10 piatti etnici sopravvalutati

10 piatti etnici sopravvalutati

Quando si assaggiano piatti di altri paesi ci si sente poliglotti, viaggiatori, un po’ imparati di cucina etnica. Sarà per questa sensazione di altrove, mista a un pizzico di esotismo che l’italiano non disdegna mai, che ai piatti etnici si perdona tutto, o almeno così è stato finora.

Apoteosi di questo amore a prescindere è di certo Expo 2015, col suo carico di piatti sconosciuti e ambitissimi, e tutti lì a dire “buonissimo”, “fantastico” anche se in bocca qualcosa ci ricorda la sabbia. Esiste, insomma, una sorta di negazionismo: non si ammette quasi mai che un piatto straniero non ci piaccia, soprattutto per un po’ di paura di essere additati come quelli che non capiscono le cucine degli altri.

Oggi che la nostra settimana tipo è ormai scandita da una cena giapponese, un pranzo thai, una merenda marocchina e uno spuntino americano, è tempo che qualcuno faccia outing sui 10 piatti etnici più sopravvalutati.

10. SUSHI CINESE

Sushi cinese

Non vi scaldate, non parliamo del Sushi con la s maiuscola: quello ci piace eccome. Piuttosto di quel derivato insapore e cristallizzato dal freddo che è diventato il sushi in Italia. Il ristorante cinese che si è reinventato giapponese per seguire l’onda è riuscito ad ammazzare l’arte e metterla da parte, creando un ibrido che i giapponesi potrebbero restarci secchi alla sola vista.

9. INVOLTINO VIETNAMITA

Involtino vietnamita

Tutto, rigorosamente a crudo: una sorta di insalata mista a julienne imprigionata dentro un foglio finissimo di carta di riso. Un po’ insapore (anzi, del tutto) con leggero e solo accennato sentore di carotina triste. Ospedalizio quanto basta per deprimersi alla vista e per mortificarsi all’assaggio.

8. DOLMADES

Dolmades

Caratteristici, sì. La foglia di vite, certo. Ma qualcuno ha mai parlato del ripieno trascurabile, ignoto, con troppo riso che fa pastone per il cane? In realtà, confesso, sono una mia debolezza: li odio, ma se li leggo nel menu non posso esimermi. Questo non tanto per la speranza di essere sorpresa, ma piuttosto per indagarne il senso recondito che, dopo millenni di storia, a me comunque sfugge.

7. COUS COUS

Cous cous alle verdure

Quello etnico per davvero (e non il nostro trapanese di mare, al cui pensiero mi tornano gli occhi a cuoricino), diciamo pure che non trovo dovrebbe avere tutto l’appeal di cui in realtà gode. Oggi, alla versione marocchina, inizio a preferire le rivisitazioni in chiave mediterranea, con il cous cous un po’ più al dente e meno “cose spappolate” intorno.

6. POLLO CON FUNGHI E BAMBÙ

Pollo bambù e funghi

Nonostante questa sia l’epoca del foraging, il bambù resta uno di quegli alimenti in cui la Natura nemica si palesa ai nostri tavoli. Se a qualcuno continua a ricordare la Cina per antonomasia, a me sembra piuttosto un residuato bellico di quando i cinesi erano ancora pochi nella ristorazione italiana e già tentavano la colonizzazione.

5. GULASH

gulash

Non smetterò di provarci, ma ancora non ho mangiato in vita mia un gulash che mi abbia convinto. Per il resto, anche in quelli assaggiati in loco, il piatto mi pare godere di una fama quasi mistica davvero esagerata. Credo che il nostro spezzatino, a volte, sia molto meglio. Credo anche che, nonostante le cattive esperienze, non smetterò di provarci…

4. FEIJOADA

Feijoada

Sbobbone per antonomasia, di un colore non certo attraente, e con un carico esplosivo alla Bud Spencer, mi permetterete di dire che non è tra le ricette meglio riuscite della cucina brasiliana. In più metteteci la farofa, con la quale di solito viene servita: è come se noi servissimo la nostra pasta e fagioli con della farina di mais in accompagnamento. Io non ci sto!

3. TZATZIKI

tzaziki

Lasciamo da parte l’antisocialità della materia prima, che è pur sempre apprezzabile. Il fatto, però, che in loco ci si proponga un antipasto nudo e crudo che abbia come base l’aglio in quantità assassina, significa anche uccidere il resto del pasto. In Italia, conoscendoci, ce lo propongono come salsina d’accompagnamento: ma anche in questo caso il potere killer sul resto dei piatti è una certezza.

2. BAKLAVA

Baklava

Io, lo giuro, mi sono impegnata. Ma se anche durante il mio viaggio in Turchia non c’è stato verso, qualcosa vorrà pur dire. I baklava sono da leggere semplicemente come un deterrente a prendere anche il dessert dopo essersi già minati il resto della serata con un kebab di quelli veri. Di quando il dolce (iper-dolce) sa uccidere.

1. POLLO AL CURRY

pollo al curry

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Una sorta di grande classico che ormai ci è del tutto sfuggito di mano.

Ne esistono talmente tanti diversi (dal secco e stopposo al cremoso che sembra una mousse) che non si capisce più quale potrebbe essere stato agli albori quello vero.

Il pollo al curry (o in tanti casi curry con pollo) è un piatto senza più anima, bistrattato da tutti gli pseudo-cuochi etnici del mondo.