Quel pasticciaccio brutto del pesto italiano attaccato dai giornali inglesi

Il Guardian e gli altri quotidiani inglesi hanno davvero attaccato il pesto italiano o hanno semplicemente criticato due tipi di pesto in barattolo venduti nei supermercati britannici. Ecco la storia di un pasticciaccio brutto, tra fake news, protagonismi e incomprensioni

Quel pasticciaccio brutto del pesto italiano attaccato dai giornali inglesi

E alla fine, la notizia è questa: due tipologie di pesto Sacla’ in barattolo sono state giudicate troppo salate da un autorevole ente nutrizionistico inglese, il Cash –   così come riportato dal sempre ammirato quotidiano britannico “The Guardian” -,  e di conseguenza reputate poco salubri per gli adulti e soprattutto per i pargoli.

(E che anche nei supermercati nazionali la lista ingredienti del pesto confezionato non sia esattamente rose e fiori è un fatto risaputo).

Il pesto migliore: oli vegetali, addensanti e anacardi che vi risparmiate.

Nessun attacco, nessun bieco complotto protezionistico ordito dai sudditi di Sua Maestà, nessun vile attentato da parte della Gran Bretagna contro i prodotti nostrani. Anzi, l’articolo del Guardian proseguiva invitando i consumatori a farsi il proprio pesto in casa, proprio come noi italiani, considerandolo quindi un condimento sano e genuino, nella sua versione casalinga.

Ma soprattutto, è stato esattamente questo – nonostante l’indignazione del governatore ligure Toti, che ai giornalisti del Guardian ha mandato un cestino di “vero pesto genovese”, del  ministro delle politiche agricole Martina e di qualche altra carica istituzionale presa da repentino moto patriottico –  ciò che hanno compreso e di conseguenza riportato tutte le agenzie di stampa italiane e tutti i maggiori quotidiani nazionali che si sono occupati della notizia.

Due pesti confezionati italiani venduti in Gran Bretagna sono stati giudicati troppo salati. Nessun attacco, nessuno scandalo o ingiuria verso il nostro amato pesto.

Basta, stop, finita lì.

Eppure, l’intrigantissima saga del pesto ha un’ulteriore appendice, dettata da buona fede o forse da desiderio di visibilità.

In un lungo post sul suo profilo Facebook, Lorenzo Biagiarelli, musicista, chef, nonché fidanzato di Selvaggia Lucarelli, si scandalizza contro gli scandalizzati, lanciando strali contro agenzie di stampa e quotidiani nazionali, colpevoli, a suo dire, di aver dato seguito a una bufala, tacciandoli di non capire un accidenti di inglese e di aver tradotto malamente l’articolo del Guardian, che come abbiamo visto, si è in realtà limitato a scrivere che i due condimenti Saclà al pesto sono risultati troppo salati, cosa riportata paro paro dai media nazionali.

Allora, okay che stampa e media nazionali spesso usano spesso toni sensazionalistici per motivi di clickbating e per accaparrarsi lettori, okay che i toni dei titoli, come dice il fidanzato della Lucarelli, forse sono stati eccessivamente e volutamente allarmistici, ma di tutti i media e quotidiani nazionali che hanno ripreso la notizia, nessuno ha sbagliato traduzione addebitando al “vero” pesto, quello fatto in casa, le rimostranze dei giornali inglesi.

Tutti hanno invece correttamente riportato la notizia che i pesti incriminati erano pesti confezionati in barattolo, traducendo perfettamente quanto riportato dai quotidiani inglesi, senza errori di sorta. E soprattutto, nessuno di questi media si è scandalizzato, nessuno ha parlato di un inesistente attacco degli inglesi ai danni del nostro “vero”pesto.

Quindi, nessuna bufala, nessuna fake news: solo la dimostrazione che se c’è chi non riesce a comprendere l’inglese, c’è soprattutto chi fatica a capire pure l’italiano.

[Crediti | Giardian, Il Secolo XI, Facebook]