Chef Pietro Parisi: per colpa del reddito di cittadinanza non ci sono lavapiatti

Pietro Parisi, lo chef contadino, si lamenta che per colpa del reddito di cittadinanza non ci sono più lavapiatti. Il motivo? Stanno a casa e guadagnano lo stesso.

Chef Pietro Parisi: per colpa del reddito di cittadinanza non ci sono lavapiatti

Lo chef Pietro Parisi ha le idee chiare: per colpa del reddito di cittadinanza non ci sono lavapiatti. E neanche uomini delle pulizie e manovalanza: queste figure sono tutte sparite. Il cuoco contadino non ha dubbi: questa gente che lavorava preferisce stare a casa e lavorare, se gli va, solamente nei weekend. Il motivo? Guadagnano lo stesso. In un’intervista rilasciata al quotidiano Il Dubbio, Parisi ha spiegato che fa sempre più fatica a trovare personale che lavori nel suo ristorante.

Il fatto è che col reddito di cittadinanza, giovani e disoccupati per ora si stanno accontentando di quello. Nell’intervista, Parisi si è tolto qualche sassolino dalla scarpa spiegando che chi prima guadagnava 900 euro al mese per lavare i piatti o fare le pulizie (in pratica la manovalanza di un ristorante, senza il quale chef, cuochi e camerieri fanno ben poco), adesso preferisce stare a casa prendendo i 600-700 euro del reddito di cittadinanza. Dure le sue parole nei confronti di costoro: “Se ne guardano bene di sfacchinare tutta la giornata. A’ cazzimma ormai la fa da padrona”.

Lo chef ha poi aggiunto che queste persone preferiscono rinunciare al lavoro fisso e basarsi sugli extra, magari “non ufficiali”, per arrotondare anche a più di mille euro. Visto che manca la manodopera, nel week end si trova più facilmente lavoro, anche perché siamo nella stagione estiva, quella di maggior lavoro. Un turno nel week end, viene pagato 50 euro, se ne fai due arrivi a 100 euro. Se lavori quattro sabati o quattro domenica al mese si arriva a 400 euro, a cui si aggiungono i 600-700 del reddito di cittadinanza ed ecco fatto: guadagni senza lavorare troppo.

Parisi ha poi sottolineato che questo sistema è rischioso sia per il lavoratore che per il datore. Se il lavoro extra, infatti, non è quello trovato per lui dai tutor del reddito di cittadinanza, il lavoratore deve spiegare perché ha richiesto il reddito pur lavorando. E il datore? E’ nelle grane perché deve spiegare perché non lo ha messo in regola, visto che il lavoratore non vuole, in questo specifico caso, essere messo in regola perché altrimenti perderebbe il reddito di cittadinanza.

Lo chef ha anche coniato un termine nuovo per questa situazione: “ferie di cittadinanza”. Il lavoro c’è, ma mancano i lavoratori. E non è solo il settore della ristorazione in crisi: anche nell’edilizia è lo stesso. Fai un lavoretto a settimana, “non ufficiale”, lo sommi al reddito ed ecco che hai un dignitoso stipendio mensile.