Nell’attesa abbiamo giocato Italia – Germania tra vino & cucina

Nell’attesa abbiamo giocato Italia – Germania tra vino & cucina

Se gli italiani sapessero di essere italiani smetterebbero di invidare i tedeschi perché più ricchi, più ordinati e più stabili. Ricorderebbero che la sfida infinita, restando al pallone, ci ha dato più gioie che dolori. Dovrebbe bastare quel leggendario 4-3 del 1970, commemorato a imperitura memoria da una targa dorata nello stadio Azteca di Città del Messico, per prendere con leggerezza il vicino sempre ingombrante quando deve elencare i nostri malcostumi.

Prima della partita di  questa sera c’è stata anche la finale del Mundial ’82: l’urlo di Tardelli e Pertini su tutto. Poi ovviamente la semifinale del 2006, il micidiale uno-due di Grosso e Del Piero, i caroselli per il centro e il delirio quasi totale, con quello totale che sarebbe sopraggiunto di lì a poco.

Ora la sfida si ripete agli Europei 2012, e lasciando stare per una volta l’economia, visto che, come si dice nel film Boris, “l’unica cosa seria rimasta in Italia è la ristorazione”, giochiamo la partita sul terreno del cibo e del vino.

ALTA CUCINA. I freddi numeri. Sulla guida Michelin italiana ci sono 7 ristoranti con tre stelle, 38 con due e 250 con un singolo macaron. I tristellati tedeschi sono nove, 32 ristoranti si fregiano di due asterischi e altri 208 hanno una stella. La piramide teutonica è leggermente più larga al vertice, ma la nostra ha una base più ampia. Ancora più ampia se si fanno i conti in relazione alla popolazione, visto che la Germania ha 82 milioni di abitanti contro i nostri 61.

E la World’s 50 Best? La classifica dei 50 ristoranti migliori del mondo, Massimo Bottura a parte, quest’anno non ci vuole bene. Tra i magnifici cinquanta ci sono solo Le Calandre di Rubàno (VR PD) e il Canto di Maggiano (SI). I tedeschi sono due, Aqua a Wolfsburg e Vendome a Bergish Gladbach. Fra i gourmet c’è una sensazione coerente con la mia esperienza personale, ossia che le stelle in un ristorante tedesco valgano un po’ meno che in Francia o in Italia. In ogni caso, i grandi ristoranti non mancano, e anche se facciamo qualche tiro in più verso la porta non mi sembra abbastanza per bucarla. 0-0.

CUCINA POPOLARE. la cucina popolare tedesca è meno povera e triste di quanto si pensi, ma tre cose sono vere: è influenzata dal clima continentale, c’è fortissima prevalenza di carne e meno biodiversità rispetto alle cucine regionali italiane. La differenza di tavolozza con cui vengono dipinti i piatti tipici del Baden-Württemberg e della Bassa Sassonia è certamente meno drammatica rispetto a quella fra la cucina piemontese e siciliana. Per me qui la buttiamo dentro. 1-0 ITALIA.

CIBO DI STRADA. Pizza contro döner kebap: si fa del gran possesso palla, come minimo. La manovra germanica è prevedibile, kebap a parte, le azioni passano sempre per la salsiccia, salvo qualche incursione dolce come i pretzel al burro. Dall’altra parte la pizza è accompagnata da supplì, crocchette, alici fritte, piadine, focaccia al formaggio, farinata, arancine, panini col lampredotto e chi più ne ha più ne metta. Il gol scusate, era inevitabile. 2-0 ITALIA.

VINI BIANCHI: I tedeschi ci massacrano. Il riesling è certamente la più grande uva a bacca bianca del mondo, in grado di dare vini di incredibile complessità e finezza. Dalla Mosella-Saar-Ruwer alla Rheingau passando per Rheinessen e Franconia si scoprono grandi territori, cantine storiche e meno storiche, vini emozionanti. Con tutto l’amore per il Verdicchio o il Fiano, proprio non ce n’è, questo è un gol a porta vuota. 2-1 ITALIA.

VINI ROSSI. La vinificazione in rosso è uno sport in cui la Germania ha fatto notevoli progressi, Pinot Nero su tutto. Ma quando un Monfortino, un Monprivato o una Riserva di Biondi Santi sparano la palla verso l’incrocio è gol. Solo i francesi, La Tache, Chateau Latour e pochi altri, possono togliere le ragnatele dal sette quando allo stadio stanno già tutti esultando. 3-1 ITALIA.

BIRRA: Un mismatch in cui sarebbe meglio che al posto nostro si trovasse il Belgio, capace di combattere ad armi pari. Buona parte dei tedeschi beve lager e pils di qualità scadente? Beh, le birre industriali che beve la maggioranza degli italiani sono pure peggio. E certamente in Germania troviamo birre di frumento , Doppelbock e affumicate che avercene. Il movimento birraio italiano ha fatto passi da gigante, ma puoi giocare bene quando ti pare, una punizione o un contropiede sono sempre in agguato. E premiano la squadra con più esperienza. 3-2 ITALIA.

CULTURA GASTRONOMICA. Raccontiamoci quel che ci pare, i gourmet sono la minoranza della popolazione. Pochi girano i grandi ristoranti all’interno del Paese e non solo, i più si interessano ad esempi positivi di cucina popolare. C’è un miglioramento negli ultimi anni, ma di cibo spazzatura si continua a mangiarne troppo. Sto parlando di Italia o di Germania? Entrambe, un po’ più di possesso palla per la squadra azzurra, qualche percussione interessante, ma niente in grado di impensierire l’estremo difensore avversario. Rimane 3-2 ITALIA.

CULTURA ENOICA. La quantità di cantine private tedesche che ospitano quantità importanti di Bordeaux, Borgogna, Champagne, Barolo e via discorrendo è davvero notevole. Il clima continentale aiuta, ma il punto è che il tedesco ama il vino, il proprio e quello degli altri, ne sa e vuole saperne. Dai e dai qualcuno perde la marcatura e la frittata è fatta. Uffa! 3-3.

INGREDIENTI. Il confronto tra i prodotti DOP dei due Paesi è impietoso. 34 formaggi italiani contro quattro tedeschi, 20 prodotti a base di carne contro due, 12 tipi di frutta, verdura e cereali, e altrettanti prodotti diversi, contro nessuno. L’Italia ha 37 varietà di olio extravergine DOP, la Germania 24 acque minerali con la medesima denominazione. Possiamo dire che questa la vinciamo noi? 4-3 ITALIA.

Il risultato finale è una vittoria di misura che, non poteva essere altrimenti, ricorda i giorni epici di Riva e Mazzola. Cui ahimè, seguì una disfatta col Brasile che non lascia spazio a recriminazioni. Speriamo vada così questa sera, tanto siamo agli Europei e non c’è un Pelè in giro di cui preoccuparsi.