Daniel a Milano: dite al creativo che “cucina italiana contemporanea” non rende

Daniel a Milano: dite al creativo che “cucina italiana contemporanea” non rende

Colin Farrel. Di certo non a quello dei Pooh. Comunque a qualcuno assomiglia questo Daniel Canzian, già chef del Marchesino di Gualtiero Marchesi e ora al Daniel aperto il primo ottobre In via San Marco angolo Castelfidardo, nel cuore di Milano. Secondo me e’ Colin Farrel. E poi perche’ deve comunque esserci un #pirla al tavolo che dice la cosa piu’ ovvia e inutile (quella dei Pooh) anche se tutti sanno che e’ ovvia e lui sa che tutti sanno che e’ ovvia?

Con Colin Farrel ho appena visto “Sette psicopatici” e quindi secondo me lui somiglia a Colin Farrel, peraltro l’unico non psicopatico del film.

Il sito, ecco, il sito web pare invece essere opera di uno psicopatico moderato, che abbia concluso l’opera prima di cominciarla, incapace di rimandare in un sito web una filosofia di cucina di non facile lettura. Che di primo acchito lascia un po’ li’.

Il sottotitolo di “Cucina Italiana Contemporanea” non giova, spostando le aspettative la’ dove in realta’ non servirebbe, e predisponendo a una mezza delusione quando non sembra essere il caso. Non allarmino i cromatismi del sito stesso, che sul posto risultano meno spigolosi e invadenti e che, insieme a spaziature dei tavoli importanti, permettono cene tranquille e piu’ o meno a prova di urlatori di professione. O cafoni.

Un punto di domanda … e’ quello che verosimilmente vedono da dentro quando la gente si avvicina, i vetri fume’ sul tono dell’azzurro fanno sembrare il ristorante chiuso, anche se gia’ da fuori la cucina a vista … si vede bene. Chi è curioso di vedere dentro il Daniel, faccia clic sul tasto play del video.

Crema di broccoli l’entree, con cipolle e olive bon-bon. Buona, decisa di gusto e con una mano che accompagna leggermente verso il sapido (sul broccolo, non sulla cipolla). E’ un po’ come quell’auto di cui non si indovina mai la convergenza, niente di sbagliato nel senso stretto del termine, ma dopo un luuungo rettilineo, se non stai attento, ti ritrovi nel fosso.

Arrivano i pani e vanno bene, i grissini pure, con variazioni anche originali, la polenta per esempio.

Lui, Colin Farrel, e’ simpatico, senza infastidire. I cuochi, che “funzionano” anche come camerieri sono un po’ piu’ rigidi, qualcuno li ha descritti come “cuochini”… no , sono cuochi, hanno cucinato quel che mangio, e poi ce n’e’ uno che se mi desse una sberla girerei per 3-4 giorni.

Comincia la placida girandola con un piccione glassato e verze, bonus il brodo, che sinceramente non capisco, per fortuna servito a parte. Le verze hanno una lieve croccantezza e una certa sapidita’ che sta bene bene con il selvaggio piccione, ma il brodo finisce per ammollare tutto. Meglio senza. Auto in controllo, ma non distrarti (cfr.: la storia della convergenza, qualche riga sopra).

Daniel, minestroneDaniel, Daniele Canzian e sua moglie ChiaraDaniel, lo staff

Segue il minestrone di verdura, omaggio a tale Marchesi Gualtiero (non conosco); una composizione di verdure e pasta che viene servita asciutta con aggiunta di brodo al tavolo. Effetto molto curioso con il liquido che amalgama senza l’effetto della densita’ di cottura. Sapidita’ da sbandata totale se non che ben controllata dall’apparente (ho detto apparente) neutralita’ delle verdure. Un piatto molto rischioso, ma un temerario che convince e si ficca in testa.

Girano risotti gialli e non e una preparazione di verdure in crosta di sale che difficilmente dimentichereste per scenografia, la prossima volta la provo.

Sui secondi succede una cosa strana, quasi piu’ sorprendente che inaccettabile: uno arriva diverso da come richiesto (e da come riportato in carta) senza alcun preavviso. Non un buon colpo per un ristorante di questo livello … e buon per loro che siamo gente educata (io un po’ meno ma il piatto non e’ il mio).

Perche’ il mio e’ sella di coniglio con patate e carciofi, tuttto in quantita’ che si potrebbe anche ridurre, ma una buona combinazione, da investigare di nuovo con i sensi meno storditi.

Chiudiamo davvero solo con una cheesecake che vale il culmine della classifica a breve termine, mentre gia’ il giorno dopo e’ il minestrone a tenere banco.

Su tutto gravita una Malvasia di Skerk, scelta da una carta preparata in modo originale, molto originale … troppo originale ?

Daniel, Milano

E’ strano questo posto, vorrei risentirlo nel giro di 6 mesi. La “cifra stilistica” di questa cucina e’ difficile da raccontare e mi piacerebbe vedere qualche ardito creativo trovare un payoff (sono erudito) adatto.

[Crediti | Immagini: AdToday]