Le prime vacanze sotto il segno dello spread. Come spendiamo e dove andiamo, se andiamo

Le prime vacanze sotto il segno dello spread. Come spendiamo e dove andiamo, se andiamo

La vita è quello che fai mentre gli altri non mantengono le promesse. Attendevo ansiosodepressivo la guida alle prime ferie sotto il segno dello spread annunciata dal nuovo e stilosamente ri-disegnato Panorama. Ansioso per quello strillo: “vacanze all’insegna di buon gusto e sobrietà”, depresso perché avrei voluto scriverlo io –caro Panorama– come cambiano le abitudini degli italiani in vacanza per colpa della crisi.

Il problema con queste guide assegnate a signore troppo cognomate per essere credibili quando cicalano di sobrietà (firma l’articolo una Costanza Rizzacasa d’Orsogna), è la quota imbarazzante di neologismi pseudo-signorili che le rende irrilevanti: shabby-chic, minimal-chic, sobrio-chic, low-cost-chic. E siamo tutti tenuti a conoscere Luisa Beccaria “che serve acciughe al principe di Kent” (?) o il nome di qualsivoglia nobildonna in vena di risparmi.

Ad ogni modo, come sono, se ci sono, le prime ferie degli italiani sotto il segno dello spread? E come cambiano le nostre abitudini?

Ecco l’elenco di Panorama.

STREET FOOD. Grande novità è lo street food gourmet. Come al Visconti di Milano, dove a 9 euro ti fanno il kebab d’anatra o l’hamburger con fassona.
PESCE. Che l’aragosta sia ancora “in” lo crede ormai solo Ignazio La Russa, beccato a divorarne una al ristorante in pausa pranzo e messo subito alla gogna sul web. Nell’estate shabby-chic si mangia acciuga. Che costa un quinto dello scampo e fa figura avvolta in foglia di limone o in insalata con i cachi, ma anche marinata. Il branzino più branché però si mangia a Roma, a Pietralata, in un’ex officina oggi Fish Market. Lo scegli come al mercato e te lo cucinano in diretta. Al prezzo di una pizza.
CARNE. Se poi gli amici arrivano a cena li si riceve nella sagre di paese, coi produttori locali che distribuiscono vino e ottimi formaggi. Oppure si accoglie nei campi, tra carne alla brace e panzanella. E al posto del divano le balle da fieno.
CHAMPAGNE. La notizia è che alla Capannina di Forte dei Marmi non si è ancora stappata una bottiglia di Dom Peérignon. Il segnale è chiaro: meno champagne e più vino. Da Portofino a Porto Cervo si beve Vermentino. Ma potrebbe essere una buona stagione per Verdicchio e Biferno.

Beato il paese che non ha bisogno di abitudini più modeste, volendo venire a capo delle vacanze senza accendere un mutuo. Pertanto, se Panorama consente, proverei a integrare l’elenco.

FRUTTA. Nei centri commerciali dei luoghi di villegiatura le commesse pesano la frutta, mentre prima erano i clienti ad applicare lo scontrino. Perché? Semplice, la gente pigliava le pesche e batteva invece il codice delle più economiche pere, sceglieva frutta esotica e segnava kiwi.
CARNE. Chissà se anche in vacanza si ripeterà uno schema ormai consolidato. I tagli pregiati -a cominciare dal filetto– sono sempre più rari. E comunque, alla terza settimana del mese il pollo e la carne di maiale raggiungono picchi eccezionali di vendite. Il problema è che il necessario costa più del superfluo, un chilo di lombata equivale al prezzo di un andata e ritorno a Londra.
PANE. Non parliamo del pane, talmente prezioso al Nord che, in tanti, hanno iniziato a sfornarselo in casa. E il kit del panettiere fai da te finisce in valigia.
GELATO. I gelatai di quartiere si sono resi conto della situazione. Da Imperia a Soverato sono spuntati coni baby da un gusto solo, un euro e via, lo si lecca molto più lentamente di prima.
ACQUA. Se in altri anni prima di andare in vacanza si consultava la mappa delle escursioni, ora ci informiano sull’acqua del sindaco, non dico che scegliamo dove villeggiare in base alla potabilità dell’acqua del rubinetto, ma poco ci manca. E’ ottima, deve esserlo.
ALCOL. Quanto a vino, birra, vodka e prosecchi molti esercenti della notte hanno contenuto i prezzi per arginare il calo dei consumi. Usciamo, tiriamo tardi ma ci si limita a una sola ordinazione.
VERDURE. Il revival dell’arte della sopravvivenza segnala un significativo aumento degli orti attorno alle principali città, nelle periferie, dove il verde è prataglia abbandonata. Il bonus più richiesto all’agriturismo dove si dorme con 30 euro è un orto da coltivare. Si trascorre il tempo libero in modo ecologico e utile, si rimedia qualche verdura, qualche ortaggio.

E’ il momento di prendere posizione. Ci dite come sono (saranno) le vostre prime ferie sotto il segno dello spread? Dove andate, se andate? Agriturismi, così si dorme con 30 euro? Osterie bio per mangiare con 25 euro? Sagre di paese invece delle cene con gli amici? Quali sono le abitudini che la crisi ha cambiato e che porterete in vacanza con voi?

[Crediti | Link e immagine: Panorama]