Bologna: com’è un ristorante Ducati

A Bologna ha aperto Scrumbler Ducati Food Factory, il primo ristorante Ducati. Ci siamo stati per dirvi com'è e parlare di location, menu, personale e prezzi

Bologna: com’è un ristorante Ducati

Ferrari, Lamborghini, Maserati, Pagani, Malaguti, Ducati: tutte incredibili meraviglie della meccanica. Tortellini, mortadella, piadina e tagliatelle al ragù: specialità culinarie praticamente inossidabili.

Cos’hanno in comune motori e sapori? Ma è facile, lo sanno tutti: l’Emilia Romagna, terra dove il connubio raggiunge i livelli più alti, specie tra Modena e Bologna.

A Maranello, Ferrari è partita in pole position con il ristorante Cavallino, dove i fan, magari dopo una visita al museo delle Rosse, completano l’esperienza degustando la cucina tipica emiliana.

I ristoranti “con griffe” sono una consuetudine da tempo, e se i primi a intercettare la tendenza sono stati gli stilisti della moda, il mondo dei motori si è accodato volentieri. Non fa eccezione Ducati, che lo scorso 19 dicembre è scesa in pista con il suo ristorante, chiamato Scrumbler Ducati Food Factory, a Bologna.

Già aperto al pubblico ma non ancora inaugurato perché, ci dice il responsabile, ha bisogno di un serio collaudo prima della partenza (non poteva che essere così), è stato oggetto del giro di prova di Dissapore.

Si parte (ehm).

Com’è il posto.

Immaginatevi una via periferica a forte densità di traffico e un grande capannone industriale degli anni Cinquanta, ristrutturato e arredato in pieno stile “road movie” con pavimento grigio cemento.

Il soffitto è alto, alcune moto sono strategicamente parcheggiate tra i tavoli di legno, negli schermi tv c’è il rullo continuo delle notizie, completa il colpo d’occhio un grande forno a legna circondato da sampietrini.

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Se per lo stile, Harley Davison è il primo richiamo che viene in mente, la star del locale qui è la Ducati Scrambler, moto dalla forte presenza scenica degli anni ’70, nata negli USA.

Ho contato circa 120 coperti che sommati alle 20 sedute della sala privé per eventi e meeting, fanno dello Scrumbler Ducati Food Factory un locale grande e impegnativo da gestire. E ci sono anche i posti del bancone, per chi apprezza il genere si possono consumare pasti veloce seduti sugli sgabelli del bar.

Cosa c’è nel menu.

Non è necessario chiamare il cameriere per sapere cosa c’è da mangiare, il menù è sotto i vostri occhi stampato sulle tovagliette, in stile pub-pizzeria. A sinistra ci sono le pizze sia al piatto che alla pala (per 2 persone) insieme ai primi piatti, a destra invece insalate e bevande.

L’impiego della farina bio multicereale per la pizza rende l’impasto leggerissimo, fantasiosi i topping: tipo mandorle, ricotta e salmone o blu del Monviso, con pere e speck. Le varianti personalizzate costano 3 euro in più, è possibile aggiungere culatello, burrata pugliese o acciughe del Cantabrico.

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L’imponenza del forno a legna accanto all’entrata rende esplicito che la pizza qui è protagonista, insieme alle moto, ma nel menu del ristorante Ducati si trovano anche primi piatti tipici emiliani, insalate, salumi di qualità e piadine romagnole. Giusto per ribadire il legame tra la casa motociclistica di Borgo Panigale e il territorio cui appartiene.

Da bere, Lambrusco, vini locali e birra Moretti alla spina in 3 versioni, Baffo d’oro, bianca e rossa.

Personale. 

E’ giovane e amichevole, in effetti visti i frequentatori del locale non poteva che essere così. La divisa d’ordinanza sembra uscita dall’armadio di un motociclista anni Settanta: jeans, maglietta ovviamente con griffe, camicia a scacchi aperta sul petto.

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Il personale prende le comande su un tablet e per ogni ordine lascia uno scontrino sul tavolo da mostrare quando si richiede il conto. Chiedendo due birre, un dolce e un caffè ne ho collezionati ben 4. Conosco modi di contabilizzare le consumazioni meno ansiogeni.

Questi sono i prezzi.

Per le pizze al piatto si spendono dai 6 ai 14 euro, la pizza più costosa è con porcini, fior di latte pugliese e prosciutto crudo di Parma invecchiato 24 mesi, la più economica, come sempre, la marinara.

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Le piadine costano da 6,5 a 8 euro. Il costo superiore alla media si giustifica con l’impiego di buoni ingredienti, niente sottilette imbustate per capirci, ma ottime burrate pugliesi. I primi piatti della tradizione bolognese come i tortellini e le tagliatelle al ragù tirati a mano con sfoglia fresca costano dai 9 ai 13 euro.

Nella sfida al mondo della ristorazione Ducati punta sulla semplicità e sulla selezione attenta delle materie prime, mentre ai box si vocifera già di un futuro franchising. Binocoli alla mano, siamo curiosi di scoprire se la partenza da Bologna sarà bruciante.