Qui giace l’olio di gomito delle nonne: cosa avete delegato al Bimby adesso e per sempre?

Qui giace l’olio di gomito delle nonne: cosa avete delegato al Bimby adesso e per sempre?

Se mi chiedessero di elencare cosa manca in una cucina italiana contemporanea rispetto a una sua antenata non avrei dubbi sulla risposta: l’olio di gomito!

Gli elettrodomestici hanno cambiato il nostro rapporto con la preparazione dei cibi e sono sincera, davanti a certi disastri irrecuperabili, è consolante il pensiero di potersi affidare a mani artificiali.

Questa è la mia personalissima lista di azioni delegate al mondo dell’accessorio per cucina che mi rendono terrorizzata dall’idea di un black out. Cercate d’immedesimarvi, su!

1. Montare le chiare d’uovo a neve con una forchetta. Ho iniziato a (tentare di) montare a neve le chiare d’uovo quando avevo cinque anni, ovvero quando sono passata dal Dolceforno al forno di casa, a vent’anni ho gettato la spugna e mi sono consegnata nelle mani dei robot da cucina.

Mia nonna, capace di creare una montatura soffice come una nuvola in tempo zero, non ha mai smesso di ripetermi che era tutta una questione di polso, ma probabilmente io sono nata con un gomito in più.

2. Sminuzzare le verdure in formati inferiori agli 0,5 mm. Sempre mia nonna, nonostante le sue grandi mani e l’abitudine a utilizzare il coltello francese per qualsiasi cosa, riusciva a tritare le verdure a livello quasi sub-atomico.

L’unico modo che avrei per riuscire a emulare la sua maestria sarebbe indossando un guanto d’arme in cotta di maglia, ma forse finirei per mettere frammenti d’anelli all’interno del soffritto.

3. Misurare la temperatura interna dei cibi. Leggenda vuole che utilizzando un filo di saggina o i rebbi di una forchetta si riesca a stabilire empiricamente la temperatura giusta di alcune preparazioni.

Avendo ereditato una certa predisposizione a bruciare le cose, come mia madre, non smetterò mai di ringraziare quanti si prodigano nell’ampliamento del parco termometri a uso culinario.

4. Impastare. Recentemente, complice una serie di traslochi, sono migliorata nel preparare l’impasto per la sfoglia, ma non vedo l’ora di rimettere in azione l’attrezzo per impastare del robot da cucina… appena avrò capito dove si sia imboscato.

5. Dare forme riconoscibili ai biscotti. La prima volta che ho fatto i biscotti tagliandoli a mano libera ho capito perché la mia professoressa di tecnica alle medie mi suggerì una carriera in campo umanistico, quando ho provato a disegnare una forma su un cartone ho capito le ragioni di quella d’educazione artistica. Da allora colleziono stampini e traduco dal latino.

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6. Convertire i tempi di cottura dei forni moderni. Se controllare la fiamma del camino mi rende con successo una moderna vestale, giacché non sono ancora stata seppellita viva, armeggiare con apparente semplicità in una cucina economica è cosa che sfugge alle mie attuali capacità.

Soprattutto, convertire i moderni ricettari con le loro tempistiche non è sempre facile. Qualcuno ha idea di dove potrei trovare una scala d’equivalenza?

7. Friggere. Se i fritti, ovvero quelle cose libidinose avvolte nella pastella, hanno poco spazio nel mio regime alimentare non è per una questione di dieta, ma perché senza friggitrice non riesco a produrre altro che qualcosa di non troppo dissimile da un pezzo di carbone.

Forse potrò avere un futuro come miniera di diamanti a cucina aperta, ma nel frattempo è meglio utilizzare l’apposita padella.

8. Pesare a occhio le quantità. Ci riesco unicamente con il tè in foglie, ma solo perché sono teinadipendente, per il resto rischio di fare disastri.

Memorabile da questo punto di vista un mio primissimo tentativo di fare il pane eccedendo con il lievito, credo che ancora oggi le pareti della cucina della casa di nonna conservino testimonianza dell’evento.

9. Pelare le patate senza pelapatate. Spiegato in poche parole, preferisco sottopormi ad una maratona di tutte le puntate de “La Prova del Cuoco” che rinunciare al mio pelapatate. La comodità fatta accessorio da cucina!

10. Grattuggiare. Così come non riesco a sminuzzare le verdure senza attentare alle mie falangi, così non riesco a grattugiare qualcosa senza incorrere nel rischio di grattugiarmi le dita. Sbadataggine? Possibile attivazione del gene “non saper calcolare le distanze” che gli uomini considerano parte della genetica femminile?

Insomma, il saper fare o know how sono la grande e insospettata incognita delle cucine italiane contemporanee. A proposito di olio di gomito in cucina, voi cosa avete delegato al Bimby et similia?

[Crediti | Immagini: Luxirare]