Chef Cracco e gli altri: proprio come noi, nell’intimità, il cuoco stellato gli dà giù di junk food

Chef Cracco e gli altri: proprio come noi, nell’intimità, il cuoco stellato gli dà giù di junk food

Se avete il dubbio che Cracco stia portando avanti la marchetta, toglietevelo. Per una volta non voglio vederci il marcio, ma una sana, umana, fisiologica verità. Un outing forse sofferto, ma sentito. Le patatine piacciono a tutti, e Cracco è un essere umano anche se fa la marinatura alle uova.

Se un giornalista si dichiarasse favorevole a Barbara D’Urso qualcuno inizierebbe le pratiche per la radiazione dall’ordine dei giornalisti, ma la loggia della cucina italiana è più democratica e nessuno grida più allo scandalo se Cracco scrocchia una patatina. Anzi, visto che lui ha aperto le danze, eccoli lì schierati (in un divertente pezzo del Giornale scritto da Andrea Cuomo) a scardinare il falso mito dello chef tutto mercati rionali e piccoli produttori di nicchia.

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Pensate a quanto deve essere duro stare tutto il giorno a guarnire, con l’ausilio di pinzette chirurgiche e micro-germogli, i piatti concettuali nati dalle gastro-filosofie degli chef.

Pensate al carico di stress che si accumula sotto il cappello a cilindro bianco, con lo chef sempre costretto a cercare l’eccellenza, parlare di eccellenza, cucinare a bassa temperatura l’eccellenza, recuperare la tradizione, rielaborare la tradizione, condire la tradizione.

Una vita difficile, insomma.

Mi sembra giusto, quindi, che tutte queste prime donne della cucina stellata o in odore di stella provino un certo brivido caldo dichiarando la loro passione per le classiche schifezze industriali, dalla Nutella alle patatine, dai wafer alle Galatine.

Nel tempo sfuggente di una dichiarazione alla stampa di un pezzo di vita privata, c’è tutta la silenziosa tensione erotica tra loro e la dispensa di casa che nasconde il proibito. E loro non vedono l’ora di dichiararsi e rivelarsi punk addicted.

Cracco, Patatine San Carlo, ricetta

Marco Martini | Stazione di Posta a Roma: Kinder Pinguì come patrimonio dell’umanità. “Schifezze notturne”” è il nome della sua piccola pasticceria, dedicato alle trasgressioni delle ore tarde: Fruttolo mela e banana, marshmallows, lecca-lecca, Mikado.

 Daniele Usai | Tino di Ostia: quando va al cinema si sfonda di pop corn al caramello. E adora i krapfen.

Luciano Monosilio | Pipero al Rex di Roma: giudica il top dello junk food la Fiesta.

Federico Delmonte | Settembrini: i Baiocchi del Mulino Bianco.

Francesco Bedussi | bar Bedussi di Brescia, premiato di recente come bar migliore d’Italia: Kinder Maxi.

 Felice Lo Basso | chef di Unico a Milano: Nutella e tonno in scatola.

Francesco Apreda | Imàgo dell’Hassler di Roma: dai molti anni vissuti a Londra ha ereditato una passionaccia per gli hot dog.

Giancarlo Casa | pizzaiolo d’autore alla Gatta Mangiona di Roma: maionese industriale e gelato Magnum.

 Felice Sgarra | stella Michelin per Umami di Andria: Pocket Coffee.

Arcangelo Dandini | Arcangelo di Roma: un junkfoodista convinto, consuma vorace patatine, wafer Loacker, Pavesini, Galatine. Inoltre abbina Buondì Motta e animelle, fette biscottate e rane fritte.

— Romeo Caraccio | Agata&Romeo a Roma: ogni volta che può indulge al kebab con salsa piccante e patate fritte.

— Dario Tornatore | Sea Side di Roma: Orzo Bimbo, salsa bbq, Nastrine e insalate Rio Mare.

— Paolo e Leopoldo Cacciani | Cacciani di Frascati: cioccolata al latte Lindt.

— Cristina Bowerman | Glass a Roma: non va oltre i taralli di Cerignola con la birra.

Ilario Vinciguerra del ristorante omonimo a Gallarate: panini con salsicce e friarielli.

Antonello Colonna | Open Colonna e Vallefredda resort di Labico: confessa di tradire la mozzarella di bufala campana Dop per il fior di latte del caseificio pontino Cuomo.

Ciccio Sultano | Duomo a Ragusa: è incline allo spaghetto aglio e olio di mezzanotte.

Carlo Cracco, Cibus 2014, patatine San Carlo

Noi redattori dissaporiani non siamo da meno, e se stiamo tutto il giorno a mantecare segreti reconditi del mondo della cucina VIP, figuriamoci se non saltiamo sul carrozzone dell’inconfessabile vizio della “porcata”.

E dopo aver ammesso debolezze da cibo precotto e averne tracciato i limiti, ecco i nostri scheletri nella dispensa:

– Flauti del Mulino Bianco

– burro di arachidi industriale

– patatine al formaggio in stile Dixies (ma valgono anche le sottomarche)

– ketchup Heinz

– stelline Barilla

– Fonzies e Nutella (anche insieme, ovviamente)

– Estaté al limone

– quadrotti Nippon al cioccolato

– la maionese (rigorosamente industriale)

– Grisbì (tutti, tranne al limone)

– i crostini unti per le zuppe

Bene, per finire tocca a voi. Non siate timidi, sappiate che non vi giudicheremo.

Se lo fa Cracco, possiamo farlo tutti.

[Crediti | Link: Il Giornale, Dissapore]