Andate in Calabria dice il New York Times: cose da sapere sui 3 ristoranti consigliati

La classifica annuale del New York Times che raccoglie 52 posti (per lo più insoliti) da vedere nel mondo, sceglie come unica destinazione italiana la Calabria. Premiata per il cibo e tre ristoranti di cui vi diciamo tutto

Andate in Calabria dice il New York Times: cose da sapere sui 3 ristoranti consigliati

Il New York Times è la nuova Lonely Planet. Se fino all’altro ieri le guide della famosa casa editrice australiana erano la bussola con cui scegliere mete fuori dai soliti circuiti turistici, oggi è facile che i viaggiatori più “alternativi” si lascino incuriosire dalla classifica annuale del NYT, che raccoglie 52 posti (per lo più insoliti) da vedere nel mondo.

Potete stare sicuri che, se non abitate a un passo o non ci siete capitati per qualche motivo strano, sono ben pochi quelli che avete già visitato.

Per dire: alzi la mano chi pensava di prenotare un viaggio in Botswana (al quinto posto della classifica 2017).

E alzi entrambe le mani chi avrebbe mai detto che tra tutti i luoghi italiani l’unico segnalato dal New York Times per il 2017 sarebbe stato la Calabria.

Calabresi, abbassate le mani: il vostro giudizio non vale.

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Eppure, eccola lì, la regione in punta dello Stivale: al numero 37, due gradini prima delle Lofoten, che sono forse il posto più bello che abbia mai visitato nella vita. Nulla da dire sulla Calabria, per carità, ma concedetemi di essere un po’ perplessa.

D’altronde noi Italiani siamo così, talmente abituati alla bellezza che non la vediamo più, talmente modaioli che il mare più bello è solo quello dove vanno tutti. Devono venire gli Americani, a ricordarci le meraviglie che abbiamo un po’ trascurato.

Bisognerà dare una chance, alla Calabria. Principalmente per due motivi.

Il primo è che il New York Times difficilmente sbaglia. Sarà l’effetto-scoperta, sarà che le 52 scelte fatte vengono dettagliate e motivate; i luoghi proposti dall’annuale classifica americana sono spesso sottovalutati, e in generale beneficiano nell’anno di un aumento del turismo, non si sa quanto per previsione azzeccata o quanto per l’effetto promozione della classifica.

Nel 2015 l’italiana in classifica (al primo posto!) c’era Milano, che grazie all’Expo ebbe un boom di visitatori. Nel 2016 c’era Torino (trentunesimo posto), città turistica in continua crescita.

Quindi, occhi puntati sulla Calabria.

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L’altro motivo per cui anche noi di Dissapore siamo qui a occuparci di questa classifica è perché, sempre secondo il New York Times, proprio in Calabria che si mangiano alcuni dei migliori piatti italiani, grazie a una straordinaria tradizione enogastronomica.

In effetti, le montagne, i boschi, il sole e l’aria di mare regalano indubbiamente interessanti sapori: non solo la ‘nduja, forse il prodotto locale più conosciuto, ma anche il capicollo azze anca, la lenticchia di Mormanno, il pecorino crotonese, la soppressata del Reventino o il caciocavallo di Ciminà. E i vini: moscato di saracena, iuvarello, nocera mantonico e lo zibibbo di Pizzo Calabro.

Insomma, forse anche stavolta c’è da fidarsi del consiglio del New York Times. Che poi, mica si tratta di un consiglio dato così per dire: il quotidiano americano fa nomi e cognomi dei posti dove mangiarli, questi piatti fantastici. E, anche se cita tre posti gourmet, dimenticandosi della tradizione delle “putiche” (le trattorie), noi siamo qui a dirvi di più su questi tre ristoranti calabresi.

Ristorante Dattilo

Strongoli (KR)
0962 865613
www.dattilo.it

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Uno dei primi agriturismi della Calabria, circondato da vigneti e uliveti di proprietà della famiglia Ceraudo, che da sempre gestisce questo posto.

Dal 2004 quello che era un luogo principalmente di produzione di olio e vino si trasforma anche in ristorante, grazie alla figlia più piccola della famiglia, Caterina, una giovane chef allieva della scuola di Niko Romito, tre stelle Michelin per il ristorante Casadonna, con idee molto chiare su come debba essere una perfetta cucina regionale.

Materie prime del territorio, agricoltura biologica e piatti che vadano oltre le ricette tradizionali parlando di prodotti locali.

‘Nduja, cipolla rossa di Tropea, bergamotto, e tanti altri ingredienti calabresi danno origine a un menu di terra e di mare semplice ma gustoso. Spaghetti con borragine e ricotta di pecora stagionata. Dentice marinato in bergamotto e limo con senape selvatica, miele millefiori e cipolla rossa di Tropea. Bottoni ripieni di mandorle e ‘nduja con brodo di buccia di patata arrostita, vino bianco e finocchietto. Stinco di vitello stracotto nel vino passito.

Per scoprire questa cucina delicata e interessante, avete a disposizione tre percorsi degustazione: uno da 45-50 €, uno da 65 €, e il più completo a 90 €.

Alla carta si resta sui 50-60 €.

Ristorante Ruris

Isola Capo Rizzuto (KR)
0962791460
www.ruris.it

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Natale Pallone è lo chef di questo ristorante a conduzione familiare, aperto dal ’76 ma solo recentemente passato da una cucina tradizionale a una più gourmet.

Un salto di qualità notevole, che presenta un menu esclusivamente di pesce, realizzato con prodotti stagionali e a chilometro zero che più zero di così non si può: gli ortaggi biologici abbinati ai piatti di pesce sono coltivati per lo più dallo stesso chef, nell’orto adiacente al ristorante.

Piatti gustosi, di quelli che solo a sentirli elencare viene l’acquolina in bocca: parmigiana di polipo con fonduta di cacio e pepe crotonese; risotto con fiori di zucca gialla, gamberetti e liquirizia Amarelli (storica azienda calabrese); tonno marinato con il finocchio.

Sono tre i possibili percorsi degustazione, a 35, 45 e 75 €. Alla carta si può rimanere sui 40 € e uscire soddisfatti.

Antonio Abbruzzino

Catanzaro
0961799008
www.abbruzzino.it

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Antonio Abbruzzino apre il suo ristorante otto anni fa, con un progetto di cucina semplice. Ma suo figlio, il talentuoso Luca, ha idee ambiziose da chef d’alta cucina. E l’audacia di un giovane ventisettenne, a capo di una brigata giovanissima (il suo secondo ha appena 24 anni), viene premiata con il successo e con una stella Michelin.

Anche in questo caso in cucina c’è una grandissima attenzione ai prodotti del territorio, con un occhio di riguardo verso la tradizione. Per fare un esempio, uno dei piatti simbolo dello chef è il dolce più semplice del mondo, la merenda di una volta: pane olio e zucchero.

Nel menu di Luca Abbruzzino c’è tanto mare, abbinato alle verdure e in generale agli ingredienti della sua terra.

Fusilloni ‘nduja, pecorino e ricci di mare; quattro preparazioni diverse di baccalà; carpaccio di manzo con salsa di anemone di mare e fondo alle alghe.

Si può scegliere tra tre menu degustazione ( a 50 €, 65 €, 80 €), mentre alla carta si spende intorno ai 50 €.