FICO Eataly World: un lavoro piaciuto poco al Guardian

Il Guardian accusa F.I.CO Eataly World, il parco tematico sul cibo aperto in periferia Bolgona, di essere un tradimento della gastronomia italiana invece che un omaggio, di offrire una visione distopica del futuro e di essere un Whole Foods pompato di steroidi

FICO Eataly World: un lavoro piaciuto poco al Guardian

Poteva forse F.I.CO Eataly World, che a seconda di come la pensiate possiamo definire il primo esperimento al mondo di parco tematico sul mangiare bene e sano, oppure un Eataly che così grande Farinetti non aveva neanche osato immaginarlo, non catturare l’attenzione della stampa estera?

Risposta scontata: no, ovviamente.

Meno ovvio, invece, che “il parco” inaugurato lo scorso 15 dicembre novembre a Bologna alla presenza di Paolo Gentiloni, venisse raccontato come un “WholeFoods pompato di steroidi”, un possibile “tradimento della gastronomia italiana”, con Farinetti accusato di avere evocato “una visione distopica del futuro”.


Guida a Fico Eataly World: mappa, informazioni pratiche, come arrivare.

Tutti i ristoranti di Fico Eataly World.

Perché Amazon ha comprato WholeFoods.


È successo sul Guardian, che ieri si è chiesto quali fossero gli aspetti positivi e negativi di questa “Disneylad dei buongustai”.

Abbiamo pensato di riassumere il reportage del quotidiano inglese divendolo in due categorie: difetti e pregi di F.I.CO Eataly World visti dal Guardian.

DIFETTI

1. Dove si trova.

F.I.CO è a 20 minuti di autobus dalla stazione centrale di Bologna, in un’area periferica prima occupata dal mercato agricolo, il centro agroalimentare di Bologna (CAAB). Il Guardian si è chiesto se è possibile coniugare il piacere di fare la spesa girando per i mercatini rionali come il Mercato di Mezzo a Bologna o le piccole botteghe dei centri storici, con l’atmosfera vagamente aeroportuale dell’ immenso megastore, dove i visitatori sono condotti per mano verso le aree di maggior interesse?

La mancanza di collegamento con Bologna e la sua tradizione.

Inoltre, riporta il quotidiano inglese, molti bolognesi sono scettici riguardo a Eataly, la catena alimentare di qualità del food of Italy, con negozi in mezzo mondo: “Eataly non ha nulla fare con la città di Bologna.

È come Ikea, un outlet in periferia dove andare a fare una gitarella di un giorno”, dice Carlo Facchini della gastronomia Ceccarelli, che ha lavorato nelle salumerie bolognesi per 40 anni, interpretando il generale sentimento dei bottegai cittadini riguardo al nuovo arrivato.


Fico Eataly World: opportunità e rischi.


Inoltre –continua il Guardian– i tour-operator includeranno nella loro offerta una giornata di visita a F.I.CO e un’altra dedicata alla città, ma sono in molti a dubitare di questo tipo di turismo. Le dimensioni del nuovo Eataly F.ICO e la collocazione fuori città potrebbero attirare un tipo diverso di visitatori rispetto a quelli che prediligono la classica bottega del centro, e c’è scetticismo rispetto ai 10.000 clienti giornalieri che dovrebbero magicamente materializzarsi grazie all’attrattiva del nuovo centro farinettiano.

La contraddizione tra il vecchio e il nuovo.

Il Guardian conclude individuando una contraddizione di fondo tra la pretesa di rappresentare il mondo contadino del cibo fatto come una volta e uno spazio impersonale improntato alle tecnologie più moderne. Come ha detto una cassiera al cronista del Guardian, “Eataly vuole celebrare la cultura alimentare italiana, ma lo fa in un modo che non è affatto italiano”.

I PREGI

Ristoranti e negozi.

All’interno di F.I.CO sono presenti oltre 45 ristoranti, tutti improntati alla tradizione culinaria italiana e “uniti dalla passione per l’eccellenza e dal ruolo giocato nel promuovere il meglio dei cibi e dei vini italiani”.

Le cucine sono il più delle volte a vista, e ospitano 30 sessioni giornaliere per educare il consumatore sulla produzione del cibo, ad esempio sul come ottenere i confetti abruzzesi di William Di Carlo o sul come spremere le olive per ottenere l’Olio Roi. 

Le ricadute positive su lavoro e turismo

F.I.CO ha richiesto quattro anni di lavoro per essere completato, con un costo di 120 milioni di euro tra contributi pubblici e privati. Si avvale inoltre della collaborazione di 150 aziende italiane di tutte le dimensioni e sta creando circa 3000 nuovi posti di lavoro. L’obiettivo è quello di raggiungere i 6 milioni di visitatori l’anno, con relative positive ricadute su turismo ed economia.

Educazione al gusto e didattica.

Il nuovo parco è anche un centro educativo, che offre corsi per adulti e bambini realizzati dai produttori sulla storia del cibo e la sua produzione a 20 euro.

Le giostre multimediali raccontano in modo innovativo il rapporto tra uomo e natura, l’importanza di alimentarsi correttamente, con l’ausilio di tecnologie moderne, dagli schermi touch-screen alle applicazioni multimediali e interattive.

Fin qui il Guardian, ma sarebbe interessante leggere i commenti dei lettori di Dissapore che sono stati tra i primi visitatori di F.I.CO Eataly World, per scoprire se anche loro pensano che si tratti di uno “Whole Foods pompato di steroidi”.

[Crediti: The Guardian]