Da Ciro a Torino: recensione della pizzeria di Ciro Ferrara

Recensione della pizzeria ristorante "Da Ciro", aperta dal famoso (ex) calciatore Ciro Ferrara a Torino. Il menu, i prezzi, le pizze provate, le nostre opinioni.

Da Ciro a Torino: recensione della pizzeria di Ciro Ferrara

Al napoletano e napolista il nome di Ciro Ferrara – proprietario della pizzeria Da Ciro a Torino – evoca sensazioni contrastanti. Partenopeo di nascita, difensore alto e ossuto, enfant prodige del Napoli di Maradona e perciò legato nel ricordo all’irripetibile stagione degli scudetti, passò poi alla Juventus, l’eterna rivale, la squadra agli antipodi per geografia, cultura, tutto. Per carità, fece bene Ferrara a non immolarsi nell’era più oscura per gli azzurri, e a vestire la maglia bianconera con la quale avrebbe vinto altri 5 scudetti, una Coppa dei Campioni, eccetera. Anche per questo, non mi pare che nessuno gli abbia mai dato del traditore, nella mia città. Finita la carriera, e rimasto a Torino, Ciro ha fatto una serie di cose, come tutti, sia nel mondo del pallone che fuori.

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Tra quelle fuori (no, oggi non parleremo di Amici Celebrities), c’è l’essere entrato in società col titolare del marchio Gennaro Esposito, pizzeria di Torino: per qualche anno sono stati insieme nella gestione del locale di corso Vinzaglio – c’era anche, sul menu, una foto in cui i due replicavano l’abbraccio tra Eduardo De Filippo e Totò, appoggiandosi a una vaghissima somiglianza. Dopo qualche anno, ognuno per la sua strada, e la pizzeria è rimasta a Ferrara, cambiando il nome in Da Ciro. Come ho già detto parlando di Gennaro Esposito, in quel posto ci ero andato per anni quasi tutti i giorni, ma non ci ero mai tornato dal cambio nome, fino ad ora.

“Veraci a Torino”, è lo slogan sul sito. Napoletana classica senza dar spazio a dubbi: tale era col marchio Gennaro Esposito, tale rimane. Il menu ha avuto ovviamente qualche rimaneggiamento, ma lo stile e i fondamentali rimangono quelli.

L’ambiente

Il locale soprattutto è stato rinnovato, passando da un’ambientazione folcloristica a una più rustico-moderna: ci sono ancora le pale da pizza appese al muro come quadri, ma sono sparite le immagini dei vicoli e dei panorami, le icone obbligatorie e tutta la chincaglieria parteno-kitsch.

L’ingresso è d’impatto: subito dietro la cassa il forno a legna, bello, grande e incassato nel muro, non il tipico igloo napoletano. Sia aspettando per sedersi, sia facendo la fila alla cassa, la zona pizzeria è in bella vista; e così anche dalla più grande delle sale. Due sale laterali e una specie di privé seminterrato, 100 coperti tondi tondi.

Il servizio

Cortese e veloce, senza tanti salamelecchi, ma bello sbrigativo, ed è giusto così. Le pizze arrivano abbastanza in fretta, anche se il locale è a pieno regime; di giovedì a pranzo, tra l’altro, e c’è gente che aspetta fuori, non oso immaginare l’assalto del sabato sera. Con tutto questo, nella trincea un solo pizzaiolo, che stende condisce inforna cuoce impiatta: standing ovation per lui.

Il menu e i prezzi 

Mega traditional la proposta: le pizze subito in prima pagina, e sono ben 24. Qualche curiosità ma nessun azzardo, qualche tamarrata come la pizza col cornicione ripieno di ricotta, ma manco tanto. Poi 3 pizze fritte, e una cucina – sempre napoletana con qualche escursione piemontese – che tra antipasti, primi, secondi, contorni, insalate e piatti di pesce del giorno (in lavagna) ha un’offerta troppo ampia per essere solo di facciata: e in effetti la ricordo discreta, anche se stavolta non abbiamo modo di testarla. 

La margherita a 6,50 euro, il primo prezzo è la marinara a 5 euro e tutto il resto tra i 7 e i 10 (cornicione ripieno a 11 euro). Piatti tra i 9 e i 13 euro, un po’ di più il pesce.

Carta del bere di bandiera per una pizzeria, quindi nessuna particolare attenzione alle bevande.

Il fritto e le pizze Da Ciro

Del vecchio Gennaro mi ricordavo le pizzelle di fiorilli, e anche se non è stagione, non so resistere e le prendiamo come antipasto. Sono ripiene di ricotta (buona), il sapore del fiore si sente, la copertura delude un po’, a metà tra la pastella e la pasta lievitata, risulta poco croccante. L’insieme comunque è gustoso.

Ma la pizza, com’è? No ruota di carretto, no canotto, napoletana classica: addirittura un po’ più piccola del piatto, ma questo potrebbe essere contingente: a causa delle palline un po’ indietro di lievitazione – visto che è inizio giornata – che quindi non hanno raggiunto ancora l’estensibilità ideale. Il che sembrerebbe confermato dallo spessore della parte centrale, sottile ma non sottilissima. Impasto comunque morbido, gradevole, un filo salato; il cornicione spesso ma denso, non cavo. Cottura perfetta, molto bene sotto, né pallida né bruciata, e le classiche macchie di leopardo sono comunque su un fondo ben brunito; da un lato un po’ più scure, dall’altro meno, ma comunque nel range del ben cotto, sono le tipiche irregolarità che caratterizzano la pizza napoletana in quanto prodotto artigianale e popolare.

Come sempre, prendiamo una rossa e una bianca per avere un’idea. L’estetica è quella che è, e nessuno pretendeva qualcosa di diverso. Napul’è, una bufala evoluta: salsa di pomodorini già cotta, un po’ sugo e un po’ frutti interi, molto buona; bufala a bocconcini, con l’inevitabile fuoriuscita d’acqua ma neanche tanta; scaglie di parmigiano ben presenti, di spessore giusto e consistenza perfetta, fuse al punto giusto, non secche o bruciate. Promossissima. 

La vera porcata è la Ricotta mozzarella e ciccioli: con il pepe nero, è il tradizionale ripieno della pizza fritta. La scelgo sia perché è un classico della tradizione revisited, sia perché in un’altra pizzeria Napoli style, Cammafà, l’avevo provata con esiti drammatici. Bene, questa è condita in maniera eccellente: il fiordilatte fa bene da base, la ricotta è saporita e non sembra appassita dalla cottura, i cicoli vivaddio sono veri cicoli. Insomma, una bomba.

Per dovere di cronaca proviamo una zeppola: dimenticabile, con l’impasto un po’ secco, come spesso capita in pizzeria. 

Conto e digestione

Paghiamo 38,50 in due, quasi 20 a testa che non è poco ma è in linea con locali di fascia simile a Torino: prezzo alzato dall’antipasto, che costa quanto una pizza, e dal dolce; questo per dire che ce la potevamo anche cavare con la metà, senza rimanere con la fame.

Digestione un po’ lenta ma tranquilla.

pizzeria da ciro torino

Opinione

ristoranti pizzerie

In definitiva, un’ottima pizza napoletana, senza fronzoli e senza ambizioni. Consigliatissimo per pizza e basta. Un bel sette tondo tondo Ciro se lo merita tutto. A proposito, eh: forza Napoli, sempre.

PRO

  • Impasto e cottura da napoletana classica, con più pregi che difetti.
  • Abbinamenti e ingredienti che senza essere nulla di inedito, funzionano.

CONTRO

  • Il servizio un po' sbrigativo.
  • Tutto ciò che non è pizza.
VOTO DISSAPORE: 7 / 10
Voto utenti
Da Ciro
Da Ciro
Corso Vinzaglio, 17, 10121 Torino, Torino TO, Italia