Recensione istantanea e provvisoria di Pisacco, nuovo ristorante a Milano

Recensione istantanea e provvisoria di Pisacco, nuovo ristorante a Milano

Pisacco, Ristorante e Bar in Via Solferino 48, ha aperto martedì scorso. Come promesso, mercoledì io ero già lì, rapida come una faina, con quello sprint che solo anni di saldi di fine stagione ti insegnano. L’apertura era attesa, soprattutto perché la firma sul menu è quella di Andrea Berton, ex del Trussardi alla Scala (la cucina è invece affidata allo chef Matteo Gelmini).

Ah, e anche perché nel video promozionale con le luci stroboscopiche era presumibilmente contenuto un messaggio segreto, che imponeva di andarci subito (questa è una mia teoria bisognosa di ulteriori verifiche).

Pisacco è disposto su due piani: dall’ingresso che dà su via Solferino si accede al bar, in funzione tutto il giorno, mentre scendendo le scale si trova la zona ristorante – un ambiente meno bello di quello del piano di sopra, ma tutt’altro che asfittico: fuori dalle vetrate c’è un piccolo giardino che era in origine un tratto della Conca delle Gabelle, la più antica di Milano, quando il naviglio della Martesana confluiva in città verso piazza San Marco.

pisacco, interni

Gli interni sono dipinti in colori chiari, il décor è minimal-post industriale (ovvero: scarno), ma tavoli e sedie sono comodi, gli spazi ampi.

Il menu è saggiamente minimal anch’esso: 4 piatti per voce, con gli antipasti tutti a 8 Euro, i primi tra i gli 8,50 e i 9,50, i secondi tra i 12 e i 14, i dolci 6.

Noi mangiamo “Calamaro alla Plancia, crema di avocado e lime, cipollotto”. Piatto di una semplicità ingannevole, è in realtà pensato con equilibrio inappuntabile, e il cipollotto tagliato a julienne dà la parte croccante che impedisce all’avocado di essere stucchevole.  Di “Carne Cruda, uovo di quaglia e maionese alle erbe” i miei commensali dicono meraviglie, mentre io ammiro la grazia della preparazione: la tartare è disposta in forma rettangolare, l’uovo di quaglia è sodo e diviso in 2, un piatto soavemente geometrico.

Gli “Spaghetti al pomodoro e basilico con crema di mozzarella di bufala” sono consistenti e perfettamente al dente, molto buoni pur senza il colpo d’ala delle altre portate. Il Controfiletto di Manzo con purè di patate al limone è godurioso e cotto alla perfezione: e di nuovo, bello. “Merluzzo nero, indivia belga e peperoni”, che con i suoi astronomici 14 Euro è la voce più costosa dell’intera carta, è il piatto della serata: il merluzzo ha la consistenza del burro e la sua pellicina, fragrante, è un francobollo da mangiare da solo, felicemente.

Il dessert “Pesca e amaretto” è una pesca al forno, decapitata, che ritorna sfera grazie alla spuma di amaretto. Un dolce che dimostra come la cifra del menu sia l’understatement: nomi senza fronzoli per piatti che sono più creativi di quanto si direbbe.

La piccola carta dei vini è una vera festa per gli amanti del vino naturale, e correttamente prezzata: beviamo una Vitovska 2010 di Marco Fon (in carta a 33€), il Nero D’Avola 2010 di Nino Barraco (€27) e un bicchiere del Lumine 2011 di Ca d’Gal (5€).

Il servizio è sollecito, presente, entusiasta, perfino ridondante – il che è una scelta molto saggia all’apertura, quando i ritmi non sono ancora rodati e un po’ di personale in più semplifica le cose. L’occasione di testarne la pazienza viene quando, con manovra malaccorta, procedo a rovesciarmi addosso un intero bicchiere di Nero d’Avola (il cui potere tintore è inferiore solo al Mercurocromo): la quantità è sufficiente per inzupparmi e, allo stesso tempo, per trasformare la candida boiserie alle mie spalle nella scena di un efferato omicidio. Mentre mi profondo in scuse, l‘unica reazione della persona che viene a riparare al mio pasticcio è “Ma è perfetto! In fondo non lo avevamo ancora inaugurato”. Ah, la metafora marittima! Ora capisco perché nel menu c’è scritto proprio “Calamaro alla plancia”, invece di piastra o al limite plancha.

pisacco, ristorante, milano

Facciamo i conti: ordinando tre portate non si arriva a 30 Euro, per un locale modaiolo reo confesso, a due passi da Corso Como, dove la qualità del cibo va dal buono all’ottimo e le porzioni non sono affatto risicate.

Pare troppo bello per essere vero, quindi questa recensione va considerata con data di scadenza: tornerò presto, così da poter dire se i prezzi crescono, le porzioni diminuiscono, o i camerieri mi schiaffeggiano quando combino disastri.

[Crediti | Link: Dissapore, Immagini: Pisacco]