Celiaci preoccupati per le nuove ostie chieste dal Papa, non “del tutto” senza glutine

Papa Francesco si è pronunciato contro la birra usata al posto del vino nell'Eucarestia, e per un'ostia non "del tutto" priva di glutine. Polemiche con i celiaci

Celiaci preoccupati per le nuove ostie chieste dal Papa, non “del tutto” senza glutine

Pane e vino. Ma anche frutta, zucchero, miele e un goccio di birra.

Per essere chiari: non stiamo parlando di un pic-nic all’aperto, con tanto di cestino delle vivande e tovagliette a quadri, ma del momento principale di una funzione religiosa, quello dell’Eucaristia, quando pane e vino, dove il pane è simboleggiato dall’ostia, vengono consacrati nel corpo e sangue di Cristo.

Ebbene, proprio quell’ostia è oggetto da qualche tempo di “interpretazioni” disinvolte da parte dei ministri della Chiesa: da chi la addolcisce con lo zucchero per rendere più gradevole il sapore insipido, alla stregua di un piacevole spuntino, a chi preferisce un’aggiunta di frutta e a chi invece ha pensato di offrirla con un po’ di miele.

Mentre altre volte, come successo in Olanda, si è sostituito il vino con una più rinfrescante birra, bevanda nazionale di quelle parti.

Logico che di fronte a tante e tali arbitrarie rivisitazioni sia intervenuto Papa Francesco in persona, che con una circolare della Congregazione per il Culto Divino ha posto fine a ogni bizzarra variazione sul tema eucaristico.

Secondo la circolare, il pane, cioè l’ostia, deve essere azzimo, «esclusivamente di frumento e preparato di recente, in modo che non ci sia alcun rischio di decomposizione”.

Inoltre non sono ammessi zucchero, frutta o miele per insaporirlo; e oltretutto non può essere completamente privo di glutine, in ricordo del pasto che simboleggia.

Dopo il Concilio di Trento (XVI secolo), infatti, in cui si discusse l’opportunità di impiegare ancora pane e vino durante la messa, anche a causa delle scarsità di frumento in alcune zone del mondo, fu stabilito che nemmeno la Chiesa aveva il potere di variare l’ingrediente originario, ovvero il pane: non è infatti un caso né che Gesù fosse ebreo né che abbia celebrato l’ultima cena con pane azzimo e vino, come ricordava il cardinale Carlo Maria Martini in un epistolario con Umberto Eco.

E quindi no anche a ostie completamente prive di glutine, anzi, occorre che sia presente “una quantità di glutine sufficiente per ottenere la panificazione senza aggiunta di sostanze estranee e senza ricorrere a procedimenti tali da snaturare il pane», mentre sono concesse le ostie “confezionate con organismi geneticamente modificati», sempre che siano prodotte “da persone che non soltanto si distinguano per onestà, ma siano anche esperte nel prepararle e fornite di strumenti adeguati”.

Non solo: le ostie utilizzate durante le funzioni dovranno anche rispondere a precisi parametri di produzione e modalità di vendita, evitando che finiscano buttate senza tanti complimenti sugli scaffali dei supermercati in offerte tre-per-due o simili, e altrettanto indispensabile sarà una verifica sull’onestà di produttori o distributori, per garantire “l’idoneità della materia”.

Anche il vino sarà obbligato a rispettare precisi canoni: dovrà infatti “essere naturale, dal frutto della vite, genuino, non alterato, né commisto a sostanze estranee», verificando di volta in volta che «sia conservato in perfetto stato e non diventi aceto”.

E soprattutto, non sarà più ammesso “nessun pretesto a favore di altre bevande di qualsiasi genere”.

Uno stretto giro di vite che non ha mancato di generare uno stuolo di polemiche, soprattutto da parte dei celiaci: sarà loro quindi preclusa l’ostia consacrata?

Niente affatto: di norma “il basso tenore di glutine contenuto in un’ostia non crea particolari problemi anche a chi soffre di celiachia”, spiegano i portavoce del Vaticano; inoltre, se il disturbo è particolarmente grave “il fedele può fare la Comunione solo con il vino, come previsto dal Diritto Canonico”.

Anche i religiosi che hanno avuto problemi di alcolismo sono presi in considerazione nelle nuove disposizioni: per loro potrà essere utilizzato il mosto, vale a dire il succo d’uva non fermentato invece che il solito vino da celebrazione, un vino liquoroso, con la caratteristica di conservarsi a lungo, e commercializzato con la dicitura canonica “ex genimine vitis” (dal frutto della vite).

Per la birretta fresca, invece, magari accompagnata da un morbido panino gluten-free, occorrerà aspettare la fine della funzione: l’Eucaristia è un’altra cosa.

[Crediti | Link: Corriere Roma]