Patate dolci: 5 errori da non fare

Patate dolci: 5 errori da non fare. Da confonderle con le patate comuni a buttare la buccia, da pensare che facciano inigrassare a pensare che vengano solo dall’America

Patate dolci: 5 errori da non fare

Le patate dolci, anche dette patate americane, non sono semplicemente delle patate comuni solamente un po’ più dolci, come saremmo portati a credere, e non vanno trattate con quel misto di curiosità e sospetto che riserviamo ad altri alimenti esotici. Ed è sbagliato considerarle una moda, un vezzo, alimenti da consumare ogni tanto, così, tanto per cambiare. Infatti, sono dei veri superfood, e i loro benefici sull’organismo umano sono molteplici.

Certo, negli ultimi anni molti superfood, veri o presunti,  sono passati sotto le nostre forchette, ma in questo caso la fama è tutt’altro che usurpata, come ha stabilito l’associazione americana dei consumatori Center of Science in the Public Interest (CSPI), che ha assegnato alle patate dolci il titolo di vegetale più benefico per l’organismo umano.

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E a ragion veduta: le patate dolci sono un tesoro di nutrienti. Fibre (il doppio delle patate comuni), vitamine, minerali (come il potassio, in misura doppia rispetto alla banana), antiossidanti, come flavonoidi e antiociani. Per di più, presentano un basso indice glicemico, inferiore alle patate comuni, essendo composte da carboidrati complessi a lento rilascio.

Senza dimenticare che le patate dolci sono belle: la buccia vira dal beige al rosso, la polpa dall’arancione al viola, grazie alla notevole quantità di beta carotene, permettendoci di preparare piatti sani e anche scenografici.

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Per tutti questi motivi è importante conoscere bene le patate dolci, con inevitabile lista dei principali errori da evitare per usarle al meglio in cucina.

1) Confonderle con le patate comuni

Nonostante il nome, le patate dolci —nome scientifico di Ipomea batatas— non sono tuberi come le patate, ma radici tuberose che appartengono a una famiglia vegetale diversa.

Mentre le patate normali appartengono alla famiglia delle Solanacee, come melanzane, pomodori e peperoni, quelle dolci appartengono alla famiglia delle Convolvulaceae, come molte piante ornamentali, ad esempio le campanelle. Sarà per questo che sono così belle e colorate.

2) Buttare la buccia

Non fatelo.Nella buccia si trovano molti nutrienti preziosi, soprattutto il “cajapo”, dimostratosi utilissimo nella lotta contro diabete e colesterolo elevato, perché capace di ridurre la cosiddetta glicemia basale (valore del glucosio presente nel sangue a digiuno).

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Non per nulla i giapponesi, grandi mangiatori di patate dolci, le consumano in prevalenza crude, estratto della buccia compreso, per avere un aiuto contro anemia, ipertensione e diabete.

Scartate quelle con la buccia rovinata, con punti molli o crepe. Se le conservate in un luogo asciutto (una cantina o una veranda) si conservano anche fino a un mese.

3) Pensare che facciano ingrassare

Le patate dolci hanno solo 86 calorie per etto. Il limitato apporto calorico, comune in effetti anche alle patate ordinarie, le rende un’ottima fonte di energia senza troppe ripercussioni sull’ago della bilancia.

A patto però di consumarle crude con la buccia, bollite o ancor meglio al vapore, per preservarne tutti i componenti nutritivi. Il sogno di dimagrire ingozzandosi di patate fritte, anche se dolci, è destinato a rimanere tale.

4) Mangiarle solo cotte, come le patate comuni

Le patate dolci, a differenza di quelle ordinarie, si mangiano anche crude. Per la precisione, onde evitare che il calore della cottura disperda l’apporto benefico dei nutrienti, mangiarle crude sarebbe la prima opzione.

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Come? Semplice, basta tagliarle a julienne, come le carote, e condirle con poco olio, sale e limone, oppure grattugiarle con una grattugia a fori grossi, per ricavare una specie di purè, o anche tagliarle a fettine sottili da mangiare in insalata, o ancora frullarle per ottenere dei frullati colorati.

Sempre con la buccia, ben pulita e lavata, ovvio.

L’importante è accompagnarle con un grasso, come ad esempio l’olio di oliva, per assimilare al meglio tutti i carotenoidi, sostanze solubili, appunto, nei grassi.

Se invece le preferite cotte, sappiate che sebbene non imparentate con le patate comuni, le patate dolci si preparano nello stesso modo. Sono buone sfogliate, in purea, in crema, negli sformati, al forno, e accompagnano bene anche i dolci; provatele ad esempio in una torta allo zenzero o nei muffin.

5) Credere che vengano solo dall’America

Le patate dolci sono dette anche americane perché diffuse nel Sud America, nonostante non siano originarie della regione, dove però hanno trovato il clima temperato e il terreno adatto alla loro coltivazione.

Ma a chi preferisce “mangiare italiano”, va ricordato che le patate americane non sono solo… americane: la loro coltivazione è diffusa in tutto il pianeta, anche in Italia, soprattutto in Puglia e Veneto. Un motivo in più per inserirle nella nostra dieta.