I ristoranti più apprezzati del 2013

I ristoranti più apprezzati del 2013

“DissaporAdvisor”. Così avete avuto l’impertinenza di chiamarci per aver elencato i 7 ristoranti più sopravvalutati del 2013 con la complicità di un nutrito manipolo di sgamatoni, food-writer e critici gastronomici. E siccome per proteggerne l’incolumità da qualche gestore imbufalito li abbiamo resi anonimi, avete aggiunto “Cos’è un nuovo genere, la recensione anonima d’autore?”.

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Chissà cosa succederà oggi dato che vi presentiamo anche i 7 ristoranti più apprezzati del 2013 con la stessa formula. Vi resta comunque il piacere di fare congetture su chi (?) ha stroncato cosa (?), e abbinare correttamente.

Ecco il meglio del 2013 raccontato da chi il meglio lo racconta per contratto, noi per dire mi piace, non mi piace, manca questo, dov’è quell’altro abbiamo i commenti.

(Grazie agli sgamatoni:
Margo Schachter, giornalista di Vanity Fair
Carlo Cappelletti, critico gastronomico, Passione Gourmet
Federico De Cesare Viola, giornalista de Il Sole 24 Ore
Marco Trabucco, giornalista di Repubblica
Camilla Baresani, scrittrice e critica gastronomica del Corriere
Stefano Cavallito, critico gastronomico di Repubblica e delle guide I 100
Antonio Scuteri, giornalista di Repubblica)

Uliassi

ULIASSI

Banchina Di Levante 6, Senigallia (AN)

[???] – No, non è possibile. Non è possibile che il Gambero Rosso abbia tolto le Tre Forchette a Uliassi. Deve esserci stato un errore in tipografia, l’abbaglio di un ispettore alle prime armi, la vendetta di un nemico personale. Altre spiegazioni non le trovo, e non riesco neanche a immaginarle.

La carta dei vini? Ottima, e con onesti ricarichi. L’ambiente? Quello di sempre, non bellissimo ma pulito e arioso. Il servizio? Preciso e sorridente. E allora cosa resta, la cucina, per giustificare la bocciatura? E no, impossibile. Solo un palato di carta vetrata sotto effetto di mescalina potrebbe non riconoscere in quei piatti la genialità (per quanto si possa parlare di genialità in quell’onesto alto artigianato che è l’attività ai fornelli) di questo chef sempre umile ed elegante.

Piatti come la Prima secca, il Fosso, le Seppie sporche, la beccaccia alla marchigiana, il sandwich di triglia non sono “buoni”. Sono piatti eccezionali che entrano direttamente nell’antologia della grande cucina italiana. E come tutti i grandi piatti, non sono cerebrali, non hanno bisogno di spiegazioni o sottotitoli. Parlano da soli, sono diretti, immediati, comprensibili da tutti, dal gourmet giramondo come dalla semplice buona forchetta lontana dai miti dell’alta cucina (qualunque cosa voglia dire quest’espressione). Quindi no, non è possibile.

Abele

TRATTORIA DA ABELE LA TEMPERANZA

Via Temperanza 5, Milano

[???] – Un posticino fuori dalle mappe che ci si poteva ancora giocare come indirizzo “segreto”. Poi Joe Bastianich l’ha nominata nei suoi preferiti fra I Cento di Milano e si merita così una menzione pubblica. Abele è una trattoria dal look Vecchia Milano, ma senza la furbizia delle ex-bocciofile o delle trans-osterie. Credenze, tavoli in legno, tovagliette di carta da macellaio d’ordinanza, bicchiere Duralex.

Servizio non professionale, ma non cafone.

Dalla cucina, piatti prevalentemente di terra che cercano di dare di più della ricetta tradizionale, contorni che è un dispiacere definire così, e gli immancabili risotti. Tre a sera, a rotazione, alcuni più fortunati di altri negli accostamenti ma sempre ben eseguiti. Sicuramente meglio di quanto ci si aspetti dal conto – che non supera i 30€.

Vini in carta pochi, ma non i soliti noti e dal prezzo commisurato al conto finale (insomma, non ti fregano sulla bottiglia). Un posto nei vicoli dietro via Padova che i più temono, sbagliando. Per riequilibrare verso Nord il baricentro della ristorazione milanese.

Il Pellicano

Il PELLICANO

Località Sbarcatello 58019, Porto Ercole (GR)

[???] – Perché quella di Antonio Guida è una cucina contemporanea, gioiosa, armonica, vibrante, di grande tecnica e di eccellenti materie prime. Da primato il piccione e il pollo ficatum. In più c’è la colazione d’hotel migliore d’Italia.

[???] – All’interno di una struttura alla pari con gli standard dei migliori hotel mondiali, in un luogo paesaggisticamente unico e già da sé capace di regalare emozioni di rara intensità, è quasi troppo sperare di trovare una grande cucina: eppure tutto ciò convive felicemente al Pellicano.

Antonio Guida è uno dei pochi “classici moderni” d’Italia, e forse per questo è spesso dimenticato da classifiche che preferiscono, non immotivatamente beninteso, privilegiare cuochi più votati all’avanguardia. In una cena che ha rasentato la perfezione, corredata come d’abitudine dai dolci di Nicola Di Lena, da tempo numero uno italiano fra i pasticceri da ristorante, abbiamo una volta in più ritrovato il piacere della grande cucina classica.

Aimo e Nadia

AIMO E NADIA

Via Privata Raimondo Montecuccoli 6, Milano

[???] – I piccoli genietti alla Bottura (Massimo) o alla Crippa (Enrico) li troveremo ancora, in futuro. Ma gli chef alla Santini (Dal Pescatore), o alla Aimo e Nadia, no. Pisani e Negrini, i due giovani in cucina, prendono il testimone e reinventano la tradizione, declinandola in modo superlativo.

Due piatti su tutti: le fettuccelle fresche di semola Senatore Cappelli con faraona di Miroglio, marroni di Cuneo e funghi porcini essiccati dell’Appennino Toscano, e la zuppa etrusca con verdure dell’orto, legumi e farro della Garfagnana.

Casadonna Esterno

REALE a CASADONNA

Contrada Santa Liberata, Castel di Sangro (AQ)

[???] – Il meglio è uno scontato ma inevitabile Reale Casadonna a Castel di Sangro. Perchè far diventare facilissime (in bocca) le cose difficili è solo dei grandissimi. E Romito ci riesce ormai con una regolarità impressionante.

Piazza Duomo

PIAZZA DUOMO

Piazza Risorgimento 4, Alba (CN)

[???] – Un’esperienza di cucina marziana. Nessuno come Crippa riesce a concentrare le sensazioni e riuscire, con un piatto, a farti ssperimentare leggi fisiche incredibili. Crea una tensione che poi si scioglie in piatti che sono un abbraccio puro – penso, ad esempio, al suo risotto rosa. Un esercizio cerebrale, che però ti lascia libero di gioire e godere.

[Crediti | Link: Dissapore. Immagine di Aimo e Nadia e Piazza Duomo di Viaggiatore Gourmet]