Gli italiani non capiscono se il New York Times vuole attaccare o difendere la pasta Barilla

Gli italiani non capiscono se il New York Times vuole attaccare o difendere la pasta Barilla

Nicholas Blechman, chi è costui? Lo stesso illustratore, in apparenza ossessionato dall’Italia, che un mese fa ha disegnato le discusse vignette sul suicidio dell’olio tricolore. In cui, fondamentalmente, dipingeva la filiera italiana dell’extravergine d’oliva come taroccata. Salvo poi smentirla, almeno parzialmente.

Stavolta è la pasta Barilla a subire le staffilate della sua penna. Ma sono staffilate? O all’opposto vignette benevole. Sì, perché la cosa non si è mica capita bene.

Ripercorriamo brevemente le illustrazioni e cerchiamo entrare nella testa di Blechman. O meglio nelle sue vignette.

Pasta Barilla, New York Times

Abbiamo l’introduzione sulla storia del marchio che fa tanto Wikipedia.

Pasta Barilla, New York Times

Il disegnatore passa poi a raccontare la sua visita alla sede della multinazionale, nei pressi di Parma, vagamente inacidito per i tempi d’attesa. Per rispondere alla richiesta di Blechman che voleva visitare l’azienda, Barilla ha impiegato tre mesi.

Pasta Barilla, New York Times

In questa vignetta scopriamo che la produzione degli spaghetti numero 5 (eletti a simbolo del marchio italiano) sono un prodotto industriale. Il disegnatore del Times sembra sorpreso nel vedere che è tutto automatizzato e che la quantità di pasta prodotta è impressionante. Ma è vera sorpresa o una semplice constatazione?

Pasta Barilla, New York Times

Come se non avesse scoperto abbastanza l’acqua calda, Blechman ricorda che in Italia esistono ancora tante trattorie di quartiere dove la pasta si fa a mano con tanto amore. Ma questa è polemica o retorica? Bah…

Pasta Barilla, New York Times

Siamo al culmine della tensione emotiva. Il New York Times ricorda le incaute dichiarazioni rilasciate al programma radio La Zanzara da Guido Barilla, secondo cui le pubblicità dell’azienda erano rivolte alle “famiglie tradizionali”. Concetto che non includeva gay, lesbiche e transessuali. Le vignette rievocano le fragoroso reazioni della comunità gay e il successivo boicottaggio, terminato dopo le scuse pubbliche di Guido Barilla.

Pasta Barilla, New York Times

Chiude la serie la vignette iconograficamente più efficace. Quella in cui si prospetta un packaging gay-friendly.

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Per finire c’è una precisazione post-pubblicazione, questa:

“Una versione precedente di queste illustrazioni rappresentava in maniera scorretta la reazione alle frasi di Guido Barilla sulle famiglie gay. Barilla si è scusata e ha contattato le associazioni omosessuali, ma alcune richieste di boicottaggio sono continuate”.

Insomma non è vero neanche che, come aveva scritto il New York Times che “il boicottaggio è finito”.

E chissà se l’aggiunta post-produzione è stata fatta in seguito a delle proteste, o faceva parte di un piano superiore per boicottare l’azienda?

Insomma con questo riassunto della situazione Barilla, Blechman dove vuole andare a parare? Se è un ulteriore attacco all’Italia mi sono persa qualcosa.

Pure i più noti critici gastronomici italiani, a giudicare dai loro tweet, non sembrano avere le idee chiare. E comunque, se come suggerisce qualcuno, è un tentativo di fare pace, pare alquanto maldestro.

[Crediti | Link: Dissapore, New York Times, immagini: New York Times