Le 10 volte che ho detto: “basta, in questo ristorante non ci metto più piede”

Chiamateci fortunati, ma abbiamo un rapporto “volte che vado al ristorante”/”volte che mi trovo bene al ristorante” decisamente favorevole. Che significa, momenti terribili ce ne sono stati, indimenticabili a modo loro. Oggi abbiamo pensato di raccontarveli, usate i commenti per farlo anche voi. (Em, per una volta tralasciamo i nomi dei ristoranti e degli editor di Dissapore incappati nelle disavventure).

1 – I ristoranti sono come le famiglie, a volte felici e ben educate, altre scontrose e polemiche. Ora di cena, entro con un paio di amici in un piccolo bar-ristorante del centro di Milano. E’ agosto, la città è vuota. Ci sediamo e veniamo subito serviti da una signora di mezza età con i capelli ordinatamente raccolti in uno chignon, il cui marito sembra molto affacendato al bar. Dopo aver preso il nostro ordine, pizze e birre per lo più, i due si dirigono in cucina. Seguono urla furibonde e rumori sordi per 10 minuti. Poco dopo vediamo lei non più in divisa di ordinanza precipitarsi fuori dal locale. Passa mezz’ora e realizziamo che non sarebbe più tornata, così ci alziamo e ce ne andiamo pure noi

2 – Dopo aver prenotato in un piccolo e affollato ristorante della riviera ligure, vado a cena con mio marito. Siamo puntuali, seguiamo il cameriere nella piccola sala dove fa molto caldo. Il cameriere indica un tavolo, io che sono vistosamente in gravidanza chiedo se possiamo averne un altro, il solo accanto alla finestra. Risposta: “purtroppo è prenotato, me lo ha chiesto un cliente”. Accetto di buon grado, ci sediamo al primo tavolo indicato. Tempo 5 minuti e arriva una coppia, si guarda in giro e manco a dirlo si accomoda al tavolo accanto alla finestra. Nel frattempo arriva il cameriere, sempre lui, a cui la coppia chiede se potevano sedersi lì. Lui, nemmeno troppo esitante, dice: “Certo, era prenotato ma i clienti tardano”. Inutile dire che, nonostante l’ottima cucina, non abbiamo più messo piede in quel ristorante.

3 – Ci indicano un piccolo e raffinato ristorante vicino al conservatorio di Pesaro, nelle Marche. Entriamo, riceviamo subito i menù dal cameriere, e qualche minuto dopo siamo pronti per ordinarre. Prima richiesta. “L’abbiamo terminata”. Seconda richiesta. “Abbiamo terminato anche quella”. Terza richiesta. “Mi dispiace, non ce l’abbiamo”. Ultimo tentativo. “Un momento, vado a chiedere in cucina”… “Sono desolato, non abbiamo neanche quella”.

4 – Entriamo speranzosi in un ristorante indiano di Torino, ma il piatto di carne al curry che ci viene servito è il più inespressivo di sempre. Amo la carne al curry e so che per farla così male bisogna impegnarsi. Innervosito, il mio fidanzato dice al cameriere che non intende pagare quel piatto. “Non se ne parla”, risponde lui, “se ne avete mangiato un po’ significa che non era così cattivo”. Decidiamo di lasciare 10 euro, abbastanza per la parte di carne al curry che abbiamo mangiato, e di andarcene. Il cameriere ci trattiene dicendo che non si fa così, non è quello il modo di comportarsi. Tempo qualche minuto e due poliziotti si materializzano nel ristorante, chiamati dal titolare. Segue un simil-arresto.

5 – Cercando un po’ di refrigerio in una calda estate toscana, ci fermiamo insieme alla mia ragazza in un ristorante con terrazza dalle parti di Cortona. Prendiamo posto nell’unico tavolo libero a due passi dall’orto del locale. Ordiniamo, arriva un piccolo piatto di benvenuto seguito dall’antipasto. Sto per iniziarlo quando noto una grossa lumaca sulla gamba della mia sedia. La allontano, lo dico alla mia ragazza, ci scherziamo su. Qualche minuto dopo è lei a notarne un’altra, sta scalando la gamba del tavolo. A occhio, il momento di indagare è arrivato. Scopriamo una processione di lumache che, attirate chissà da cosa, si sta dirigendo verso il nostro tavolo. Mi guardo intorno per capire se è un problema solo nostro. Sembra di sì. Nel frattempo mi è passata la fame, pago il conto e vado via.

6 – Vado in un ristorante vegetariano consigliato da un amico e ordino un’insalata “mediterranea”. Arriva, ha un aspetto molto invitante, inizio a mangiarla ma scopro due vermi morti nelle foglie dell’insalata. Chiamo il cameriere e glielo dico. “E’ insalata biologica, cosa si aspettava?” Rispondo: “Magari un passaggio sotto l’acqua corrente, presente?”. Mi riserva un irritante sguardo di sufficienza, e se ne va senza rispondere. Mi alzo, pago il conto, esco dal locale. Due vermi nell’insalata si possono tollerare un cameriere scemo no.

7 – Decanto le doti di una pizzeria a una coppia di amici, a Napoli per una breve vacanza. Con orgoglio, vanto la bontà della pizza napoletana, unica, introvabile altrove. Sono sicuro che riuscirò a impressionarli. Non appena arriva la pizza, riprendo a elogiare il pizzaiolo, l’impasto, il bordo a “cornicione”. Nel farlo, taglio il primo pezzo ma mi accorgo che c’è qualcosa di duro. Ci metto un attimo a capire che si tratta una chiave, finita chissà come dentro la mia pizza. Unica consolazione, gli amici hanno finito la loro. Era “troppo buona”.

8 – L’obbligatoria storia del capello. Tarda mattinata, ho voglia di gelato anche se non è l’ora canonica. Entro in una rinomata gelateria di Firenze e ordino una coppa alla crema. La ragazza che mi serve ha dei lunghi capelli castani, non raccolti, forse per via dell’ora, nella cuffietta d’ordinanza. Pago, prendo la coppa e esco. Dopo un paio di cucchiaiate, inevitabilmente, ritrovo nella gustosa crema gialla un lungo capello castano. Ora, voi direte che sono schizzinoso, ma da qualla volta non ho più mangiato gelato alla crema.

9 – Verso la fine degli anni ’90, si era diffusa la moda dei menù scritti a mano. Credo fosse per evidenziare il ricambio continuo delle portate. Entriamo verso le 12:30 in un minuscolo ristorante romano aperto da poco. Il menù del giorno non è ancora stato stampato, così dividiamo in 4 un unico menù scritto a penna. Con un grande sforzo, riusciamo finalmente a comunicare il nostro ordine alla cameriera. Non l’abbiamo più vista. Sono arrivate soltanto due bottiglie d’acqua con 4 bicchieri. Abbiamo cercato di capire, nel frattempo i restanti 6 tavoli erano stati occupati, apparentemente tutti avevano ordinato. Dopo un’ora che eravamo lì nessuno aveva visto un piatto. Erano tutti nervosi, abbiamo temuto episodi di cannibalismo. Dopo due ore, è arrivata una parte del nostro ordine. Abbiamo chiesto dove fosse il resto. Risposta: “Prima dobbiamo smaltire 4 ordini”.

10 – I ristoranti esotici conquaistano l’Italia. Per la prima volta vado insieme a un’amica in un locale thai di Milano. Ordiniamo entusiasti due insalate di papaya, ma ben presto scopro un tafano sdraiato sulle noccioline, secco come se fosse morto da tre giorni. Scavo ancora un po’ con la forchetta, e scopro che l’insetto non è intero, nella mia insalata di papaya c’è mezzo tafano. Non sono più tornato in quel ristorante, anzi l’ho sconsigliato ogni volta che ho potuto. Quando racconto la storia, anche adesso, un brivido mi corre lungo la schiena, e ancora mi chiedo cosa diavolo sarà successo all’altra metà del tafano.

[Immagine: Capittomihai]