Cosa ci fanno Carlo Petrini e Oscar Farinetti alle primarie di Matteo Renzi?

Cosa ci fanno Carlo Petrini e Oscar Farinetti alle primarie di Matteo Renzi?

Tanto per capirci: questo è un post dichiaratamente di parte. La mia parte. Tessera Slow Food appena maggiorenne, quando sento la parola rottamare avverto un principio di orticaria. Non voglio annoiarvi con le ragioni delle mie scelte, ma la premessa era necessaria.

Da ieri e fino a sabato alla Leopolda di Firenze si svolge “Viva l’Italia Viva”, la tre giorni per la chiusura della campagna di Matteo Renzi, candidato alle primarie del PD. Cosa della quale non avrei parlato qui se non fosse per la sorprendente presenza annunciata di due fondatori: Carlo Petrini/Slow Food e Oscar Farinetti/Eataly.

La seconda meno sorprendente della prima, in verità. Che Farinetti fosse simpatizzante del sindaco lo sapevamo da quando, intervistato da Dissapore, aveva annunciato l’apertura di Eataly Firenze (maggio 2013 in via Martelli), chiamando Farinetti “il mio amico Oscar”. Così amico, in effetti, da pagare di tasca sua l’affitto del PalaIsozaki in occasione della tappa torinese del tour renziano: cinquemila euro.

Ma Carlo Petrini, cosa ci fa in mezzo agli aspiranti rottamatori? Avvisaglie ce n’erano a volerle cogliere. Nel 2009, il sindaco in persona aveva presentato il libro di Petrini “Terra madre, come non farci mangiare dal cibo”, sperticandosi in lodi equamente distribuite tra libro e autore.

Pochi giorni fa, appena concluso il Salone del Gusto, parlando con i giornalisti il presidente di Slow Food ha detto che per le primarie PD, la sua simpatia era per Matteo Renzi e la sola candidata donna, Laura Puppato.

Un endorsement che è andato di traverso a Nichi Vendola. #maancheno! è sbottato il candidato di Sel in un twit, irritato quanto il suo comitato che, con tono stizzito da primo della classe cui il maestro non riconosce il merito, ha scritto a Petrini una lettera aperta. Ma come Carlin, appoggi Renzi e noi neanche ci consideri? Sicuro che sia lui il candidato ideale? Perplessità peraltro condivisibili.

“Tra i 100 punti stilati in occasione del meeting alla Stazione Leopolda nel 2011, il n. 58, ‘Agribusiness italiano’, propone di incentivare nuove imprese dell’agribusiness e tutelare il prodotto agro-alimentare nel mondo contro i falsi prodotti ‘italian sounding’.
Dunque, poche regole, molto mercato e molta concorrenza. Possibile che l’agricoltura per un politico di sinistra conti soltanto in termini di brand, difesa del made in Italy e fette di mercato da riguadagnare?”

La lettera elenca poi le proposte di Vendola: promozione dell’imprenditoria agricola giovanile, difesa del reddito degli agricoltori, delle PMI alimentari, contrasto all’abbandono delle campagne, promozione della filiera corta e dell’agricoltura bio, moratoria sugli OGM.

Un programma, quello vendoliano, che suona molto più slow, non trovate?

E mettiamoci pure che il Vendola premier metterebbe di filata il fondatore di Slow Food al ministero dell’agricoltura, lo ha detto più volte.

Ce n’è abbastanza per indirizzare un’altra lettera aperta a Petrini, magari scritta dai sostenitori di Slow Food, per chiedere cosa, precisamente, di Renzi, abbia attirato le sue simpatie.

[Crediti | Link: Dissapore, Oppure Vendola, immagini: Michele D’Ottavio]