Milano: Feeding the 5000 contro lo spreco alimentare

Milano: Feeding the 5000 contro lo spreco alimentare

Come si combatte lo spreco alimentare? In tanti modi e Feedback, l’associazione fondata dall’attivista inglese Tristram Stuart (autore del libro “Sprechi” del 2009), ne propone uno per tenere viva l’importante questione. Contatta Marco Sacco, chef 2 stelle Michelin del ristorante Piccolo Lago di Verbania proponendogli di cucinare 5000 pasti in tre ore da offrire gratuitamente a chiunque ne voglia. Ma c’è una regola: gli ingredienti sono tutti ortaggi scartati e donati da vari grossisti ma ancora edibili. È questo Feeding The 5000, l’evento che si è tenuto in Piazza Castello a Milano sabato 17 ottobre dalle 12 alle 15.

Io arrivo puntuale a mezzogiorno e mi metto in coda per la mia razione. I pasti sono distribuiti nel grande tendone allestito accanto la fontana dai collaboratori dello chef Sacco, che supervisiona i lavori e rilascia interviste.

In 20 minuti ho il mio piatto: una ratatouille di verdure con un disco di polenta in fondo. Com’è? Be’, cibo da combattimento preparato per molte persone: la sapidità è buona ma melanzane, patate e zucchine sono un po’ indietro con la cottura, buono il peperone. Si fa comunque apprezzare. Piatti e posate sono in materiale compostabile, tant’è che si butta tutto nell’umido.

Feedingthe5000

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Deglutisco l’ultima forchettata e sul palco inizia la conferenza-spettacolo “C’era una volta il… Ueist (Food)”. Intervengono Antonio Cajelli, educatore finanziario, e Alberto Dragotta, agronomo del CIHEAM IAM di Bari. Accompagnati dall’anchorman Cristiano Tassinari, in un’ora i due ospiti seduti ognuno su un fusto dell’umido del Comune di Milano toccano diversi aspetti dello spreco con uno stile divulgativo comprensibile a tutti, senza rinunciare a un po’ di sano spirito ludico.

È Cajelli a parlare di più: parte dall’applicazione del neuro-marketing nei supermercati che “accompagna” il consumatore negli acquisti e passa poi all’annosa questione delle etichette.

Chiede al pubblico il significato di alcune denominazioni (DOC, DOCG, DOP) e intercetto volti corrucciati, segno che manca una conoscenza approfondita dell’argomento. Dragotta comunque rassicura sull’attendibilità delle certificazioni e afferma che anche in Francia e in Tunisia ne esistono diverse per salvaguardare i prodotti locali.

Cajelli evidenzia come ogni cibo lasci una sua “impronta”, ovvero porti con sé dei costi ambientali ed economici a volte notevoli per la sua produzione a fronte di prezzi vantaggiosi per il consumatore. Mostra poi alcune scatolette di tonno invitando a stare attenti alla provenienza dei prodotti (in questo caso indicata con la sigla FAO seguita da un numero: l’Italia rientra nella zona FAO 37).

I due ospiti danno input alla platea che ascolta partecipe. Destreggiarsi nella selva di trappole per il consumatore è complicato ed è necessario rivedere le abitudini personali partendo dalla spesa e dalla riorganizzazione del frigo passando per domande a cui però non è facile dare delle risposte: chi ha fatto il cibo che mangiamo? Come lo ha prodotto? Com’è giunto sulla nostra tavola?

Feedingthe5000

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Un tale questionario personale dovrebbe evitare acquisti e consumi distratti che sono in primis uno Spreco di Conoscenza e renderci consapevoli del fatto che le nostre scelte alimentari determinano la presenza o meno di determinati prodotti sul mercato.

Ho ancora fame, rifaccio la fila: stavolta mi tocca una crema di zucca con cime lessate e un altro pezzo di polenta. Qui ci siamo, la crema è morbida e insaporita con un pizzico di curry, le cime sono fibrose come piacciono a me. Devo dire che c’è parecchia gente, molti sono qui per caso, forse invogliati dal cartello Cibo X Tutti che campeggia su un angolo dello stand.

Oltre ai piatti si distribuiscono anche ortaggi intonsi: vedo circolare cassette con lattughe e pomodori.

Sul palco adesso il Food Surplus Entrepreneurs Network chiama ideatori e attivisti per presentare alcuni progetti anti-spreco. Quali sono (alcuni mi paiono molto interessanti)?

MyFoody:

è una start up autofinanziata con e-commerce in cui le imprese della filiera (produzione e distribuzione) mettono in vendita in tempo reale gli articoli scartati per motivi estetici o prossimi alla scadenza ma ancora edibili.

Recup

Progetto a cui aderiscono numerosi volontari che recuperano gli articoli invenduti ai mercati rionali di Milano che andrebbero altrimenti gettati. Ogni settimana salvano dai 50 ai 150 kg di frutta e verdura invenduta ancora commestibile e non è poco.

SenzaSpreco

Market place online che permette a tutti gli agenti della filiera di rivendere i prodotti a rischio scarto a prezzi scontati in modo che non vi siano perdite di denaro per i venditori e prezzi convenienti per il consumatore. La piattaforma e-commerce è ancora in fase di test.

Kitchen Print Your Food

Realizza oggetti in stampa 3D con scarti di cucine professionali (tipo le punte delle zucchine non usate per preparare i piatti)

EquoEventi

E’ una onlus che recupera il cibo avanzato (non dai piatti, ovviamente) durante matrimoni e grandi eventi eventi, aziendali e non, e li distribuisce alle mense dei poveri. La legge 155 del 2003, detta “del Buon Samaritano”, permette all’associazione di poter svolgere questa attività.

Feedingthe5000

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La mensa è finita e io vado in pace dopo aver intercettato Tristram Stuart indaffarato nelle pubbliche relazioni. Alla fine della fiera sono stati distribuiti 500 kg di lattuga, susine, pomodori e banane in piazza e serviti circa 5000 pasti con 2,5 tonnellate di ortaggi salvati e ripartiti nelle seguenti quantità:

Feedingthe5000 milano

500 kg di ratatouille
250 kg di crema di zucca al curry
1600 dischi di polenta
60 kg di fiori di cavolfiore e broccolo in agro
50 kg di cima lessata
80 kg di bieta da costa lessata

Tutto il cibo è stato attentamente selezionato grazie al prezioso lavoro dei volontari che hanno reso possibile l’evento.

[Crediti | Link: Dissapore, Google Libri, immagini: Carlo Fico]