Frittata con i carletti. Diario di una ricetta

Frittata con i carletti. Diario di una ricetta

Complice qualche ora di tregua dai costanti nubifragi primaverili, esco di casa con un programma preciso: correre. Scarpe da running appena uscite dalla scatola, abbigliamento ultratecnico, cardiofrequenzimetro sintonizzato, lettore che mi spara nelle orecchie automotivazione sotto forma di mp3. Quaranta minuti: vado, ammazzo e torno.

Ma i buoni propositi finiscono in frittata! Letteralmente.

Una forza irresistibile, l’istinto primordiale del raccoglitore, credo, si impossessa di me spingendomi nolente in mezzo all’erba. Mi ritrovo sedere all’aria in mezzo al campo a raccogliere carletti.

Anzi, accordiamoci su come li vogliamo chiamare: carletti, s’ciopetin, bubbolini, erba del cucco, spizzoli, stridi, cavoli della comare, tajadèe della madonna, schioppetti… oppure col loro nome botanico, silene vulgaris, che fa tanto secchione?

Frittata, carlettiMentre pensate al nome delle erbette spontanee, io preparo una frittata con:

6 uova bio
Un mazzetto di silene
2 cucchiai di Parmigiano Reggiano
2 cucchiai di cipolla tritata
1 spicchio di immancabile aglio
Olio evo, sale e pepe qb.

Ore 12.20: con la consapevolezza dell’avvenuta trasformazione da iron woman a “donzelletta che vien dalla campagna”, allontano i sensi di colpa e mi concentro sulla frittata, mentre le scarpe nuove abbandonate sulla soglia mi lanciano occhiatacce di disapprovazione.

A me piace un po’ alta, rosolata sotto e sopra e morbida dentro. Formaggio per dare consistenza e sapore, pepe giusto e sale sul piatto.

Trito la cipolla finissima, sbuccio l’aglio, lo schiaccio con la lama del coltello e metto tutto in una padella a soffriggere con l’olio. A voler fare i precisini, servirebbe una vecchia padellaccia di ferro. Non possedendone una, uso la mia padella antiaderente di ceramica.

Ore 12.25: la cipolla è rosolata e l’aglio ha rilasciato il suo profumo, quindi lo tolgo (e mica lo butto). Metto in padella i teneri germogli lavati sotto all’acqua corrente senza sgocciolarli troppo e li lascio appassire pochi minuti, poi spengo la fiamma e mi dedico alle uova.

Ore 12.30: sguscio le uova in una bastardella, macino qualche grano di pepe creolo (detto anche pepe dei dogi) e grattugio il Parmigiano. Con una forchetta sbatto velocemente quel tanto che basta per rompere i tuorli, ‘che la frittata non va dimenata troppo, altrimenti diventa spugnosa. Verso anche le erbette sulle uova sbattute e sono pronta per cuocere.

Ore 12.36: scaldo la padella e verso il composto che appena scende fa schhh e comincia a rapprendersi. Copro e aspetto 2-3 minuti che si formi la crosticina lungo i bordi.

Ore 12.40: caro Beppe Bigazzi (personaggio tv e massimo esponente della teoria per cui le frittate non vanno girate), ti stimo tantissimo, ma io ora la giro questa benedetta frittata. Non tento il giro al volo e neanche il metodo del coperchio perché se rovescio la frittata non ancora solidida sul coperchio della padella, rischio che ne resti mezza lì. Dunque? Faccio scivolare la frittata su un piatto per il dritto, capovolgo sopra la padella e, con rapido gesto, rovescio tutto di nuovo, in modo che la parte sopra si ritrovi sotto. Più facile a farsi che a dirsi.

Ore 12.43: meno di due minuti ancora sul fuoco e il capolavoro è compiuto. Spettacolo.

Frittata, carlettiIl conto della spesa:
– 6 uova bio: 2,10 euro al mercato, 1,48 alla Lidl. Oppure, se anche voi avete un vicino di casa che tiene le galline alle quali, notoriamente, in primavera impazzisce l’ormone e sfornano uova a dispetto, gratis.

– un mazzetto di germogli di silene raccolti nei campi: gratis.

– 30 gr di Parmigiano Reggiano 24 mesi: 48 cent.

– 2 cucchiai di olio evo: 24 cent.

Totale: minimo 72 cent, massimo 2,82 euro. Che per mangiare in due mi sembra comunque buono, no?

Tra poco spunteranno anche i germogli di luppolo (bruscandoli in Veneto) e un sacco di altre erbette spontanee da mettere nelle insalate o da farci frittate, risotti, erbazzoni. Io raccolgo parietaria, lingue di cane, ortiche, malva, germogli di rovo, asparagi selvatici, pungitopo non più perché specie protetta.

Ma ditemi, alle prime avvisaglie di primavera anche voi colpiti dall’istinto del raccoglitore? Quali erbette raccogliete? E perdonate l’uso del mezzo a fini personali, ma che voi sappiate esistono altri nomi per i germogli di silene?