La sindaca, i vegani e gli agnolotti

Siamo stati a pranzo con la sindaca di Torino per capire, a nove mesi dall'elezione, se la città fosse effettivamente diventata vegetariana, perché a noi non pareva. Ecco cos'ha detto Chiara Appendino

La sindaca, i vegani e gli agnolotti

Sabato sono stato a pranzo con la sindaca di Torino e la sua famiglia, suo marito e la loro bambina di mesi quattordici.

Il posto l’abbiamo scelto assieme e abbiamo puntato su una nuova apertura pop-posh di cui Dissapore vi ha già parlato: Hafa Storie è un ristorante a un passo dal mastodontico mercato di Porta Palazzo che fa cucina sia marocchina che piemontese e questa seconda è affidata alla sapiente consulenza di Christian Milone (una stella fresca fresca caduta sulla sua Trattoria Zappatori a Pinerolo).

Chiara Appendino e io siamo andati a mangiare assieme non perché siamo vecchi amici o compagni di partito: il fatto è che lei è la prima cittadina di Turìn e io un giornalista che si occupa di cibo (in quel caso, per conto di Repubblica).

E quando Appendino venne eletta, ci fu una notizia che fece il giro dei media del mondo: che Torino sarebbe diventata una città vegetariana (perché nel suo programma, la sindaca auspicava la diffusione del veganesimo e vegetarianesimo per la salvaguardia della salute e dell’ambiente).

Dunque sabato, a nove mesi dall’elezione, volevo capire se Torino fosse effettivamente diventata una città vegetariana, perché a me non pareva, visto che grazie al cielo vitelli tonnati e brasati non mancano.

Lei mi ha risposto che c’è stato un qui pro quo: che non vuole Torino vegetariana ma veg-friendly, cioè un posto dove chi non mangia carne o prodotti animali si senta ben accolto. Che non vuole assolutamente rinunciare alle tradizioni, ma che bisogna mangiare la carne buona, non allevata intensivamente. E me l’ha detto gustandosi una tajine.

Io in fin dei conti sono d’accordo: viva i vegetariani, viva i vegani, venite a Torino che ci son un sacco di bei posti per i vostri gusti.

Vorrà dire che rimarranno più agnolotti per me.