20 ristoranti per tutte le tasche da provare nelle Langhe

20 ristoranti per tutte le tasche, da 30 a 200 euro, da provare tra ottobre e novembre nelle Langhe e nel Roero

20 ristoranti per tutte le tasche da provare nelle Langhe

Muovetevi, a visitare Langhe e Roero. Per carità, nessuno le sposta di lì, ma il periodo è quello giusto. Novembre è mese di tartufi (fino al 27 c’è la Fiera del Tartufo, evento imperdibile per tutti gli appassionati di trifole, come si chiamano da queste parti).

Le vendemmie sono appena state fatte, e si sentono ancora nell’aria. E poi, i colori. Uno straordinario mix di gialli, rossi e verdi che dura solo qualche manciata di giorni.

L’autunno in Langa ha una suggestione tutta sua, con paesaggi forse un po’ malinconici ma di sicuro effetto per voi e i vostri smartphone di ultima generazione dotati di mille filtri fotografici che qui forse non avrete neanche bisogno di usare.

Muovetevi, dicevamo, perché poi inizia l’inverno, e molte strutture ricettive chiudono, per tornare ad aprire ai clienti della primavera, quelli che vengono da queste parti per prendere il sole e respirare aria buona. E per mangiare, naturalmente. Perché se siete nelle Langhe, è probabilmente perché volete –-tra le altre cose-– assaggiare le delizie del luogo.

Il Piemonte, da queste parti, offre probabilmente il meglio dei suoi prodotti, e la qualità della ristorazione è altissima. Difficile cascare male. Un po’ più facile, invece, ritrovarsi non troppo contenti dopo aver mangiato in qualche ristorante un po’ troppo turistico.

Quindi, dopo quella per Torino, ecco una piccola guida dei venti posti (più uno, e leggendo scoprirete perché abbiamo sforato) che, primi fra tutti, vi consigliamo per una sosta da queste parti.

Piano con i commenti: è inutile che diciate che non ci sono tutti, perché qui non stiamo scrivendo l’enciclopedia della buona ristorazione langarola. Stiamo cercando di consigliarvi venti posti che ci piacciono, più di altri. È una selezione: qualcuno rimane fuori per forza, e non significa che non ci siano altri ristoranti in cui valga davvero la pena di sostare.

Ma questa è la nostra selezione. Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le tasche. Perché chi sostiene che per mangiar bene nelle Langhe bisogna spendere tanto, mente, o è male informato.

E, se il budget ve lo permette, sappiate che è da queste parti che si concentrano il maggior numero di stelle Michelin del Piemonte (sono dodici, per l’esattezza, gli stellati nella provincia di Cuneo).

Tra 30 e 35 €

Osteria Da Gemma

via Marconi, 6 – Roddino (CN)

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Magari l’avessimo scoperto noi, Da Gemma. Sarebbe più facile trovare posto, anziché dover prenotare un tavolo con mesi d’anticipo. Non stiamo esagerando: se volete mangiare qui durante il weekend, organizzatevi per tempo. Perché l’offerta di questa trattoria a gestione familiare è praticamente unica.

Un menu fatto di infinite portate, che iniziano con un salame che ti aspetta lì a tavola quando arrivi, adagiato su un tagliere, invito a bere un bicchiere di vino della casa nell’attesa del resto.

E il resto è un banchetto nuziale: vassoi di antipasti piemontesi (insalata russa, vitello tonnato e via dicendo), leggendaria pasta fatta a mano, torte, crostate e bunet fatti in casa. Ne uscirete sazi come non mai, con la voglia di prenotare già per la prossima volta.

Il Monarca

via Monarca, 1 – Cissone (CN)

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Un posto semplice, il Monarca, perfetto per la domenica in famiglia, soprattutto quando la famiglia è numerosa. Perché qui è ristoro da grandi tavolate, con un’offerta dal rapporto qualità-prezzo difficilmente pareggiabile.

Per dire, il menu (quattro antipasti, due primi, due secondi e tre dolci) è a 30 €.

Una cucina familiare, sia chiaro, casalinga nella forma e nella sostanza: vitello tonnato, flan di verdure, tajarin al ragù, coniglio alla contadina. Tutto è buono, tutto è servito con un sorriso. Come dovrebbe essere durante il pranzo della domenica, no?

Intorno ai 40 €

Boccondivino

via Mendicità, 14 – Bra (CN)

boccondivino

Se si parla di ricerca di prodotto, non si può non citare Slow Food. L’associazione di Carlin Petrini ha la sua sede nazionale nello stesso cortile del Boccondivino, e non è un caso. Nel 1984, infatti, Slow Food decise di aprire un’osteria moderna, un ristorantino curato dove assaggiare i piatti della tradizione langarola, in assoluta semplicità.

Dopo trent’anni, nulla è cambiato: Andrea, Vladimir e Manuel propongono una cucina fatta di presidi e di ricette del territorio: tajarin “40 tuorli” burro e salvia, agnolotti del plin, stracotto di vitello, faraona croccante al rosmarino.

Il tutto, con una spesa contenuta (c’è anche la proposta di due menu degustazione, a 30 e 36 €).

Pane e vino

via Vittorio Emanuele II, 18 – Cherasco (CN)

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Da un paio di anni, Pane e Vino si è trasferito nel centro di Cherasco, in un localino davvero confortevole. Un valore aggiunto per una cucina solida, della tradizione, buona e proposta a prezzi più che ragionevoli.

Tanta piemontesità, negli antipasti (vitello tonnato, battuta al coltello, peperoni di cuneo, tutto a 10 €), nei primi (tajarin, plin, gnocchi di patate d’Alta Langa, 10-12 €) e nei secondi (Fassona, stracotto, formaggi, intorno ai 14 €).

E lumache, ovviamente, che hanno la loro patria a Cherasco. Per chi le ama, c’è un menu dedicato a 40 €.

Dai Bercau

via Beato Valfrè, 13 – Verduno (CN)

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Le osterie più vere sono così, lavorano solo con i prodotti di stagione, e non sanno prevedere cosa ci sarà domani in tavola. I vantaggi? La freschezza delle materie prime e il contenimento dei costi, innanzitutto. E poi, una cucina che non annoia mai, né voi, né chi sta ai fornelli.

Dai Bercau si mangia quel che propone il menu del giorno, sicuri che qualsiasi sia la proposta vi verrà servita qualità e piemontesità. Il degustazione (37 € bevande escluse) prevede quattro antipasti, due primi, due secondi e due dolci.

Qualche concessione alla creatività, anche se per lo più viene rispettato il territorio alla lettera: plin, sugo d’arrosto, rolata di coniglio, verdure, peperoni, galletto. Il tutto, da accompagnare con una bottiglia di Pelaverga, visto che siamo a Verduno.

Ventuno.Uno

via Cuneo, 8 – Alba (CN)

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È giovane, è nuovo. In una parola, è moderno, il Ventuno.Uno, uno degli ultimi successi della città di Alba in fatto di ristorazione. È un format fresco, con un ristorante che è anche bottega, e con una sala e una cucina che si fondono senza grande soluzione di continuità.

Ci piace perché, nonostante la modernità, propone un menu piemontese che più piemontese non si può (come dimostra il degustazione, a 35 €).

Due sono gli chef, Francesco Ferrara e Alfonso Russo, entrambi giovani, con una contaminazione del Sud Italia in quanto terra d’origine, che timidamente fa capolino qua e là nella proposta alla carta.

Intorno ai 50 €

Trattoria della Posta

Loc. Sant’Anna, 87 – Monforte d’Alba (CN)

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La trattoria della Posta è lì, da centocinquant’anni, simbolo forse non dell’Italia Unita ma di questa zona del Piemonte di sicuro. Che poi non è vero che è lì da centocinquant’anni: si è spostata, la trattoria della Posta, in quella bellissima casa di campagna dove è ora.

Ma a parte quello, la famiglia Massolino (oggi il proprietario è il bisnipote del fondatore) continua a fare tutto come un tempo, mantenendo ben fissate le radici nel territorio. Una cucina al 100% langarola: carne cruda, peperoni, cipolle ripiene e – ovviamente – tajarin fatti a mano.

Un conto sui 50 € (a 45 € c’è un ottimo menu degustazione), spesi benissimo per una lezione di storia delle Langhe.

Locanda dell’Arco

piazza dell’Olmo, 1 – Cissone (CN)

locanda dell'arcolocanda dell'arco, piatto

È un posto che sa di tranquillità, la Locanda dell’Arco, questo ristorantino raccolto tutto pietra e luci soffuse. Non a caso, la Locanda non è locanda per modo di dire, ma qua si può anche dormire, l’ideale per non avere il timore del rientro dopo una cena abbondante.

Un menu interessante, che parla di territorio anche se con qualche vezzo che guarda altrove (come il gambero con salsa di zafferano). Alcuni piatti forti, come gli gnocchi di patate con la toma o la faraona all’agrodolce, e due menu degustazione, uno a 38 € e uno a 45 €.

La Coccinella

via Provinciale, 5 – Serravalle Langhe (CN)

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Siamo in Alta Langa, zona che –-dall’autunno in poi-– può dar la sensazione di essere quasi in montagna. La Coccinella, in realtà, si ferma un po’ più giù di così, su una delle strade principali della zona.

Un posto semplice ma curato, tradizionale ma non troppo, dove ogni piatto è studiato e realizzato come si deve. Pasta fatta a mano (tajarin e plin su tutti, ovviamente, ma anche deliziosi cannelloni ripieni di anatra e funghi), secondi interessanti (dal fritto di scamone al cosciotto d’agnello) e un degustazione da 43 €.

Il Centro

via Umberto I, 5 – Priocca (CN)

il centroil centro

Al Centro, più o meno da sempre, si viene soprattutto per un piatto: il fritto misto piemontese. Qui vengono servite le decine di pezzi, dolci (il semolino e la mela, per dire) e salati (per lo più carni povere, scarti di macellazione che venivano resi più golosi attraverso la frittura) che compongono questo piatto della tradizione locale.

Da gennaio a marzo, quando viene messo in menu, la lista d’attesa può essere lunghissima. Ma, su richiesta, la cucina di mamma Elide può fare uno strappo alla regola, e preparare il fritto anche in altri periodi dell’anno.

Anche se così non fosse, in ogni caso, non lasciatevi scappare l’occasione di assaggiare anche il resto della cucina tradizionale che propone Il Centro: materie prime del territorio che da sessant’anni vengono trasformate in curatissimi piatti grazie alle mani della famiglia Cordero e dei suoi eredi.

Intorno ai 100 €

La Madernassa

Località Lora, 2 – Castelrotto, Guarene (CN)

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La Madernassa è un bellissimo hotel (anzi, resort) con piscina vista colline, camere curatissime eccetera eccetera. Ma La Madernassa è anche ristorante, guidato dalla capacissima mano di Michelangelo Mammoliti, uno dei più capaci e promettenti giovani chef che il Piemonte abbia in circolazione.

Mammoliti ha studiato i prodotti della sua terra, li ama, e si vede. Ma ama – e questo fa secondo noi la differenza, quando si parla di cucina – inventare, divertirsi, divertire. E dunque, ecco le variazioni sul tema, con i plin che si fanno bon bon di ricotta o la lingua che diventa un omaggio a Kandinsky. Ecco le contaminazioni, dall’Umami dell’anguilla al BBQ degli spaghetti con brodo di prosciutto crudo di Cuneo.

Per questo, se capitate alla Madernassa, vi consigliamo di scegliere il menu Metamorfosi (100 €), che lascia mano libera allo chef. Potete anche cavarvela spendendo meno, con i degustazione a 50 e 75 €.

Massimo Camia

Strada Provinciale Alba-barolo – La Morra (CN)

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Siamo alle porte di Barolo, accanto alla cantina Damilano. Un locale moderno, un po’ austero (ma si scalda nel bellissimo spazio del “giardino d’inverno”), per una cucina che si rispecchia pienamente nell’ambiente.

La cucina di uno chef che conosce il territorio, che è abituato a trattare con queste materie prime da anni, che sceglie di rispettare il percorso che l’ha portato a guadagnarsi una stella Michelin. La tradizione, dunque, che trovate declinata nel “menu di Massimo” (80 €), ma non solo.

C’è il mare, da Massimo Camia (zuppa di pesce o tortelli di burrata e calamari), ci sono le influenze di altre cucine (come nell’amatissimo lingotto di foie gras). Gusti ricercati, mai troppo sofisticati, che hanno fatto la fortuna di un grande chef langarolo.

La Ciau del Tornavento

piazza Leopoldo Baracco, 7- Treiso (CN)

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La Ciau del Tornavento è meta nota a tutti gli amanti del vino. La sua immensa cantina è leggendaria, oltre a essere tra le più complete in Italia: 60mila bottiglie, 1800 etichette. Ma qui parliamo di cucina, e quella della Ciau vi porterà in giro per il territorio e per le stagioni, senza mai annoiarvi.

A dare un po’ di ritmo ai grandi classici, creazioni originali come i tortelli liquidi di cardi e acciuga o il cappuccino di seppie al nero. Se volete un racconto della tradizione, scegliete il menu da 75 €. Altrimenti, divertitevi, e assaggiate sei creazioni della cucina con il degustazione da 90 €.

Tra i 100 e i 150 €

All’Enoteca

via Roma, 57 – Canale (CN)

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Siamo all’Enoteca Regionale del Roero, che già di per sé è una bella tappa. Al primo piano, poi, c’è Davide Palluda, che nel 2000 è stato il miglior giovane chef dell’anno secondo la guida dell’Espresso, ha preso la stella e ha continuato a brillare in un percorso che dura da più di vent’anni.

Fatevi accompagnare, in questo percorso, provando i suoi degustazione (a 65, 75 o a 90 €) o giocando con una carta che parla di territorio senza mai diventare nostalgica. Provate ad esempio il “Fassone dalla testa ai piedi”, una selezione di piccoli assaggi delle parti meno nobili della bestia, piatto creato per scongiurare l’ansia da Mucca Pazza. Oppure, l’omaggio a Nino Bergese, risotto con un fondo bruno di piccione e pepe di Sichuan. Fatevi tentare anche dalla brace, l’ultimo banco di studio di Palluda, che ha scelto quella di ciliegio per la sua costata di vitella.

Al piano terra dell’enoteca, c’è anche l’Osteria, versione “pop” con un menu del giorno a 28 €.

Antica Corona Reale

via Fossano, 13 – Cervere (CN)

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Due stelle Michelin fanno dell’Antica Corona Reale una tappa gastronomica che non dobbiamo certo indicarvi noi, per assicurarne la grande qualità.

Eppure, prima ancora che la classifica delle classifiche lo incoronasse come uno dei migliori ristoranti piemontesi, la famiglia Vivalda era già lì, a fine Ottocento, nelle cucine di questo bellissimo cascinale langarolo. Se il menu è – giustamente – stagionale, quello d’autunno sa di tartufo, di porri (tipici di Cervere), di zucca e di cavolo.

Lavorazioni tradizionali, che consentono di assaggiare cose come i tajarin ai trentacinque tuorli, gli agnolotti gobbi al tovagliolo o un piatto meraviglioso e poco diffuso come la finanziera.

Cesare Giaccone

via Umberto, 12 – Albaretto della Torre (CN)

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È un artista, Cesare Giaccone, con tutto ciò che rappresenta l’esserlo. Grande creatività, grande estro, un’incontenibile personalità. Che mette tutta nel suo menu (110 € per quattro antipasti, due primi e due secondi), riservato agli amici che vanno a trovarlo (apre solo su prenotazione).

Non è detto che si sappia cosa cucinerà, non è detto che gli piacciate. Ma se così è, Cesare vi regalerà un’esperienza di cucina incredibile, che racconta tutta la sua grandissima esperienza e il suo amore per il territorio e – in particolar modo – per le carni, che cucina allo spiedo sul camino della sua casa d’Alta Langa.

Ci ha chiesto di lasciar perdere, Cesare Giaccone, di non essere citato in questa raccolta di suggerimenti piemontese. “Diamo spazio ai giovani, di me si è già parlato”. Per questo, abbiamo aggiunto una tappa alla nostra ventina del cuore. Una tappa giovane, di cui abbiamo parlato proprio con Cesare Giaccone. È stato lui a indicarcela: vediamo se indovinate qual è.

Guido da Costigliole

Località San Maurizio, 39 – Santo Stefano Belbo (CN)

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Siamo negli spazi del Relais San Maurizio, resort cinque stelle ricavato in un antico convento francescano. Una delle location più incredibili delle Langhe, meta perfetta per chi ama lusso, coccole e quant’altro le scelte migliori della vita ti possano offrire.

Scelte come una cena da Guido, uno dei due ristoranti nati dall’eredità di Guido e Lidia Alciati, due nomi che hanno fatto nascere la storia della grande cucina piemontese (e italiana).

Eredità che Luca Zecchin e Andrea Alciati portano avanti a testa alta, continuando a realizzare la cucina della tradizione che proprio questa famiglia ha per prima immaginato e creato.

Guido Ristorante

Tentuta di Fontanafredda, via Alba, 15 – Serralunga d’Alba (CN)

guido da costiglioleguido da costigliole

L’altra metà dell’eredità di Guido e Lidia Alciati, ovvero Ugo Alciati, si è trasferita nella bellissima Tenuta Fontanafredda. Intorno, vigneti e un enorme parco meraviglioso.

Nel piatto, l’ABC della tradizione piemontese: vitello tonnato, anguilla arrostita, uovo in camicia al tartufo, tagliatelle, faraona, agnello. E poi loro, il vero motivo per cui siete qui: gli agnolotti di Lidia al tovagliolo.

Il degustazione (proposto a 80 €) è probabilmente la miglior scuola di cucina piemontese che potete regalarvi. Nella tenuta, anche un’ottima osteria “pop” (prezzi sui 25-30 €), Disguido.

La rei

Via Roddino, 21 – Serralunga d’Alba (CN)

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Il Boscareto, il resort cinque stelle lusso che ospita il ristorante La Rei, è uno di quei posti dove tutti sognano di passare almeno un weekend. Una vista unica sulle vigne, una cura al dettaglio maniacale e – ed è ciò che più ci interessa – una cucina guidata da un giovane, bravissimo chef.

Lui è Pasquale Laera, enfant prodige cresciuto alla corte di Cannavacciuolo e ora arrivato nelle Langhe. E, visto che la mela non cade mai lontana dall’albero, anche nella mano di Laera si vedono le contaminazioni che raccontano l’Italia tutta, in una carta che spazia da Sud a Nord, dalla pasta e cozze ai plin ai tre arrosti, dal dentice con le cime di rapa allo scamone di vitella in crosta di midollo.

Due menu degustazione, a 80 e 95 €, e quella che probabilmente è una delle viste più belle di tutte le Langhe.

Locanda del Pilone

strada della Cicchetta, 34 – Località Madonna di Como , Alba (CN)

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Un classico casolare piemontese, Cascina Bompè, ospita una manciata di camere e suite molto curate, e il ristorante stellato del giovane chef Federico Gallo. Tanto Piemonte ma anche un’attenzione al mare e un po’ di Toscana (in carta anche la Ribollita), regione che ha un ruolo fondamentale nella formazione dello chef.

D’altronde, il titolo del menu degustazione “non solo Langa” (a 75 €) è una dichiarazione d’intenti e di una volontà di non fermarsi ai confini d’origine.

Anche affidandosi al menu che segue la fantasia dello chef (“a modo nostro”, dieci portate a 100 €), troverete piatti dal gusto semplice, chiaro, familiare, a cui un’attentissima cura di ogni dettaglio regala grande personalità.

Oltre i 200 €

Piazza Duomo

piazza Risorgimento, 4 – Alba (CN)

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Se venite da Crippa, è perché volete assaggiare un pezzo di storia della cucina contemporanea italiana. Unico tristellato del Piemonte, secondo solo a Bottura fra gli italiani della 50 Best, Enrico Crippa è in grado come nessun altro di riscrivere la tradizione di questi luoghi, di riscoprire i prodotti del territorio e di proporre una cucina unica, che reinventa ciò che di più prezioso le terre langarole offrono.

Come nelle insalate, suo marchio distintivo, che permettono di immergersi in purezza nel suo orto, e nobilitano con una bellezza tutta nuova un piatto che nessuno immaginava avrebbe regnato nella carta di un tre stelle.

Quattro degustazione (a 200 o 240 €) che mostrano grande delicatezza quando si parla di tradizione, un estro composto ma inconfondibile quando si parla di innovazione. La cucina di Crippa è un’esperienza inimitabile, che lo chef afferma di voler costruire su misura per ciascun cliente: “non un ristorante con undici tavoli, ma undici ristoranti diversi”. Uno potrebbe essere il vostro.

Se volete avvicinarvi in punta di piedi alla cucina di Enrico Crippa, senza dilapidare mezzo stipendio, sappiate che la piola di Piazza Duomo è lì, con un’abbordabilissima proposta.