Cappun Magru, nel senso del ristorante non del piatto

Cappun Magru, nel senso del ristorante non del piatto

Piove. E due #pirla in moto arrivano alle Cinque Terre, io invece arrivo in macchina bello asciutto, “ma tanto poi il cielo si apre”. Il Golfo di La Spezia, città molto brutta se ci passi in macchina, non danneggia più di tanto il suo Golfo. Che sotto una pioggia da romanzo Iperborea (plumbea, d’acciaio, blu elettrico e trallallà) mantiene un fascino dissonante. Più Einaudi che Allevi, nonostante i due suonino le stesse cose.

L’emozione di mangiare in un posto dove uno dei “mammasantissima dissaporegni” della critica foodpetting non ha ancora messo piede non mi fa neanche dormire la notte prima; la Cisa non offre altro che grigio tempesta e la gentile compagna di viaggio non fa che parlar di cani. A Lodi mi sono già rotto le palle e solo l’innata gentilezza mi impedisce di esternare e di estrometterla dall’auto.

Il Cappun Magro è un piatto, l’ennesimo, che sbuca dalla tradizione, come l’arte povera dei mobili da cucina. Definizioni originali per dare un twist carico alla genuinità.

Con la poca grazia che mi si addice lo potrei definire una interessante accozzaglia di vari pesci, frutti dei lombi del dio Poseidon e qualche verdura. Questo però lo ricorderò per molto tempo grazie alla salsa verde che, raro il caso, non distorce ma accompagna così come sempre dovrebbe.

L’interesse per i piatto è l’ultimo dei motivi per cui andare in questo posto, che, nel rispetto della tradizione, è arroccato su un costone interno delle Cinque Terre, frazione di Riomaggiore. Gruppo di case con scale e viottoli, ripido ripido che non si sa come facciano gli anziani del paese.

La casa di Marin è una delle tante, che all’ingresso hai il bagno sulla sinistra, e di fronte una rampa di scale che ti porta alla sala dove da buon ultimo ti unisci al gruppone di dementi del weekend. Se guardi giù ti vengon le traveggole, se guardi su piove. Bellissimo.

Marin, mi piace immaginar sia lui, è in cucina indaffarato con curioso copricapo e cipiglio simpatico, almeno a distanza.

Dopo il cappun magro mi scarrozza un piatto di spaghetti allo zafferano con triglie e fiori di zucca su crema di melanzane. Delle due l’una: o levi un po’ di zafferano, o levi qualcuno degli altri ingredienti. Poi ti lascio anche un’altra chance: usa spaghetti che tengano più la cottura. In sostanza, una bella idea ma troppo troppo sapida.

Si beve Kante in varie forme e dimensioni, su tutto. Anche sul tonnetto che vedo passare.

Al dessert, non indimenticabile, qualcuno associa un bicchiere di rum Caroni, uno dei full proof … al prezzo di un mezzo cicchetto di Fernet-equivalente a Milano.

Si puo’ tornare, decisamente. Con preghiera di passare anche in bagno.

Piove, torniamo, parliamo di cani.

Cappun Magru, Via Volastra, 19 – Groppo, Riomaggiore. Tel. 01 8792 0563. Menu di pesce, 50 euro vini esclusi.