Staff Dissapore: Cosa c’è nel nostro frigo? (Seconda parte)

Ieri vi abbiamo fatto infilare tipo voyeur scodinzolanti nei nostri frigoriferi. Senza neanche riassettarli per l’occasione, anche se qualcuno ha detto che non era possibile, che era come se le foto dei piatti di Benedetta Parodi, prima di finire sui settimanali, non fosserto ritoccate con Photoshop.

Hey, non siamo mica Mark Menjivar, il tizio che dopo aver fotografato per 3 anni il frigo di centinaia di americani li ha raccolti in You Are What You Eat.

Ma oggi il Truman Show ultracalorico prosegue. Se ieri, causa elevata presenza femminile, era un po’ come sbirciare in una borsetta, oggi potete (spietatamente) giudicare l’apporto testosteronico alla causa. Con la sola eccezione di Carmelita Cianci.

Adriano Aiello, Dissapore

Il meteorologicamente inapprezzabile ponte del 1° maggio si è portato con se compagna e pargola, quindi il frigorifero è poco rappresentativo. O molto. Dipende dai punti di vista. Di certo sale la quotazione alcolica con birra artigianale a profusione e due bianchi dell’amico Carlo Tabarrini di Cantina Margò – che non c’è verso che si faccia pagare i suoi ottimi beveraggi. Niente salumi o formaggi non per salutismo ma per una doverosa tregua dopo giorni di mattanza alimentare.

Latitano un po’ le verdure, ma solo nello spazio apposito, dove oltre le zucchine e le carote d’ordinanza, albergano 2 melanzane e sfoggio le fave che già me le immagino col pecorino. Sopra cipollotto e porro, due must personali dell’ultimo biennio. Ah, ho pure gli asparagi bio, come le uova. Magari le metto insieme.

Per riequilibrare ho dei massificatissimi ravioli Rana presi pure scontati, qualche yogurt e il formaggio grattugiato.

Nella busta un pargo spacciato per dentice, ma ho subito desistito da una polemica in cui mi sarebbe piaciuto ascoltare solo la mia voce. In alto amenità varie, alcune ferme lì dal referendum sull’aborto. Toccarle potrebbe essere pericoloso.

Carmelita Cianci, Dissapore

Il mio può essere definito il frigo del pianto, caratterizzato da un minimalismo esasperato perché mi piace fare la spesa di volta in volta, soprattutto per la frutta, la verdura e i freschi in genere. Detesto la produzione di immondizia nel frigo.

Cosa c’è oggi: le uova, perché ne sono dipendente e le mangio in tutti i modi. Il gorgonzola di Romentino (Novara). Il burro. Il latte non lo bevo granché ma è necessario per le mie uova strapazzate; lo yogurt bio; senape e cetriolini per accompagnare l’hamburger fatto in casa; acciughe per lo spaghetto; la birretta; la ventricina sottovuoto che mia madre imbuca nella mia valigia; il basilico (si lo so che non è ancora stagione); una certa confettura per quando finisco quelle fatte in casa; cipolla, lattuga e un limone (per i carciofi).

La maionese sullo sfondo è ancora quella vincitrice della Prova d’assaggio di Dissapore, perché non la mangio. Qualcuno la vuole?

Antonio Tomacelli, Intravino, Dissapore

Vasetti mezzi pieni di: gelatine di vino, olive in salamoia (due tipologie) peperoncini ripieni di tonno, carciofini, marmellata inevitabilmente all’arancia, passata di pomodoro, pomodori secchi, parmigiano pronto all’uso. Tutto bio, tiè.

Il resto viene comprato e mangiato senza passare dal frigo che è, naturalmente, “Salumi free”.

Oh cielo! Quasi dimenticavo la vaschetta in polistirolo con avanzi di panna e il piatto con avanzi di fragole!

Andrea Soban, Dissapore

Frigo stagionale e collettivo del nucleo Soban in quanto usato contemporaneamente dai 5 membri fino all’inverno, quando, con le gelaterie di famiglia chiuse, ognuno prende la sua strada.

Dall’alto: 3 tipi di ketchup (lo so, siamo incontetabili), rape rosse dalla Slovenia, barattolino portacipolla a forma di cipolla, capperi sotto sale, cetrioli Saclà.

Sacchetto bianco con agnolotti freschi, maionese, 3 tipi di olive (vedi sopra), marmellata di fragole home-made, salsa di pomodoro fatte in casa e salsa Cirio, contenitori Tupperware chiusi con avanzi non identificati, 4 marchi diversi di yogurt.

Verdura fresca a volontà, 2 tipi di latte (intero e parzialmente scremato, alta qualità), uova fresche, lasagne Rana, lievito in birra in dadi.

Affettati e formaggi freschi (bastardo, brie, asiago, emmenthal), parmigiano reggiano, patè di olive, bottarga di tonno, senape Thomy, acetelli Saclà, burro fresco, acqua naturale e gasata.

Birra slovena Union, birra Lurisia 8, birra Rossa del Gallo Sant’Andrea (Vercelli), lattine Burrrn, lattina Coca Cola, lattina Ubuntu cola, ginger Baladin.

Leonardo Romanelli, Dissapore, Intravino

In mancanza di cene conviviali il frigorifero di un critico gastronomico è per forza scarno: prosciutto crudo per ogni evenienza; zuppa di verdura e ragù per il sostentamento familiare; latte, uova e pecorino per organizzare un pasto caldo anche a orari impossibili.

Ci sono, ma non si vedono, gli asparagi, meraviglia di stagione che mangerei in tutte le salse, piccoli radicchi assortiti per la scorta di vitamine e sali, e baccelli (ovvero fave) per far compagnia al pecorino. Poi gli sfizi: qualche sottaceto, marmellate e gelatine di frutta, un salamino per soddisfare la fame improvvisa senza cucinare.

Giovanni Corazzol, Intravino

Il frigorifero è il mio 476 d.C. Ne ho perso del tutto il dominio. Ha vinto lei, la mia Odoacre. Io, Romolo Augusto, sono stato estromesso, sconfitto, abbattuto.

Due civiltà si sono confrontate: quella cui appartengo, fiaccata da secoli di abitudini molli e indolenti, si è lentamente arresa cedendo terreno alle energie primigenie dei barbari. Osservate ordunque la mia disfatta, ammirate invece il nuovo ordine basato sul caos, un caos scientifico che dal giorno del mio matrimonio governa quello che un tempo era il mio tempio di Minerva, l’espressione fisica del mio razionale stato interiore.

Le verdure in basso, la carne appena sopra, le uova mai tenute sulla porta. Un mondo che non vedrò mai più, un eden da cui sono stato scacciato.

Il consiglio quindi è spassionato e sincero: prima di sposarvi, guardatele il frigo!

Massimo Bernardi, Dissapore

Benvenuti nel mio frigo. Venite, infilatevi fiduciosi e scodinzolanti, vi mostro l’ergastolo di beatitudine al quale (mi) sono condannato.

L’inedito Truman Show inizia con il ketchup. Ci avete fatto caso? Il tratto unificante dei nostri  frigoriferi è il ketchup, diventa urgente dirsi in fretta il perché. Giganteggia l’impasto per la pizza autoprodotta, che s’impone senza scampo davanti alla partita. Da approfondito studio psichiatrico le scodelle di macedonia pronta con la frutta sezionata anzitempo.

Sul lato, marmellate e confetture fatte in casa, altra costante di molti frigo dello staff.

Al centro due distinti sughi a base di pomodoro. La più semplice passata di pomodoro homemade e una raffinata versione con pomodorini Vesuvio.

Sotto e sopra: Frutta e verdura fresca, insieme al panterone di casa: Parmigiano Reggiano delle Vacche Rosse. Le apparizioni che macina nel mio frigo non sono mai casuali.

Andrea Gori, Intravino

Tipico frigo familiare con nucleo tedesco-fiorentino e figliolanza assortita, ossia:

Estathe, latte, marmellata Rigoni Asiago alle fragole, formaggi artigianali (Corzano e Paterno) affettati (finocchiona e salame di Cinta senese), insalata imbustata e vari yogurt Yomo.

A riscattare tutto questo: birre francofone in basso, ben nascoste, un grande Champagne Roederer Rosè 2005 e moltitudine di fragole, da usare in sequenza.

Il succo è acquisto dei suoceri tedeschi, non incolpate me.

Mauro Mattei, Intravino

Frigo: caos primordiale.

Moglie-Figlio-Cane e vino.

Frigo affollato, vita affollata. Non è cosa per beginners.

Ma con la Soufrandière – birre varie – Meursault di Antoine Jobard – burro Occelli – pratici salumi affettatti – pizza pronta Buitoni – Comte 24 mesi – maionese Calvè – senape – frutta e verdura a volontà.

Aiuto. Ho Bisogno di un frigo-planner, esiste?

Alessio Cannata, Dissapore Media

Ci sono un siciliano, un calabrese, un pugliese e un solo frigo!

E’ la vita dei giovani fuori sede.

Il siculo (io) è a regime: insalata e birra possono bastare.

Il Pugliese aspetta il pacco da mammà e il calabrese vive di sogni e nduja.

La spesa si fa, anche tanta! E’ solo che non facciamo in tempo a metterla in fresco.