Nessun guaio a Chinatown

A Milano vive una delle più grandi comunità cinesi d’Europa. Una buona fetta della popolazione si concentra nel quartiere intorno a via Paolo Sarpi, dove ho abitato a lungo. Da sette (sic!) anni studio cinese, e i rudimenti della lingua mi hanno dato negli anni alcune occasioni di conoscere i locali. In particolare, dalla prima volta che ho risposto “xiexie” (“grazie”) al mio parrucchiere, sono diventata oggetto di grandissimo interesse e di una valanga di confidenze, espresse in un mandarino dal forte accento meridionale. Durante la piega, un piccolo capannello di ragazzi si riuniva intorno a me e chiedeva, a rotazione: “Sei mai stata in Cina?” (Esclamazioni di stupore) “Sei fidanzata?” (Risatine) “Perchè studi il cinese?” (Confabulazioni). E io, che sudavo sette camicie arrabattandomi nel tentativo di essere all’altezza del loro desiderio di conversare, mi dicevo: Ma possibile che i cinesi vengano considerati estremamente chiusi e riservati? Solo quelli che incontro io non tacciono un secondo?

Il punto è che intorno alla Cina e ai cinesi si concentrano moltissimi pregiudizi, che a volte sconfinano nella leggenda urbana – come nel caso, arcinoto, dei “cinesi che non muoiono mai”. Un buon esempio di questo atteggiamento sono le false assunzioni sulla cucina e sui ristoranti cinesi, che alle volte fanno capolino anche nella stampa mainstream. Vediamone qualcuna insieme.

1) I ravioli di carne serviti al ristorante cinese potrebbero contenere carne di cane o di gatto.
La perplessità sul genere di carne impiegata nelle pietanze cinesi è diffusa a livello globale. Nel mondo anglosassone, sono particolarmente insistenti le leggende urbane che vorrebbero i ravioli pieni di carne di gatto. Comune è anche la preoccupazione circa la carne di cane, basata sulla convinzione che in Cina il cane sia una pietanza molto comune: se è vero che nel Sud della Cina è possibile trovare carne di cane in tavola, è anche vero che il cane è considerato una prelibatezza, ed è un piatto costoso, quindi nemmeno lì è possibile mangiarlo per caso.

Tale è il sospetto nei confronti dei ristoranti cinesi che nel 2006 c’è cascato pure il Corriere della Sera, che titolò «A Milano carne di cane in ristoranti cinesi» (tra virgolette) riportando la denuncia di un’associazione animalista che avrebbe riferito voci di cuccioli di San Bernardo cucinati nei ristoranti del capoluogo lombardo. Accuse mai confermate. La leggenda urbana delle carni di animali da compagnia è storicamente connessa alla diffidenza nei confronti dei ristoranti cinesi, e in particolare al differente approccio al consumo del cibo nel piatto: i cinesi servono la carne divisa in bocconcini da raccogliere con le bacchette, perchè culturalmente è previsto che il cibo arrivi in tavola pronto per essere consumato. Le ragioni di questa presentazione del cibo venivano (e vengono, a quanto pare) fraintese dagli avventori, che credono che il cibo sia sminuzzato così da rendere la provenienza irriconoscibile. Se siete ancora perplessi, andatevi a leggere la voce corrispondente su Snopes.com, il sito che raccoglie – e sfata – tutte le leggende urbane.

2) La “Sindrome del Ristorante Cinese”.
Mangiare al ristorante cinese causerebbe malesseri fisici che spaziano dall’emicrania, alla nausea, ai dolori al petto, da imputare alla presenza nel cibo del glutammato monosodico. In realtà, questa associazione non è mai stata dimostrata dai numerosi esperimenti scientifici effettuati secondo standard rigorosi.

3) I ristoranti cinesi sono sporchi, il cibo è conservato malamente e spesso scaduto.
Persino Petrini dice che dovremmo evitare di mangiare al ristorante cinese. Eppure, come dimostra l’indagine a tappeto svolta nel 2009 dall’ Asl di Milano insieme alle Associazioni di categoria, solo il 5% dei ristoranti etnici esaminati era in condizioni tali da prevedere la chiusura. Se vi sembra comunque tanto, sappiate che la vostra cucina non passerebbe un’ispezione dell’ASL.

[Fonti: Corriere.it, Snopes.com, Wiley Online Library, Redorbit.com. Immagine: Fantozziade.blogspot.com]