Quello che le donne emancipate non dicono: uomo paga il conto, per esempio

Quello che le donne emancipate non dicono: uomo paga il conto, per esempio

Finito il dolce, infilata la toilette smartphone alla mano, ripeto rapita scegliendo tra i post da leggere più tardi “Come mai delle donne, trentenni, tutte che lavorano, attribuiscono ancora un valore così importante al fatto che al primo appuntamento galante, offra lui. Cioè, siamo emancipate, indipendenti e ci consideriamo moderne“.

Eppure, dopo aver sognato di essere una femminista combattiva, dura e pura, amazzone nel cuore, mi ritrovo ad aspettare che il mio commensale torni al tavolo del ristorante.

Dopo aver pagato la cena.

Ora, scusate se vi rifilo due o tre cose su di me che forse non sapete.

L’aggettivo “femminile” in ambito gastronomico proprio non lo sopporto, come se il doppio cromosoma X iscrivesse nel nostro codice genetico diverse e (si suppone) più delicate sfumature di gusto.

La mia idea di aperitivo, tanto per essere chiari, è più una corposa birrozza del Bellini. La vista della trippa mi scatena un appetito vertiginoso, sono piena solo quando finisco la pizza, più spesso rubo una fetta dal vicino.

Eppure non so decidere se è più triste una diafana insalata o l’uomo che al ristorante vuol pagare alla romana.

Subisco il fascino del gesto risoluto mentre la mia mano si avvicina al portafoglio. Il “non ci pensare nemmeno” un po’ me lo aspetto. Okay, è una convenzione non scritta, anche anacronistica, sinonimo di gentilezza però, mica di disparità tra i sessi.

Siccome le donne sono persone pratiche, ho scoperto di non essere sola. In una ricerca sul Romanticismo 2.0 (vabbè), il sito di incontri Meetic (rivabbè) ha chiesto alle ragazze il gesto di cavalleria che preferiscono.

Rose zerovirgola, nemmeno baciamano, la maggior parte vuole che al momento del conto siano i maschi a pagare, che peraltro, restano abbastanza convinti che sia un loro preciso dovere.

Questo al primo appuntamento, “quando tutto ti sorprende e nulla ti appartiene ancora” (cit.), ma nel remoto caso in cui:

a) l’appuntamento vada bene
b) la relazione continui
c) il portafoglio da ventenne spiantata si riempisse miracolosamente,

allora non troverei niente di strano a dividere il conto né a offrire io. Beh, una volta ogni tanto, almeno.

Insomma, quasi mi dispiace che emancipazione e cavalleria non vadano d’accordo, che per affermare la mia indipendenza, economica, sociale e sentimentale, si debba per forza fare alla romana. Certo, dopo 25 anni di matrimonio…

[Crediti | Link: La 27esima ora]