Frutta secca: 5 errori che facciamo spesso

I 5 errori che facciamo quando scegliamo e cuciniamo la frutta secca. Da usare sempre la solita a ignorare benefici e controindicazioni, da non conoscere le proprietà a non essiccare in casa fino a ignorarla nelle ricette salate

Frutta secca: 5 errori che facciamo spesso

Parlando di frutta secca ci vengono subito in mente arachidi, noci, pinoli, anacardi e la famiglia di frutti a guscio che siamo soliti mangiare a Natale, o che, sempre più spesso, dietologi e nutrizionisti ci raccomandano come snack quotidiani.

Nella categoria rientrano in realtà tutti i frutti sottoposti a processi che ne allungano la conservazione, vedi tostatura o disidratazione.


5 errori che facciamo spesso: la serie


Spesso sottovalutati, anche da noi, meritano un episodio tutto loro dei 5 errori di Dissapore.

1. Fermarsi a noci, arachidi e anacardi.

Dicevamo: sottoposti a tostatura o disidratazione, dunque anche mele, albicocche, ananas, cocco, mango, persino le verdure.

E siccome disidratare la frutta, al pari degli altri alimenti, significa concentrarne le sostanze nutritive, la quantità necessaria al nostro fabbisogno quotidiano si riduce sensibilmente.

uva passa

A questo proposito ricordiamo che la frutta secca si divide in 2 grandi famiglie:

— Frutta lipidica: ricca di grassi e povera di zuccheri, in cui rientrano frutti e semi oleosi come arachidi, mandorle…
— Frutta glucidica: povera di grassi e ricca di zuccheri, in cui rientrano i frutti non oleosi come mele, fichi, datteri, prugne, uva passa…

2. Non conoscere benefici e controindicazioni.

La frutta secca, come detto in precedenza, è ricca di nutrienti. Per questo è utile conoscerne le proprietà o sapere quando e quanta mangiarne.

La frutta secca oleosa, altamente calorica e ricchissima di proteine, è un ottimo integratore naturale ma va consumato con moderazione, non superando i 30/40 grammi al giorno, lontano dai pasti principali per evitare di assumere troppi grassi e proteine.

È invece ideale per colazione, come snack di metà mattinata o merenda pomeridiana.

Ottima alleata degli sportivi che necessitano di cariche energetiche, sali minerali e carboidrati, ma senza dover ricorrere a pasti impegnativi, si addice in particolare alle persone sofferenti di diabete e ipercolesterolemia in quanto ricca di fibre e di acidi grassi mono e poli insaturi.

Quando la comprate preferite sempre la frutta ancora chiusa nel guscio, perché l’altra, quella sgusciata, ha bisogno di conservanti o antiossidanti artificiali per evitare che i grassi diventino presto rancidi.

3. Credere che sia tutta uguale.

Non tutta la frutta secca è nata uguale. Conoscerne le proprietà specifiche può aiutarci a scegliere la più adatta alla nostra dieta.  Vediamo di seguito le proprietà dei tipi più diffusi:

Pistacchi: utili in caso di colesterolo alto perché contribuiscono a ridurre i livelli di LDL, il cosiddetto “colesterolo cattivo” elevando quelli dell’HDL, quello “buono”.

Ricchi di vitamine e sali minerali, spesso vengono penalizzati come altri della stessa famiglia dall’eccessiva quantità di sale aggiunto che ne pregiudica il consumo da parte degli ipertesi.

Arachidi: ricche di sali minerali, antiossidanti, proteine, vitamine, fibre e grassi buoni. Anche in questo caso, gli effetti benefici del seme vengono spesso pregiudicati dall’eccessiva aggiunta di sale.

Noci: ricche di sali minerali, vitamine e omega 3 sono utili in caso di malattie cardiache e patologie infiammatorie, aiutano il sistema immunitario, hanno proprietà antiossidanti e contribuiscono a regolare il ciclo del sonno.

Mandorle: la saggezza degli anziani consiglia di tenere una manciata di mandorle a portata di tasca per consumarle durante il giorno.

In effetti, è provato che il consumo quotidiano di circa 30 grammi del frutto aiuta ossa e colesterolo, prevenendo il diabete, grazie a grassi monoinsaturi, proteine, calcio, magnesio e fosforo.

Nocciole: buona fonte di fitosteroli, vitamina E, vitamina B, antiossidanti, sali minerali, grassi buoni e fibre aiutano a prevenire le patologie cardiache e circolatorie, ad abbassare il colesterolo mantenendo in salute l’apparato digerente.

4. Non provare a essiccarla in casa.

Finita la moda dei germogli, che ha provocato nelle case di salutisti e gastrofighetti una vera invasione di germogliatori, la tendenza è di essiccare frutta e verdura direttamente a casa propria.

Se per essiccare o tostare i frutti oleosi basta un forno regolato a 130 gradi e poche decine di minuti, frutta e verdura fresche richiedono qualche attenzione e parecchia pazienza in più.

A questo scopo sta fiorendo il commercio di essiccatori casalinghi adatti a tutte le tasche. Basta un giro mirato su Google per imbattersi in macchine che vanno da poche decine di euro a qualche centinaio e più. Il funzionamento è abbastanza semplice.

Un flusso di aria calda costante e a temperatura controllata viene veicolato dentro la camera di disidratazione attraverso una ventola. Il tempo che l’acqua presente negli alimenti impiega a evaporare varia da alcune ore fino a qualche giorno, a seconda dell’alimento e di potenza e dimensione del macchinario.

frutta secca fatta in casa

 

Al netto delle mode che vanno e vengono, si tratta di un ottimo sistema per conservare prodotti stagionali avendo sempre disponibili sapori e proprietà nutritive in forma concentrata.

Utili in cucina, pasticceria e cocktail, sono anche uno snack sano e gustoso da preferire alle merendine confezionate spesso infarcite di conservanti e ingredienti poco salutari. Girate qualche libreria ben fornita, troverete molti testi sul tema con suggerimenti su impieghi e tecniche.

Vi assicuro che, indipendentemente dalla vostra “religione” gastronomica, questa tecnica regala soddisfazioni tanto ai vegani intransigenti quanto ai più agguerriti carnivori.

5. Non utilizzarla in cucina.

I guru dell’alta cucina predicano croccantenzza. Senza, un piatto che abbia qualche pretesa, non può essere tale. Come dare loro torto? Il gioco di consistenze tra morbido, vellutato e “crunchy” rende il boccone più accattivante.

Che siano insalate, creme oppure risotti, qualche piccola noce o arachide aumenta il piacere.

Un buon risotto con porri e taleggio viene esaltato dalla presenza delle arachidi proprio come le nocciole s’intrecciano a meraviglia con le tagliatelle ai funghi porcini, specie se aiutate da un pizzico di caffè macinato spolverizzato a fine cottura.

Se vi piacciono gli accostamenti insoliti, a Natale proponete un medaglione di cotechino sormontato da una fetta di foie gras arricchito da una composta tiepida di mirtilli e una fettina di banana essiccata.

Non vi racconto nemmeno come fare una buona arista di maiale ripiena di prugne secche poiché è un piatto molto diffuso, mentre la padellata di mele caramellate insieme a uva passa e datteri secchi, spruzzati con aceto balsamico è senz’altro un contorno insolito per i piatti di carne o per una apple pie da gustare a fine pasto.

Alla fine, cosa ne pensate? Come sempre aspetto i vostri consigli e se non siete pigri anche qualche ricetta.