La guerra del Manifesto di cucina: Davide Oldani vs. Rene Redzepi

La guerra del Manifesto di cucina: Davide Oldani vs. Rene Redzepi

Sono diventati autori di manifesti, gli chef. In principio erano i filosofi come Tommaso Marinetti, che a rischio di essere liquidati come mitomani qualsiasi orientavano gli italiani contro la pastasciutta (risultati modesti ma uno splendido Manifesto della Cucina Futurista, circa 1930).

Poi venne il ventunesimo secolo e con lui Ferran Adrià il guru. Che in un nuovo manifesto programmatico culinario, nel 2006, provò a spiegare che la sua cucina e quella del mondo stavano cambiando. “Sei un paraguru”, rispose per lo più l’Italia dei sapori.

Dopodiché, invece di mandare la filosofia a farsi friggere, manifesti di cucina come se piovesse. Oggi ne abbiamo scelti due tra i più recenti per chiedervi da quale vi sentite più rappresentati.

Il primo è il Manifesto per una nuova Cucina Nordica. Nato da un think tank culinario riconducibile a Rene Redzepi del Noma, il ristorante migliore del mondo, spinge il vento freddo ma energizzante della verginità perduta. Basta cucine come laboratori tecnologici, dateci purezza, natura, primordialità.

L’altro, il Manifesto della Cucina Pop di Davide Oldani, giovanotto molto pratico e chef del D’O di Cornaredo (MI), è il punto d’arrivo di chi dopo tanta strada e non pochi maestri, ha mescolato il senza fronzoli con il ben fatto, il buono con l’accessibile, l’innovazione con la tradizione.

MANIFESTO PER UNA NUOVA CUCINA NORDICA.
Per esprimere la purezza, la freschezza, la semplicità e l’etica vogliamo:

1. Essere associati con il nostro territorio.
2. Riflettere nei piatti l’alternanza delle stagioni.
3. Basare la nostra cucina su ingredienti e prodotti adatte ai paesaggi e ai climi nordici.
4. Armonizzare la richiesta di buon gusto con conoscenze aggiornate su salute e benessere.
5. Promuovere prodotti e produttori nordici e diffondere le piccole culture locali.
6. Favorire il benessere animale e un processo produttivo sano nei nostri mari, fattorie, boschi e allevamenti.
7. Incoraggiare nuovi usi dei prodotti alimentari di tradizione nordica.
8. Combinare il meglio della cucina nordica e delle tradizioni culinarie con impulsi provenienti dall’estero.
9. Accordare l’autosufficienza locale con la condivisione di ottimi prodotti regionali.
10. Unire le forze con i consumatori, gli altri artigiani della cucina, agricoltura, pesca, commercio, ricercatori, insegnanti, politici e autorità a vantaggio di tutti gli abitanti dei paesi nordici.

MANIFESTO DELLA CUCINA POP.
1. Bisogna valorizzare l’equilibrio dei contrasti, in cucina e nella vita.
2. In cucina, il design è il contenitore che deve valorizzare il contenuto.
3. Ogni attività deve avere un profitto, ma i prezzi devono essere corretti.
4. La curiosità e l’osservazione sono il modo migliore per interpretare le esigenze dell’ospite.
5. Da ogni errore nascono possibilità, basta saperle sfruttare.
6. La priorità, per chi cucina, è l’attenzione al benessere delle persone.
7. Ogni ingrediente, dal più umile al più ricercato, merita lo stesso rispetto.
8. Al vino si deve dare la giusta importanza.
9. La spesa va fatta sempre a stomaco pieno, per evitare sprechi.
10. Il brand deve essere immediato, facile da ricordare.

Allora, definite la Cucina Nordica e la Cucina Pop con tanto di maiuscole, da quale vi sentite più rappresentati?

[Crediti | Link: Futurismo, Claus Meyer, Panorama, immagini: Panorama, Marie Claire]