I problemi? Me li mangio, al massimo li cucino

I problemi? Me li mangio, al massimo li cucino

Non riesco ad afferrare il significato recondito della frase “sono così triste che non riesco a mangiare”. Il malumore può togliermi il sonno o il senso dell’umorismo, ma la cattiva notizia per il mio indice glicemico è che non mi chiude lo stomaco, anzi, lo spalanca.

E mi viene voglia di cucinare.

L’inquietudine porta con sé il bisogno di compensare: mani in pasta, massicce dosi di burro e shottini di tequila (non necessariamente in quest’ordine).

Se anche voi siete come me, resterete deliziati sapendo che ora nel Regno Unito esistono i Depressed Cake Shop, non il posto dove dirigersi per un garrulo tè con le amiche o un’energica colazione insieme al partner dopo una notte di passione.

No, ai Depressed Cake Shop si chiede di confortare gli effetti negativi della tristezza con un’overdose di zuccheri e trigliceridi. E nel caso ci fossero dei dubbi, basta il colore dei dolci a fugarli: faccine rabbuiate sui biscotti, nuvole di pioggia sui macaron, farciture e decorazioni di nerissimo cioccolato fondente, torte grigiastre e meringhe plumbee.

Da agosto, anche per raccogliere fondi contro le malattie mentali, le pasticcerie anti-depressione apriranno negozi temporanei a Londra, Glasgow, Derby, Cardiff e nel North Yorkshire.

Con i primi guadagni, l’ideatrice Emma Thomas vuole organizzare corsi di terapia ai fornelli. I Depressed cake shops, per capirsi, non sono solo negozi, ma spazi per sfogarsi, condividere i problemi e soprattutto cucinare.

biscotti, Depressed Cake Shop

meringhe, Depressed Cake Shop

cupcake, Depressed Cake Shop

Sì, perché l’effetto placebo non è un’esclusiva del cibo, anche l’atto di cucinare è indubbiamente terapeutico, persino le inette ai fornelli come me se ne accorgono.

Non è scientificamente dimostrato che mantecare il risotto, impastare energicamente la pasta frolla, chiudere i tortellini con certosina pazienza riesca a migliorare l’umore, però, gratificati dal fatto di avere fatto delle cose con le nostre mani, che so, una pagnotta non troppo informe, finisce che ci sentiamo meglio.

Orsù piccoli lettori, è tempo di aprire i vostri cuori e pensionare quelle facce tristi:

1) Cosa mangiate nei momenti più neri dei giorni più neri? Andate di burrosa torta al cioccolato, o preferite la terapia d’urto del formaggio fuso al microonde preso a cucchiaiate?

2) Cosa cucinate per consolarvi o anche solo per interrompere il flusso negativo dei pensieri? Biscotti, torte, pagnotte, complessi piatti di carne, insomma, cosa?

[Crediti | Link: Lettera 43, immagine: Guardian]