Le 7 meraviglie del mondo. Culinario

Ci si poteva pensare, ma lo ha appena fatto la patinata rivista americana Bon Appetit, dell’editore Conde Nast, a censire il pianeta alla ricerca dei piatti più rappresentativi, così paradigmatici del Paese di provenienza da poter rientrare nelle 7 meraviglie del mondo. Culinario. So bene che è solo una questione di tempo, prima o poi salterà fuori qualcuno lamentando l’assenza di questo o quello (anzi fatelo, che le amnesie sembrano molte) ma conoscere la natura dei rapporti intercorsi tra voi e le succitate meraviglie è un passatempo altrettanto piacevole.

Mai praticate?

PATATAS BRAVAS CON SALSA PIMENTON

La più celebre di tutte le tapas spagnole, ma anche qualcosa in più, il piatto con cui istintivamente dalle parti di Valencia e un po’ nell’intera zona del mediterraneo iberico si accompagna l’aperitivo a base di birra. Ci sono le patate, ovviamente, poi aglio, paprika e passata di pomodoro a comporre una maionese dal gusto piccante. Le più contagiose sono le patate selvagge (“bravas”) in versione pimenton dulce, quelle cioè che alla paprika sostituiscono la spezia derivata dalla coltivazione del peperoncino nella penisola iberica, il pimenton, appunto.

POLLO JERK GIAMAICANO

Va da sé che quando si viaggia, il consiglio di evitare i ristoranti per turisti vale anche per la Giamaica. Pilastri della cucina locale, spesso deliziosa, sono pesce o crostacei, frutta (avocado, mango, papaia) e anche la carne. Niente bovini ma ricette semplici a base di pollo, maiale e montone. Jerk è il modo, tipicamente giamaicano, di cucinare la carne alla griglia. I barbecue sono compsti da barili di petrolio tagliati a metà nel senso della lunghezza, in modo che il pezzo inferiore racchiuda la brace e quello superiore faccia da coperchio. Se ne trovano molti per strada e non solo nelle città più turistiche. A rendere irrresistibile la carne sono odori e profumi che riflettono l’anima speziata dell’isola: scalogno, timo, cannella, noce moscata e pimento, il pepe di Giamaica.

FATTOUSH, LIBANO

Megainsalata di origine libanese, definibile non senza accuse di blasfemia da parte dei toscani (ma pure dei libanesi) una versione mediorientale della nostra Panzanella, il Fattoush sta contaminando i paesi mediterranei. Un successo dovuto a semplicità, velocità d’esecuzione e dunque spinta replicabilità. Detta velocemente: si fa abbrustolire il pane nel forno rompendolo a pezzigrossi in una ciotola da insalata. Si uniscono pomodori, cetriolo e ravanelli affettati, cipolla, menta, scorza e succo di limone, anche se la ricetta originale prevede il summaco, spezia locale acidula dal sapore simile, olio già emulsionato con succo di limone, sale e pepe. Segnatela, per quando inizia il grande caldo.

CEVICHE PERUVIANO

Più che un piatto nazionale. In Perù il ceviche è considerato orgoglio e patrimonio culturale, tanto da aver originato un’intera tipologia di ristorante, la cevicheria. Le origini si perdono in epoca pre-Colombiana ma gli ingredienti fondamentali restano pesce, in genere frutti di mare, succo di lime (un limone più piccolo e acido), peperoncino e sale. A questa base si aggiungono di solito cipolla rossa, coriandolo e sedano.

TRENETTE AL PESTO

Serve altro?

No, vero?

CAFFE’ FREDDO VIETNAMITA

Da qualche decennio il Vietnam è uno dei maggiori produttori di caffè del mondo, ormai invaso dai suoi chicchi di Robusta, varietà più economica e meno aromatica dell’Arabica. Per i vietnamiti, ma è meglio precisare per i maschi vietnamiti, passare un pomeriggio piacevole sorseggiando una serie di bicchieri di caffè freddo, con o senza latte, è una specie di rito. Consumato in un Caffè, inteso come un negozio con tavoli e sedie o una più spoglia bancarella. Corposo e forte il caffè vietnamita viene servito in piccole tazzine simili a bicchierini e mescolato con latte dolce o condensato, per acquistare la consistenza della cioccolata in tazza.

PATE A CHOUX (PASTA PER BIGNE’)

Altra istituzione, questa volta della cucina francese, è il versatile impasto per grandi bigné trasversali, adattabili cioè al dolce e al salato, decide il ripieno. Delicato e facile da preparare, comodo, nel senso che non c’è neanche bisogno di usare stampi, si cuoce in due tempi, prima sul fuoco poi in forno, ma i viziati non lesinano altri grassi caldissimi. Quel che conta è raggiungere la temperatura che permette ai bigné di gonfiarsi senza afflosciarsi (dramma da crisi di panico).

[Crediti | Immagini: Bon Appetit]