Non Twittarlo, essilo! (e altre cose che ho imparato a Postrivoro)

Tra i tanti modi di rendere migliore un weekend, per noi gastropellegrini c’è quello di regalarsi un’esperienza perfetta: ottimo cibo, sorpresa, apprendimento, emozione. Il mio scorso weekend è stato acceso da un’esperienza come questa. Non sono andata in un ristorante dei soliti noti: ho partecipato a una serata del Postrivoro, cena per una sola tavolata il sabato sera a Faenza, replicata la domenica a pranzo, con la cucina dello chef scandinavo August Lill (attualmente sous chef del ristorante La Gazzetta di Parigi) e la selezione di vini di Filippo Marchi.

Ecco le cose che ho imparato in quella sera:

  1. Che noi italiani dovremmo avere più stima del rabarbaro (asparagi grigliati, pane di segale profumato al cumino, gelato di rabarbaro ed emulsione di burro nocciola*).
  2. Che il prezzemolo ha una radice. E’ commestibile. E’ buonissima (radice di prezzemolo saltata, gnocchi di prezzemolo, burro ai broccoli, foglie di broccoli e perle di latte*).
  3. Che un piatto completamente vegetale sa essere indimenticabile e di gran carattere (tartara di rape gialle, carciofo, cipolla selvatica e purè di ortica*).
  4. Che alcuni vini rendono al meglio se aperti alcuni giorni prima (Lopez de Hereida Blanco 1981**).
  5. Che i sous chef hanno molto da dire, ed è bello starli ad ascoltare.
  6. Che la cucina scandinava non è così lontana da quella della mia nonna, che usava fiori di sambuco, radici, erbe spontanee e che in generale la raccolta è un’attività da riscoprire (tortino di mandorle e pino, polvere ghiacciata di bacche di sambuco*).
  7. Che non è necessario che un evento sia mediatico, per essere fenomenale. E che non servono i giornalisti (e nemmeno i blogger) per renderlo autorevole (al Postrivoro ne può entrare solo uno).
  8. Che Postrivoro è per pochi (i posti sono solo 40), ma per tutti (ad esempio per chi vive in provincia e non nelle solite Milano o Roma). Basta prenotare e pagare 75 euro che, per un pasto da 8 portate e 6 vini, è oggettivamente un prezzo democratico.
  9. Che il Postrivoro non si frequenta, non si consuma, non si visita, non si twitta: semplicemente si vive.

Aldilà delle stelle, delle classifiche, dei ristoranti e delle polemiche, c’è dunque la possibilità di emozionarsi, imparare, gustare il meglio in modo abbordabile anche fuori dai soliti circuiti, basta saperli scoprire. Perché tra il NOMA, il ristorante di Copenhagen in Danimarca che la classifica 50 Best Restaurant ha messo al N°1 del mondo per la terza volta consecutiva, e la mia esperienza da Postrivoro forse c’è un abisso. Ma è proprio là dentro, in quell’abisso, che sta tutto quello di cui abbiamo bisogno, no? C’è vita intelligente là fuori.

E voi, cosa farete questo weekend?

*nel menu della serata anche:
– Asparagi bianchi fermentati, crema di patate al tartufo, cipolle fritte e fiocchi di patate affumicate
– Barbabietola cota al sale, crema di topinambur arrosto, cipolline marinate, brodo di ortica
– Flan di latte di capra e asparagi, mimolette, insalata di asparagi verdi, fiori di crescione, rabarbaro e nasturzio
– Sorbetto di limone, schiuma di lemoncurd, torta toffee

**gli altri vini
Clos rougeard 2007
Larmandier bdb magnum
Cotat chavignol rosè 2010
Clos naudin vouvray demi sec 2009
Gauby Coume Ginestre 2008