La taverna del Capitano di Marina del Cantone: tutto bene rigatoni a parte

Finalmente una giornata di sole dopo un inverno lungo e piovoso. Avevo una voglia matta di rivedere il cielo completamente azzurro e la mia città in questo sa essere grande. Napoli è davvero mille colori, i raggi del sole rimbalzano sul mare e raggiungono violenti, come schegge impazzite, la mia auto. Un cliente mi aspetta, si arrabbierà? Si arrabbierà se non andrò da lui? Allento il nodo della cravatta e lo chiamo. Niente scuse, gli dirò la verità. Ho fatto bene perché mi ha capito. Mi chiedo se il ristorante che ho scelto sarà aperto. “Siamo aperti ma la galleria di Vico Equense è chiusa e c’è stata anche una frana prima di arrivare a Sorrento. Sa, con tutte queste piogge…” Meglio così, il viaggio in aliscafo renderà ancora migliore la mia giornata.

Arriverò a Sorrento ma la strada per Marina del Cantone è lunga. Telefono a un amico. Mi presti la tua auto? Devo andare a “fare un servizio”. “Li conosco i tuoi servizi, troverai la mia smart nel garage, al porto”. Ecco la mia prima foto una volta arrivato al ristorante. Era proprio quello che volevo vedere, il giusto premio per aver sopportato un lungo inverno.

Pensavo di essere solo, è un giorno feriale e la natura ci ha messo il suo, invece troverò una decina di persone molto educate, mi hanno lasciato il posto migliore.


Alla Taverna del capitano non hanno il problema di scegliere la musica di sottofondo per i loro clienti, è sufficiente che tengano i finestroni del ristorante aperti. La sinfonia che il mare regala non teme rivali. Leggo il menù e ci sono parecchi piatti nuovi, sceglierò solo questi. Mariella Caputo conosce bene i miei gusti, da quando bevevo coca cola allo stabilimento di fianco al suo ristorante fino a quando ho deciso di affinare il palato. Questo posto che mi regala un tourbillon di emozioni richiede un vino complesso, profumato, dai tanti aromi. Cosa c’è di meglio di un Riesling alsaziano? Mariella abbozzerà un leggero sorriso come a dire, “lo sapevo”.


Il cefalo fritto in bastoncino con carciofi è “il benvenuto”. Arrivano i due piatti migliori del pranzo. Gli scampi in passatina di cicerchie e scarola napoletana e la zuppa di frutti di mare con cornetti di pasta ripieni di gamberi e chips di gamberi.


Le più sentite felicitazioni arriveranno ad Alfonso Caputo, un cuoco che le mani se le sporca davvero.

Un po’ di tempo prima avevo discusso lungamente con lui di questo argomento. Ero reduce da un viaggio a sud della Borgogna, nel villaggio di Georges Blanc, super decorato chef francese, e mi colpì molto il suo girovagare per i tavoli a firmare autografi, fra l’altro senza che nessuno glielo avesse chiesto, nonchè l’aspetto più da lord inglese che di uno che ha trascorso, come tutti gli chef di lungo corso, una vita fra padelle e fornelli. Casualità volle che al mio ritorno capitassi proprio da Alfonso Caputo, al quale raccontai la mia recente esperienza, ignorando che proprio da Georges Blanc il talentuoso chef sorrentino si era fatto le ossa.

“Sono stato tanti mesi a Vonnas ma io Georges Blanc in cucina non l’ho mai visto”.  Obiettai che, dopo tanti anni trascorsi in cucina, uno chef passi la mano ai suoi secondi, come succede ai più.

“Non so se questo è il caso, sai da cosa te ne accorgi? Devi guardargli attentamente le mani” e mi mostrò le sue che mi sembrarono quelle di un pescatore. “Quelle di Blanc erano perfette, avrebbero potuto fare la pubblicità di un orologio su una rivista!”

Succede spesso che, dopo un grande piatto, nel caso addirittura due, quello successivo non risponda alle attese.

Ecco i rigatoni fatti in casa con ragù di scorfano. Non mi ha convinto la cottura della pasta, può capitare ma qui è cosa davvero strana conoscendo l’attenzione con la quale curano questo aspetto. Fra l’altro, la pasta, alla Taverna del Capitano, è fatta rigorosamente in casa, con solo acqua e farina senza aggiunta di uova, come tradizione napoletana vuole.


Il mio secondo non è bello a vedersi e quando Claudio, inappuntabile maitre di sala, mi spiegherà il “pignatiello” di totani e patate all’aceto balsamico avrò più di un timore nel provare ingredienti dai sapori così decisi messi insieme. Nessuna stonatura, sarà un piatto di assoluta precisione, nessun sapore prevale sull’altro.


Cerchio chiuso con il dolce. Il nome parla da sé. “Il cioccolato……sublime fantasia”.