Gabriele Bonci, oltre la pizza c’è di più

Questo è il caso di una stroncatura, qualcuno la ricorderà, curiosa perché a parti invertite, indirizzata cioè da uno chef (lievitista, fornaio, pizzettaro, fate voi) a una guida (rivista, canale sat, editore, fate voi).

Parti in causa sono Gabriele Bonci, unanimamente considerato una pietra miliare per la redenzione della pizza romana, e il noto anche se ammaccato gruppo editoriale Gambero Rosso. La lavagnetta è stata intercettata mesi fa nell’antro romano di Bonci, il Pizzarium. A Gabriele Bonci, l’abbiamo detto in tutte le salse, dobbiamo i più memorabili assaggi nella nostra lunga e intensa carriera di addicted alla pizza romana, creatori di spaventosa dipendenza quasi quanto il suo stile, cui, passatemi l’espressione, non difetta una  delicatissima allusività. Tipo lavagnetta, o anche questo messaggio visto su Facebook.

Non voglio mascherare con nessun argomento la mia (la nostra) predilizione per Gabriele Bonci, un tempo proditoriamente definito qui il degno erede di Trilussa, e che ribadisco, andrebbe preservato da un comitato di salvaguardia della romanità. E tanto per essere chiari, m’è piaciuto anche nei panni televisivi di BonciBo, la sola ragione valida per guardare quello strampalatissimo guazzabuglio fatto a c.d.c (ca**o di cane) conosciuto come La prova del cuoco. ‘Nzomma, uno che buca lo schermo, e che quanto a comunicazione ha poco da imparare. Okay, ma chi è il destinatario del messaggio visto su Facebook?

E’ Stefano Polacchi, caporedattore della rivista Gambero Rosso (ammesso che dopo le varie ristrutturazioni conservi lo stesso incarico), bravo giornalista e gourmet di lungo corso, evidentemente piccato per la lavagnetta corsara del Bonci.

Chiedo scusa per l’esposizione di panni privati in luogo pubblico (per quanto, privato Facebook, insomma) ma la questione è tutt’altro che secondaria. Parliamo di come si comunica al tempo del famigerato 2.0 e di un caso in cui, perché parliamo di questo se non l’ avete capito, il pizzettaro sembra capirne più del bravo giornalista.

A voi non sembra?

PS. Detto questo, una maggior chiarezza nel giudicare certi ristoranti gioverebbe alla credibilità generale del Gambero Rosso, altrimenti uno è portato a pensare che tanto entusiasmo nasconda un filo di interesse. Dalla recensione del ristorante Macro 138, in via Nizza a Roma, presa dalla rivista in edicola:

Punteggio 78
E’ con immenso piacere che ritroviamo Marco Milani, Chef di indiscusso talento, in questa nuova realtà di ristorazione, annessa a una delle due sedi del museo Macro (Museo D’Arte Contemporanea di Roma) ma con un suo ingresso e una gestione indipendenti, nonché un comodo parcheggio. Arredi moderni e colorati, tanta luce, bella terrazza estiva, brunch a buffet per il pranzo (dal martedì al venerdì a 15€ il sabato e la domenica a 25€ perché la scelta è più ricca, ma in entrambi i casi è inclusa una bevanda, e per il fine settimana è bene prenotare), menù degustazione della “tradizione romana” a €45, carta dei vini intelligente e ben fatta, con etichette non scontate e per tutte le tasche. Le scelte sono state fatte dai curatori della guida vini d’Italia del Gambero Rosso. Queste le ottime premesse. Il valore aggiunto, inutile dirlo, è l’ottima cucina di Marco, una cucina indubbiamente fondata sul sapore, creativa, molto personale e concreta, che seduce e convince ogni palato. Qualche esempio? Carpaccio di scampi, mousseline all’aceto di Barolo e scampo croccante; risotto cacio e pepe, anguilla affumicata e sedano caramellato; ravioli di coda alla vaccinara, tartufo nero e fagioli Coco; saltimbocca di animelle vitello con la cicorietta; baccalà al naturale, spuma di patate, essenza di puttanesca. Per chiudere in bellezza “gli agrumi”, ovvero: sorbetto di arancia, gelatina di clementine alla vaniglia, limone soffiato, pan di cedro. Servizio giovane e volenteroso, anche se non privo di alcune ingenuità. Per una sosta lampo c’è anche il Macro Cafè, aperto fin dal mattino per una buona prima colazione.

Ecco, ora cliccate qui, e date un’occhiata alle società aggiudicatarie del servizio di ristorazione del Macro di Roma. Poi, per carità, tutto può essere.

[Crediti | Link: Dissapore, Zetema. Immagini: Facebook]