Birrificio Italiano a Milano: recensione del pub

Recensione di Birrificio Italiano a Milano, pub con cucina dello storico produttore artigianale comasco. 
Menu, tap list, ambiente, piatti, prezzi, opinioni.

Birrificio Italiano a Milano: recensione del pub

Per ogni appassionato di birra italiana che si rispetti, dal 1996 il Birrificio Italiano rappresenta un riferimento; per la storia, per la qualità, per la costanza alla quale ci ha abituati nella produzione di birre artigianali diventate ispirazione per altri produttori, specialmente sulle basse fermentazioni. Oltre allo storico locale di mescita di Lurago Marinone (CO), circa due anni fa ha visto la luce il pub con cucina situato in via Ferrante Aporti a due passi dalla Stazione Centrale di Milano.

Il locale, le birre

Il locale si sviluppa su un unico piano, in tre ambienti semi-distinti: sala principale con tavoli, bancone e vetrinetta frigo per le stuzzicherie, più due laterali con soli tavoli.
 L’impatto alla vista è decisamente spiazzante, sembra quasi che l’architetto d’interni abbia urtato pochi minuti prima in Centrale un ignaro sconosciuto, i fogli dei vari progetti si siano tutti sparpagliati e mischiati tra di loro, per poi essere cosi’ presentati ed approvati.
 Un infelice mix tra i toni caldi di Grand Budapest Hotel, le piastrelle bianche a muro viste in uno scannatoio teatro di un massacro in Peaky Blinders e la pavimentazione in graniglia di quelle che come si dice dalle mie parti “portano via bene il rudo” (aka “se c’è sporcizia per terra si camuffa bene e non ci si fa caso”).

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I posti a sedere sono circa 80, di cui 6 usufruibili al bancone, che risulta però come appoggio troppo basso e scomodo per poter mangiare agevolmente. 
Le vie disponibili sono 14, 12 spine e due pompe inglesi, e servono esclusivamente prodotti del Birrificio Italiano.
 I formati disponibili sono diversi a seconda dello stile  il servizio sulla birra è molto attento e curato, anche in momenti di alta affluenza, e dai ragazzi che si occupano del beverage ho ricevuto un ottimo riscontro: il prodotto spillato lo conoscono bene e mi sono fatto piacevoli e rilassate chiacchierate sul mondo della birra.

No, non era affatto scontato che fosse così, per quanto possa sembrare automatico che nel “locale di bandiera” di un birrificio il personale sia preparato sulla spillatura, sulla birra venduta e sulla materia in generale. Lontano dal bancone, però, la musica cambia: la sala non conosce sorrisi e si respira fretta.

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La birra, dicevamo, rimaniamo almeno per ora nella comfort zone della birra: non si può non ordinare la classica intramontabile TipoPils (birra che ha fatto la storia della birra artigianale italiana): bassa fermentazione in stile tedesco da 5.2% prodotta con malti chiari, delicatamente amara, flagship beer per eccellenza del produttore, trovata ahimè non al massimo della forma con una puzzettina di cartone bagnato che ne ha pregiudicato la solita piacevolezza di beva.

Nuovo giro, altre birre storiche, BiBock e Ambershock.
 Anch’esse in stile teutonico, ambrate con tendenza dolce, rispettivamente bock da 6.2 % e doppelbock da 7%; quest’ultima è davvero in stato di grazia, un caldo abbraccio maltato dal quale non staccarsi mai.

Come nei migliori rollercoasters americani, è un attimo salire al top per poi scendere velocemente in basso: cosi’ è successo con la Vudù, dunkelweizen da 6%  trovata in condizione più che discutibile.
 Una birra che ha sempre giocato sui toni olfattivi da weizen, quali chiodi di garofano e banana, uniti a sentori di cioccolato e croccante di frutta di secca, corrispondenti poi anche all’assaggio, quasi a ricordare un Winner Taco, come l’ha felicemente definita qualche tempo fa un noto birraio italiano.
 Beh, questa Vudù era tutto fuorché a quello a cui siamo abituati.
 Amarissima, con un naso scarichissimo, irriconoscibile.

Il menu, i piatti

Sul menu leggo “siamo un’osteria di birra all’italiana” e un brivido di imbarazzo mi attraversa la schiena.
 L’offerta della cucina comprende tapas, taglieri, piatti , panini e dolci.
 Per l’aperitivo si può optare per un piccolo tagliere di formaggi oppure, curiosando nella vetrina al bancone, si può scegliere tra alcune tipologie di piccoli panini.
 Bene, penso tra me e me, ordinerò due tapas: sardina affumicata con burro e pane di segale, e a seguire filetto di maiale, anch’esso affumicato, con cipolline in agrodolce e di nuovo pane di segale.

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La sarda, di provenienza spagnola, l’affumicatura l’ha vista veramente da lontano ma risulta bella cicciotta e gustosa.
 Arriva servita con riccioli di burro ordinario, con un po’ troppo olio di conservazione del pesce nel piatto, ma come stuzzico iniziale risulta soddisfacente, nel complesso. 
Il filetto affettato di maiale affumicato, prodotto dai Fratelli Corrà, strappa un sei politico di incoraggiamento e mi apre definitivamente lo stomaco per la portata principale.

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Opto infatti per il fuori menu’ del giorno: trippa in umido, 10 euro.
 Immagino già il mio bel coccio di trippa fumante, una bella spolverata di pecorino, quel profumo ne’ selvatico ma nemmeno troppo addomesticato, tanto che mentre fantastico su questo il piatto mi è gia’ arrivato, ed è a mani basse la peggior trippa mai assaggiata.
 Insipida, ciccosa, con pezzettoni di carota che cosi’ grossi non li vedi nemmeno nei soffritti di Giorgione nei video del Gambero Rosso, ma almeno quell’omone simpatico e un po’ scellerato usa sale,burro e lardo. Qui, invece, tutto latita: manca la succulenza, la sapidità del formaggio, la cottura è sbagliata. La Caporetto del quinto quarto.

Annichilito nel palato e ancor più nell’umore tento il colpo di coda ordinando un tagliere di formaggi, che mi viene gentilmente accordato in formato ridotto, nella modalità che sarebbe disponibile solo per l’aperitivo.
 I formaggi sono italiani, provenienti dalla Valsassina e Valtaleggio, né buoni né cattivi, abbondantemente dimenticabili e infatti gia’ dimenticati.
 Sconfitto per k.o. tecnico, decido di non avventurarmi nella scelta del dolce, chiudendo con un assaggio di Sparrow Pit, malt liquor da 10% che ahimè non riesce neppure vagamente a scacciare la forte delusione per la serata appena trascorsa.

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Prezzi

Le birre da 4.50 a 6.50 a seconda degli stili e dei formati, tapas da 6.50 a 10 euro, taglieri da 10 a 12 euro, piatti e panini da 10 a 11 euro, dolci da 5 a 6 euro.

Informazioni

Nome : Birrificio Italiano – Milano
Indirizzo: VIa Ferrante Aporti 12  Milano
Numero di telefono: 02 3831 0351
Orari: Lun-Gio 17.30 / 00.30 , ven-sab 17.30/01.30, chiuso la domenica
Ambiente: Indefinibile
Servizio: buono sul beverage
Impianto: 14 vie (12 spine e 2 pompe)
Cucina: non identificata

Voto: 2.5/ 5