo, una frolla sbriciolevole, si perde nell’obesità papillare generalizzata.

Sono 38g di prodotto: una porzione che vale un pranzo sostitutivo. Non presenta particolari caratteristiche di bontà nè difetti: solo non risponde alla domanda che ho intesta da giorni: perchè?

Chocoburger | La confezione Chocoburger | La confezione