Delle due una: o Ilaria Bellantoni è un genio o non abbiamo capito un tubo di Slow Food

Non vi dico lo stupore, ieri, nel trovare dentro l‘ultimo Max, uscito a inizio mese nel nostro più meritato disinteresse, un’intervista di Ilaria Bellantoni a Carlo Petrini. La prima, ricorderete, ha scritto Lo chef è un Dio, docu-fiction sul mondo dell’alta cucina che (non) ha fatto tremare lo chef stellato Carlo Cracco, dentro le cui cucine la giornalista scesa dal tacco dodici ha trascorso un mese di stage (infatti, ormai per tutti — ahinoi — è “la stagista”), l’altro è “l’eroe dei nostri tempi” che ha fondato Slow Food.

Non so se a causa della sua proverbiale inadeguatezza in cucina, o per il ruolo di paladina della liberazione delle donne dai fornelli che la Bellantoni si è scelta, ma l’intervista acutizza una spontanea insofferenza tra le parti, odio sarebbe esagerato, che ha il risvolto positivo di smorzare l’effetto “con tutti gli onori e i rulli di tamburi del caso”, di una tipica intervista a Petrini. Oltre a segnalare delle possibili contraddizioni di Slow Food, di fronte alle quali, caro il mio piccolo lettore, ti chiediamo di prendere posizione.

A parte le scemenze cui evidentemente una giornalista che firma interviste per Max non riesce a rinunciare, tipo: “E’ vero che lei ha un vestito per l’inverno e uno per l’estate?”, la Bellantoni, dopo l’osservazione di Petrini sulla necessità di fantasia ai fornelli, puntualizza in pieno Cotto&Mangiato-style.

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“Ci vuole anche tempo però. Io lavorando tutto il giorno alla sera non lo trovo proprio il tempo per essere creativa anche in cucina”.

DOMANDA DI DISSAPORE. Quando chiediamo alle donne (e agli uomini) che lavorano di cucinare cose superiori alla media, stiamo chiedendo troppo? Dobbiamo per forza rassegnarci al Parodismo (da Barbara Benedetta Parodi) dilagante?

A Petrini, nel frattempo, inizia a scattare la carogna, non vuole mettersi nei panni della Bellantoni: “Se lei non vuole interessarsi di cucina sono fatti suoi. Non so se ho reso l’idea”.

Cerea, Carlin!

La tensione sale e la Bellantoni sfodera la madre di tutte le acidate contro Slow-Food: “Però la vostra è un’associazione di persone abbienti che sostiene prodotti di lusso destinati a una minoranza”.

Ma non è facile lasciare senza risposta Carlo Petrini.

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Il fondatore di Slow Food replica: “Noi sponsorizziamo prodotti buoni e accessibili, non si è mai pagato così poco il cibo, basta spendere con attenzione, un cibo di qualità fa risparmiare medicine e fa bene all’ambiente”.

DOMANDA DI DISSAPORE. Vi sembrano argomenti convincenti? Voglio dire, quali di queste due opinioni su Slow Food condividete?

Ilaria Bellantoni non molla la presa e stupisce: “Ma è cibo che costa di più”.

La pazienza di Carlo Petrini ha un limite, innervosito chiede: “Ma parla con cognizione di causa o tanto per parlare?”

I due discutono, lei fa la spesa al supermercato, lui al mercato al contadino, dove dice di spendere meno.

DOMANDA DI DISSAPORE. E’ vero, nella vostra esperienza al mercato del contadino si spende meno?

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Subito dopo il discorso torna sulla mancanza di tempo, ma l’accusa di essere elitario a Carlo Petrini non è andata giù. “Per mangiare cose buone, pulite e giuste bisogna dedicarvi più tempo, certo. E’ una scelta. Ho molti amici che pranzano e cenano al ristorante, ecco, loro non risparmiano di sicuro”.

Sarà mitomane più della media o forse meno stagista di quel che si pensa, ma Ilaria Bellantoni tiene il punto e per indispettire l’intervistato affonda con il peggiore insulto possibile. Uno di quelli che noi qui, su Dissapore, conosciamo bene: “Infatti io pensavo alle famiglie, non ai gourmet fighetti”.

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[Crediti: Link: Dissapore, immagini: Max]