E così vuoi fare il critico gastronomico

Un amico, vatti a fidare degli amici, mi ha consigliato un post dal contenuto così pericolosamente simile alla mia esperienza personale da rendere necessario un processo di esorcizzazione: vestirò in prima persona il racconto di McSweeney’s (il sito dello scrittore Dave Eggers) per togliermi di dosso il senso d’ansia che mi stringe lo stomaco. Ho perso anche l’appetito. Procediamo: “E così hai voluto fare la critica gastronomica“.

Per tutta la tua vita non sei mai riuscita a portare avanti nessuna carriera in particolare. Sei passata con disinvoltura dal desiderio di fare la cantate rock tipo Skunk Anansie agli studi per diventare demo-entro-antropologa ma in nessun caso hai resistito abbastanza da avere successo. I tuoi amici, i tuoi parenti e anche un po’ la tua coscienza, ti accusano di aver fatto fino ad ora solo grandi chiacchiere e questo davvero non ti va giù.

Per sopravvivere ti sei convinta che semplicemente non hai ancora trovato qualcosa che davvero ti appassiona.

L’ispirazione arriva cinque chili più tardi mentre assaggi il negativo di carbonara dello chef Antonello Colonna all’Open Colonna di Roma. Già, perché nel frattempo, per sfogare le conseguenze di una deprimente autoanalisi, ti sei dedicata al mangiare compulsivo scegliendo solo ristoranti di lusso. Ma dopo pochi mesi, hai realizzato che il tuo lavoro come impiegata da Blockbuster non ti basta più a pagare affitto e conti dei ristoranti, c’è un’unica soluzione possibile: fare del cibo il tuo lavoro.

Il giorno dopo aver preso questa decisione, continuamente interrotta dai clienti in cerca dell’ultimo episodio di Twilight (per altro mai restituito dalle gemelle del piano di sopra), hai scritto di getto la tua prima recensione: ode alla cacio e pepe di Felice a Testaccio, con utilizzo sfrenato di tutti gli aggettivi presenti nel vocabolario.

“Il profumo indescrivibile di questo aggressivo piatto tradizionale ti sorprende prima ancora di sfiorare la lingua, giungendo nelle narici direttamente dalla cucina. La presentazione è unica perché il piatto viene terminato direttamente al tavolo con gesti affascinanti e sapienti del gentile cameriere, ora mantecatore. La cremosità viscosa del formaggio ingrigito da abbondante pepe può sembrare alla vista davvero pesante ma per i coraggiosi esploratori che non si lasceranno intimidire, il premio sarà l’esplosione di un sapore talmente acceso ed equilibrato da stupire anche il più severo conoscitore della tradizione romana. La cacio e pepe di Felice è una rara esperienza di piacere per il vostro palato”.

Ancora non riesci a credere quanto facilmente la recensione sia sgorgata dalla tua penna: questo è decisamente quello che farai da ora in poi, finalmente hai ricevuto la tua chiamata. Dopo il turno in videoteca, corri a casa per gettare le basi della tua futura e brillante carriera: è ora di creare un nuovo blog. Scegli il primo layout decente di WordPress, inserisci i codici di Google Analytics per controllare il traffico, e cominci a scrivere. Il primo post, manco a dirlo, è l’ode di cui sopra completata però dai voti (8.5 su 10) e dal link al ristorante. Subito dopo averlo mandato in rete, ti preoccupi pazientemente di condividerlo con i 316 amici di Facebook e lo twitti ai tuoi 23 followers di Twitter. Certo, l’audience ancora non è un granché, ma grazie all’infinito potere del web lo diventerà, ne sei certa.

La mattina dopo, prima ancora di aprire gli occhi, sei al computer per controllare il numero dei visitatori del tuo blog, i commenti e le varie menzioni. Il risultato è desolante. Non ti lasci di certo abbattere e compili immediatamente una lista dei ristoranti da recensire. La costanza è la chiave per essere notati, ti dici, e non passerà molto tempo prima di poter cenare gratis nei ristoranti più famosi e importanti, dove gli chef intimoriti prepareranno i loro piatti migliori solo per ottenere il tuo favore.

Ma purtroppo, col passare del tempo, le cose cambiano di poco. Continui a scrivere recensioni scegliendo ristoranti sempre più famosi e chiacchierati allo scopo di ottenere qualche click da Google ma quel che ricevi, oltre al vertiginoso rialzo dei costi, è un laconico commento di tua madre che ti ricorda del pranzo di Domenica. Intanto tra parole scritte, poi stampate, e ricevute di carte di credito, stai per diventare la principale causa della deforestazione del paese.

Il picco di popolarità arriva con il post dal titolo: “In amore con le uova di Parisi”, e in quella occasione Analytics segna ben 13 visitatori. Nessuno ti condivide su Facebook, nessun cinguettio o retwitt da Twitter, la verità è che sei in pieno naufragio su una piccola nave dispersa nell’oceano ma, nonostante tutto, speri ancora di potercela fare.

Per disperazione provi a cambiare rotta. Leggendo blog di successo, hai imparato che la fama arriva più facilmente dicendo cattiverie sensazionalistiche piuttosto che con la prosa entusiastica ed effervescente che ti appartiene, così attacchi ferocemente ogni singolo chef, ogni altro blogger, ogni cuochetta di successo o evento gastronomico di rilievo che manco una leonessa inferocita nella savana.

Niente, nessuno se ne accorge.

A questo punto sei senza soldi, senza idee e con poca voglia di portare avanti il tuo sogno. Una sera, al ritorno dalla visita all’ennesimo ristorante di cucina vegan-macrobiotico-messicana trovi la notifica dello sfratto appiccicata alla porta di casa. Non hai scelta: impacchetti tutto e torni a vivere ad Ariccia con i tuoi.

Senza la preoccupazione di bollette e affitto da pagare, hai tempo per costruirti finalmente un nome come critica gastronomica. Nella piccola comunità dei Castelli Romani, la gente si accorgerà finalmente delle tue recensioni: diventerai la regina delle fraschette, la Sora Ines cucinerà intimorita il suo famoso sugo di spuntature solo per ottenere il tuo favore e finalmente, alla Sagra della Porchetta, sarai tu a salire sul palco per presentare l’evento.

Diciamocelo: nessuno ha bisogno di un critico gastronomico.

Così finisce lo spietato post su Mc Sweeney’s – TODD (perché manco il terribile barbiere di Fleet Street mi ha messo così paura). Alquanto deprimente. Qualcuno per consolarmi, di grazia?

[Crediti | Link: McSweeney’s, immagine: Maurizio Camagna]