Il ristorante di Joe Bastianich stroncato da tre ex concorrenti di Masterchef

Il ristorante di Joe Bastianich stroncato da tre ex concorrenti di Masterchef

La vendetta è un piatto da servire freddo. Freddo quanto la torta di carote di Orsone, il cui sapore, per ben tre ex concorrenti di Masterchef, ricorda il minestrone surgelato.

Sono Paola Galloni, Andrea Marconetti e Maurizio Rosazza Prin, partecipanti alla seconda edizione del cooking talent neo-nazista primigenio. L’eliminazione dal programma non li ha scoraggiati e sono rimasti attaccati ai fornelli con ammirevole (?) pervicacia.

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Paola ha scritto un libro di ricette insieme all’altra ex concorrente Marika Elefante: Magra!, ricette per “mangiare bene e non ingrassare” [ti pareva]. Andrea e Maurizio (nonostante il sudore del secondo c’era evidente feeling) hanno fondato il sito www.chissenefood.com, a dicembre pubblicheranno il primo libro, e intanto girano l’Italia facendo show cooking durante i quali “Entriamo in scena in tuta mimetica sulle note di Wild Boys” [daje, ma anche no…].

La mancata vittoria, però, è rimasta sullo stomaco – insieme a qualche vuoi che muoro di troppo di Joe. A servire su un piatto d’argento (scusate, vengo pagata a metafore culinarie) l’occasione di calarsi nei panni dei giudici spietati, è stato il settimanale Panorama, che ha inviato i tre all’Orsone, il ristorante aperto in estate da Joe Bastianich a Cividale del Friuli. Il 25 settembre l’hanno visitato tirandone fuori una recensione che dire incattivita è poco (non online).

La cena inizia con un aperitivo a base di Ribolla gialla e patatine (“mezze sbriciolate molli e stantie, che sembrano raccolte sul fondo di un sacchettone di chips dimenticato in cantina”) e una critica della sala, che racimola un misero 7 causa illuminazione eccessiva e panorama troppo buio (fingiamo che abbia un senso e speriamo Visintin non legga).

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Gli antipasti vengono stroncati senza appello. L’astice alla catalana è uno “zabaione degli abissi senza senso”, gli scampi pure. Si salva l’impeccabile vellutata di zucca. Con i primi piatti va anche peggio. I cavatelli sono uno “tsunami di burro assemblato da tre studenti che hanno afferrato ingredienti a caso dal frigorifero” [ragazzi, le figure retoriche ardite non sono obbligatorie, ve lo dico col cuore]. Il risotto al nero di seppia è acido, le pappardelle stucchevoli. Si salvano solo i tortelli ripieni di arrosto di vitello con burro alla menta.

Giudizio complessivo: “Quando cucinano italiano, deragliano. Per avere successo, Joe deve fà l’americano”.

Che la stoffa da critici gastronomici non c’è lo si evince dal giudizio positivo dato al vino di Bastianich, mediamente disprezzato da qualsiasi enostrippato della penisola. Il  sauvignon Vigne Orsone del 2012, piace molto (con il suo“naso sopraffino” Paola cattura le note di “passion fruit”). Peccato che il secchiello sia tenuto “fuori dalla loro portata“, e il rabbocco “lento“. Sì, perché anche il servizio viene bacchettato, e i camerieri raffigurati come macchiette poco preparate e pettegole.

Ma procediamo con i secondi: molto, molto meglio. La bistecca di black angus viene definita addirittura magistrale, ma piacciono anche il petto d’anatra e il maialino. La carta dei dolci si becca la formula giornalistica da cistite immediata: “o si ama o si odia”. E infatti la torta di carote e la pera in agrodolce non piacciono, il semifreddo al caramello e la short cake con budino di polenta e sorbetto d’uva sì.

Il conto, almeno, viene giudicato onesto: 364 euro per 4 cene comprensive di antipasto, primo, secondo, dolce, caffè e liquore di prugne.

L’intento, va da sé, era volutamente , sfacciatamente provocatorio. Ma al di là della forma risibile e a tratti involontariamente comica, rimane la sostanza:

stroncatura quasi totale di Orsone, e su uno dei settimanali più letti in Italia.

C’è da fidarsi più di loro o dei blogger invitati dagli uffici stampa? Ai lettori l’ardua sentenza.

[Crediti | Immagini: Panorama]