A parte il fatto che c’è Dissapore, sarà proprio questo “l’Alfabeto del nuovo gusto”?

A parte il fatto che c’è Dissapore, sarà proprio questo “l’Alfabeto del nuovo gusto”?

I rapporti tra vecchi e nuovi media, tra carta stampata e Internet, tra giornalisti e blogger sono sempre complessi; ecco perché fa piacere due volte scoprire che Style, inserto del quotidiano Il Giornale, nel suo “Alfabeto del nuovo gusto” inserisce Dissapore alla lettera D, lodando il nostro dinamismo, la nostra completezza e aggiungendo che “non c’è rispetto (quasi) per nessuno”.

A questo punto, se non altro per tenere fede a quanto sopra riferito, è obbligatorio mettersi a fare le pulci all’abbecedario di Style, proponendo quando opportuno, ovvero pressoché sempre, le nostre alternative.

[Style: Artigianale] A come Artigianale, aggettivo che funziona e strafunziona con la birra, ma, così come “naturale” per il vino, suona vacuo e confuso: chi è che stabilisce cosa sia artigianale e cosa no? Per contro, un trend che va fortissimo è cucinare con gli Avanzi: apripista è stata la bella e brava Lisa Casali, sempre attivissima e dinamica anche se, diciamolo, non potremmo mai averne abbastanza. E insomma, oggi davvero non si butta via niente, sono tempi duri anche per il bidone del compost, figuriamoci per la spazzatura tradizionale, a tutto vantaggio dell’impatto ambientale e della diversità dei sapori.

[Style: Bottura] Bottura è sempre nome caldo, anzi caldissimo. Ma da queste pagine è impossibile non notare come il Bimby sia per distacco l’accessorio più cercato dai nostri lettori. E il video del crash test di Wired continua a macinare visualizzazioni come se non ci fosse un domani.

[Style: Crippa] Crippa è stato, risultati alla mano, lo chef dell’anno, vista la terza stella Michelin conquistata dallo chef di Piazza Duomo ad Alba. Tuttavia, il suo essere un professionista di grande dedizione, più a suo agio in cucina che davanti alle telecamere, lo penalizza dal punto di vista mediatico: il chirurgico Crippa sembra preferire che siano i piatti del suo ristorante a parlare per lui. Viene quindi spontaneo inserire sotto questa lettera un altro allievo eccellente di Gualtiero Marchesi, Cracco, oggi forse il più popolare chef d’Italia. Cracco nel suo ristorante, Cracco a MasterChef, Cracco su Panorama, Cracco con la modella nuda e l’orata, anch’essa nuda, Cracco che ci frutta un sacco di clic ogni volta che ne scriviamo il nome. Manca solo qualcuno che dica che Cracco ha bocciato un piatto di Chuck Norris alle selezioni di MasterChef e chiudiamo il cerchio.

Descrizione di Dissapore, style, il giornale[Style: Dissapore] Alla lettera D, Style, come già detto, inserisce noi di Dissapore che sentitamente ringraziamo. E rilanciamo con il DIY, Do It Yourself: in cucina la gente ha voglia di fare, forse addirittura ancor più che di chiacchierare. Il successo delle nostre ricette ne è testimone, e non dimentichiamo due fattori chiave come il risparmio e la certezza sull’origine.

[Style: El Coq] El Coq, il ristorante dell’enfant prodige Lorenzo Cogo, ha preso la prima stella, ed ecco che molti fra quelli che lo esaltavano l’hanno improvvisamente dimenticato. Anche l’Entomofagia segna un po’ il passo: la penetrazione degli insetti sulle tavole europee è più lenta del previsto, mentre negli Stati Uniti resta un trend in forte ascesa. Ma se Renè Redzepi del Noma è stato costretto a togliere le formiche vive dal menu, e mantiene gli insetti solo in forme non riconoscibili all’occhio, significa che la strada è davvero lunga.

[Style: Farinetti] Su Farinetti direi che possiamo essere tutti d’accordo: qualsiasi idea del vulcanico Oscar si rivela, ancor prima di sapere se sarà vincente, fonte di assoluto interesse, e dopo la bomba dell’apertura romana del 2012 si scaldano i motori per quella milanese, che immaginiamo non da meno.

[Style: Guide] La G è per l’inserto del Giornale la lettera delle Guide, che lottano per mantenere autorevolezza e quote di mercato. A noi sembra più la lettera del Gelato, argomento che non cessa di appassionare i nostri lettori, anche per le ridotte barriere all’ingresso: è più facile, economicamente parlando, provare una nuova gelateria, per poterne poi discutere con cognizione di causa, rispetto al menu di un ristorante di fascia alta. E la G, ora che ci faccio caso, è anche la lettera di Grom, la pietra di paragone preferita per le gelaterie italiane.

[Style: Hamburger] La H è lettera che nella lingua italiana non si trova all’inizio di molte parole,  questo, e l’effettiva evidenza del trend, ci fa concordare riguardo l’imprescindibilità degli Hamburger nell’alfabeto del gusto contemporaneo.

[Style: Identità Golose] La menzione di Identità Golose è un bello spot per la kermesse milanese che è ormai nell’aria, visto che manca appena più di un mese. D’altro canto, noi non possiamo che rilevare l’enorme quantità di cibo fotografato in continuazione su Instagram, che per molti di noi rimane, pur non essendolo in senso stretto, l’app gastronomica per eccellenza.

[Style: Libri di cucina] La carta stampata chiama se stessa ribadendo il ruolo centrale dei Libri di cucina, che effettivamente sembrano non conoscere crisi. Ma i nostri tempi sono anche quelli in cui il Lievito madre è diventato mainstream, oggetto di infinite discussioni più o meno animate fra i suoi pasdaran e coloro che ne ritengono l’uso poco più di una posa. Infinite le variazioni sul tema, dai lieviti antichi (celeberrimo quello di Gabriele Bonci, proveniente da San Giorgio Jonico e vecchio di almeno 200 anni) al Li.Co.Li. o lievito in coltura liquida, un biglietto d’ingresso nel magico mondo del Tamagotchi culinario degli anni Dieci per chi non ha poi così tanta voglia di sbattersi.

[Style: Masterchef] Tutti pazzi per MasterChef: sulla trasmissione regina del palinsesto culinario, ideale punto d’incontro tra apocalittici e integrati della gastronomia, non possiamo che concordare. A proposito, non perdetevi stasera su queste stesse pagine il liveblog del quarto episodio, che condurrò io in sostituzione di Sara Porro.

[Napoli] Style celebra Napoli e ricorda l’insurrezione partenopea contro il Gambero Rosso che l’ha idealmente detronizzata da capitale della pizza. Noi rilanciamo con il Noma di Copenhagen, anche quest’anno miglior ristorante del mondo secondo la World’s 50 Best e oggetto della recensione più discussa del 2012.

[Style: Oldani] Davide Oldani è il terzo allievo di Gualtiero Marchesi citato in questo post, ed è personaggio appena meno mediatico di Cracco essenzialmente perché quest’ultimo si è legato a MasterChef mentre lo chef del D’O di Cornaredo, non un mostro di simpatia, è stato l’anno scorso giudice de La Notte degli Chef, trasmissione tutto sommato abbastanza di successo ma non così di successo. Gli contrapponiamo l’Osteria Francescana di Massimo Bottura a Modena, sempre il miglior ristorante d’Italia per acclamazione universale.

[Style: Perù] All’esterofilia dell’arrembante cucina Peruviana rispondiamo con la Pizza, altro argomento che non conosce crisi nonostante gli oceani di inchiostro virtuale spesi a riguardo. Noi di Dissapore ne abbiamo fatto l’oggetto di un campionato di successo, che pure a mio avviso è lontano dal dire l’ultima parola in materia, stante una colossale omissione. Ma tornerò a parlarne in separata sede, certo di fare il pieno di visualizzazioni e commenti.

[Style: Qualità] Alla lettera Q troviamo la Qualità, che noi preferiamo laddove sia il numeratore del suo rapporto con il Prezzo. Un fattore imprescindibile nel giudicare ogni locale, ogni ingrediente, ogni prodotto.

[Style: Redzepi] Alla R, l’articolo di Style parla di Redzepi, mentre noi, che abbiamo già parlato del suo ristorante, il Noma, ci infiliamo Simone Rugiati, prima personaggio televisivo e poi chef, con tutto ciò che ne consegue, a partire dalle polemiche intorno al suo essere testimonial della Coca-Cola. Ma il prodotto Rugiati è così, prendere o lasciare. Il suo essere belloccio – qualità più importante per un volto del piccolo schermo che per uno chef di cucina – invita a prendere, il fatto che non abbia mai cucinato per una clientela è argomento per lasciarlo nel suo brodo.

[Style: Sushi] Al Sushi, che a noi non pare in ascesa ma al massimo stabile, sostituiamo le Stelle della guida Michelin. Tutti si sbracciano per segnalarne i limiti e l’inadeguatezza ai tempi, ma quando arrivano i verdetti nessuno si astiene dall’ascoltarli. Le stelle attribuite o tolte vengono viste come il sunto dell’operato nell’ultimo anno, e sono il parametro valutativo più usato per descrivere e confrontare ristoranti, in Italia e nel mondo.

[Style: Trussardi alla scala] L’articolo che stiamo dissezionando piazza a questo punto Trussardi alla Scala, blasonata tavola milanese che ha visto avvicendarsi alla sua guida Andrea Berton e il nuovo arrivato Luigi Taglienti, con la regia palese, tanto per cambiare, di Carlo Cracco. Un cambiamento epocale di cui quest’anno ci appariranno più evidenti gli effetti. Tutto questo mentre non possiamo che prendere atto della quantità eccessiva di Torte presenti nel palinsesto televisivo: da Buddy Valastro a Ernst Knam, c’è da andare in diabete.

[Style: Università di Scienze Gastronomiche] Fa il pieno di visibilità sulle pagine dell’inserto l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, mentre noi approfittiamo dell’ultima vocale per parlare di Uova, una delle cartine al tornasole per riconoscere il consumatore attento, che sa vita, morte e miracoli del numero che vi è stampato e diffida di categorie diverse dalla 0, quella delle uova biologiche.

[Style: Vino] Style a questo punto parla di Vino, argomento che meriterebbe un abbecedario a se stante. Impossibile, per noi, non citare il fortissimo trend del regime Vegetariano e dei suoi corollari, tanti modi di essere non-onnivori divisi per etica, estetica, forza di volontà e desiderio di distinguersi. Assimilate gli scritti fondamentali di Michael Pollan e Jonathan Safran Foer, Il dilemma dell’onnivoro e Se niente importa, e dite anche voi no al consumo indiscriminato di carne, per essere e apparire più moderni, più sensibili e più intelligenti. Le statistiche ufficiali dicono sei milioni di vegetariani, io dico che le donne under35 di alto livello culturale che mangiano carne sono, nelle città italiane, meno della metà.

[Style: Zucca] Chiudiamo con due ingredienti che stanno bene assieme: la Zucca di Style e il nostro Zenzero, portabandiera di una rinnovata attenzione verso le spezie, altro elemento di distinzione dell’accortezza gastronomica degli italiani.

Abbiamo dimenticato qualcosa? Inevitabile, ma i commenti sono qui apposta, per trasformare questo alfabeto doppio in una mini-enciclopedia.

[Crediti | Style/Il Giornale]