Clandestini, ma non stranieri

Il viaggiatore siede nella sua posizione di osservatore privilegiato nell’angolo basso del locale, poco discosto dall’ingresso. Una coppia entra rindanciana: lei scuote vigorosamente la testa fitta di capelli, lui sta dritto nel suo cappotto al ginocchio penultima moda: contenti. Varcano la soglia, salutano il patron con fare amichevole dietro il muricciolo che separa la sala dalla porta. Il viaggiatore, solo al suo tavolo, ha occasione di vedere bene lo svolgersi della scena: la donna porta a spasso un sorriso bordato di rosso molto lucido, e occhi grandi incorniciati di eyeliner; lancia un’occhiata alla sala, trascolora. Si gira verso il suo accompagnatore che esce senza indugio. Lei lo segue al galoppo, accennando una spiegazione sottovoce, sparisce.  Il patron resta con un palmo di naso, fa gli occhi a palla verso il viaggiatore. Poi si avvicina piuttosto turbato e gli bofonchia piano, C’era suo marito in sala con un’altra, e lei era con l’amante.

Quando ero piccolo credevo che si dicesse “la mante” e non capivo perchè i grandi ne parlassero anche al maschile. Poi la definizione ha continuato a provocarmi scomposti accessi d’ilarità, eppure conviene dotarsi di un manualetto per ogni evenienza.

1. Entri nella sala. Il tuo vecchio amico di scuola nell’angolo fa finta di non vederti, e non risponde ai tuoi cenni. Gli fai ciao con la manina, e lui alza appena l’indice. Guardi meglio, e vedi che lei non è sua moglie. Di conseguenza:
a) ti avvicini al tavolo con fare compagnone, gli batti sulla spalla esaltando a voce alta la sua virilità e fai verso di lei virgorosi cenni d’intesa
b) ti avvicini e signorilmente li saluti, lasciando trasparire con una battura che sei un uomo di mondo e che dalla tua bocca non uscirà mai una sola parola: “buonasera, che piacereNON incontrarvi stasera”
c) fai un impercettibile cenno d’assenso, mimetizzando cenni camerateschi grevemente allusivi all’indirizzo della signora

2.  Entri nella sala e vedi la moglie del tuo miglior amico al tavolo con un tizio del bar conosciuto come “Rovinètor”. Di conseguenza:
a) fai finta di niente poi di nascosto invii sms allarmati al tuo amico, invitandolo a raggiungerti al più presto
b) gridando “pofferbacco, sgualdrina!” ti lanci verso i fedifraghi pronto a menare i pugni in soccorso della virilità ferita dell’amico
c) fai un impercettibile cenno d’assenso, mimetizzando cenni camerateschi grevemente allusivi all’indirizzo del signore

E se pensi che a te non possa capitare la prossima volta distogli per un attimo lo sguardo dalla cofana di carbonara, e guarda la coppia dietro la colonna. Dimmi, non sono clandestini?