All’apertura del nuovo Noma tutto quello che poteva andare storto è andato storto

Il nuovo Noma dello chef Renè Redzepi ha aperto a Copenhagen con un giorno di ritardo rispetto alla scadenza prevista. Ecco tutte le cose che sono andate storte

All’apertura del nuovo Noma tutto quello che poteva andare storto è andato storto

Il nuovo Noma di Renè Redzepi, rifatto da capo nel quartiere di Chiristiania, sempre a Copenhagen, ha finalmente aperto la scorsa settimana.

Ma nel tripudio generale per l’evento tanto atteso, qualcosa è andato storto.

Il giorno dell’apertura doveva essere giovedì 15 febbraio, e però gli 80 clienti che avevano prenotato sei mesi prima, in smaniosa attesa della scadenza, invece che sedersi ai tavoli del nuovo ristorante hanno ricevuto una telefonata non troppo gradita.

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Tutto rimandato al giorno dopo, venerdì 16 febbraio, perché i locali non erano ancora pronti, e il rischio di dover cancellare non solo il primo giorno di servizio, ma tutta la prima settimana era concreto.

Basti pensare che sette giorni prima dell’apertura prevista alla sala da pranzo mancava ancora il soffitto, alla lounge room le finestre e gli operai avevano lavorato anche di notte per applicare il materiale isolante. E quando i piani della cucina sono arrivati, lunedì 12 febbraio, non c’erano alcuni pezzi, essenziali.

Fatto sta che mercoledì 14 febbraio, il giorno prima dell’inaugurazione, il Noma più che un ristorante nuovo di zecca sembrava ancora un cantiere, con gli operai affannati per garantire l’apertura almeno per il venerdì, come poi in effetti è avvenuto.

A mezz’ora dall’arrivo dei primi clienti, gli operai stavano piazzando una passerella davanti all’ingresso del ristorante, mentre Redzepi stava ancora rastrellando le foglie secche per terra.

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Ma per lo chef danese lo stress è andato oltre la ritardata ristrutturazione, come ha raccontato a Vanity Fair:

“Siamo finanziariamente sotto stres”. L’uso degli spazi, che comprende 11 diversi edifici, non solo è costoso ma il Noma, come capita spesso in questi casi, ha superato il budget iniziale per la ristrutturazione. Inoltre, Redzepi ha continuato a pagare il suo staff anche nel periodo tra la chiusura del vecchio Noma e l’apertura di quello nuovo, circa un anno.

Non basta, il ricavato di un intero trimestre del menù degustazione che, ricordiamolo, costa circa 350 euro a persona, copre appena i costi delle materie prime, e quindi, per avere un utile, è necessario che il locale occupi ogni posto.

E questo, finora, non è stato certo un problema: le prenotazione per il primo round, ovvero per il periodo in cui il ristorante servirà il menù di mare, sono andate esaurite in meno di un giorno.

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Sta di fatto che a oggi, il Noma non è ancora terminato: il giardino ha bisogno di ulteriori sistemazioni, e potrebbero venire aggiunti nuovi tavoli. Altra ipotesi presa in considerazione: allungare l’orario di apertura.

Ma intanto, in qualche modo, il ristorante è aperto. Come dice Redzepi, “avevamo bisogno di una scadenza su cui concentrarci”. E quella scadenza è stata [quasi] rispettata.

[Crediti: Vanity Fair]