Torre Galfa: Fenomenologia di Macao, tra occupazione e cene vegane

Torre Galfa: Fenomenologia di Macao, tra occupazione e cene vegane

Non vi metto alle strette, pensate pure che occupare uno stabile privato rappresenti un reato, oppure no. Pensate pure che a Milano manchino spazi alternativi per fare cultura non omologata, oppure no. Ma di sicuro negli ultimi giorni avete sentito parlare di collettivo Macao, Torre Galfa, lavoratori dell’arte e dello spettacolo, sgomberi e occupanti. Indubbiamente bravi a intercettare l’urgenza polemica, casomai a Macao puoi rimproverare il solito difetto contemporaneo: fare evento senza avere molto da dire.

Vi chiedete perché dibattere di questo con voi, belli di zio interessati più che altro al piatto principale (al secondo, al dessert…). Seguitate a leggere, la risposta in quasi un amen.

L’altro giorno, quelli del Deboscio, sito riduttivamente definibile “il paradiso dello stereotipo milanese”, han distribuito coppini affettuosi sulla nuca degli occupanti di Macao stigmatizzandone i cliché. Quali? Vediamo. Non tutti giovanissimi. Mondani con legioni di Mac. Appoggiati da simpatizzanti di estrazione radical chic accorsi tra un bocconcino di roquefort e l’altro. Improvvisatori.

Forse non è così, forse la regia dell’occupazione, che dopo lo sgombero da Torre Galfa prosegue a Palazzo Citterio, in via Brera 12, abbandonato da anni e proprietà del ministero dei Beni culturali, non era affatto improvvisata, si parla di un progetto incubato per un anno. E forse non sono piagnistei da ceto medio annoiato. Resta il post del Deboscio, perfido e molto divertente.

Il giorno dopo eccone un altro. Con la (finta) programmazione di una giornata tipo, il 17 Maggio. Tra laboratori sull’Aerosol Art e Workshop di aereoplanini spiccano l’aperitivo libertario e, ciliegina sulla torta: la cena vegana.

“Ravioli all’asbesto
Fagiolini del Kenia
Tofu local
Torta della nonna”

A parte l’asbesto (amianto), il dileggio della classica cena di sinistra tra buono pulito giusto e instradamento vegano, bio e cucina della nonna.

In sintesi: anni di osterie e militanza Slow Food, ecocoscienza e chilometro zero, minestre di farro e cuscus, addirittura il vegetarianesimo moderato e senza saperlo, siamo diventati dei cliché. Ridete, ridete pure.

[Crediti | Link e immagine: Il deboscio]