Alessandro Borghese a Milano: com’è, dove si trova e quanto costa mangiare nel suo primo ristorante

Alessandro Borghese apre il suo primo ristorante a Milano, in zona City Life. Il famoso telechef racconta come sarà, dove si trova, cosa si mangia e quanto costa il suo primo ristorante chiamato Alessandro Borghese, il lusso della semplicità

Alessandro Borghese a Milano: com’è, dove si trova e quanto costa mangiare nel suo primo ristorante

“Milano è l’unico posto dove posso lavorare in Italia”.

Chissà poi perché. Ad ogni modo, coerente con la brusca affermazione, Alessandro Borghese, telechef dal seguito oceanico, conduttore di fortunate serie Tv come “4 Ristoranti”, aprirà un nuovo ristorante proprio a Milano, zona CityLife, nel Palazzo di Gio Ponti in Via Belisario 3.

Particolarità? Caratteristiche peculiari? Elementi di distinzione?

Si comincia dalla collocazione, al primo piano del palazzo invece che al pian terreno: “nessuno in Italia apre un ristorante al primo piano, succede solo a New York. Ma io voglio stupire. E far assaggiare qui, ai milanesi, la cacio e pepe migliore della città”.

Risolveremo la faccenda del nesso tra primo piano e cacio e pepe, è una promessa.

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Intanto, nei 700 metri quadrati a disposizione, il 41enne telecuoco figlio di Barbara Bouchet e dell’imprenditore napoletano Luigi Borghese ha collocato la sede della sua impresa, “AB Normal – Eating Entertainment Company” —un piccolo impero visto che fattura due milioni di euro l’anno—,  con un progetto abbastanza faraonico: uno spazio dove riunire uffici amministrativi e sale per lezioni di cucina, cene o eventi privati, cocktail bar e, soprattutto, il nuovo ristorante, battezzato “Alessandro Borghese – il lusso della semplicità”. E scusate la modestia.


Quanto guadagna Alessandro Borghese.


Lo stile sarà volutamente retrò, ha detto Borghese al Corriere, ispirato agli arredi da crociera degli anni Venti, un omaggio ai tempi in cui il telechef lavorava sulle navi: “sulle navi ho lavorato per molto tempo, da ragazzo, e mi sono rimaste nel cuore”.

Borghese ha qualcosa in comune con Berlusconi e non lo sapevamo.

Ambientazioni e arredi sembrano essere gli unici elementi riconducibili al passato. Tutto il resto parla il linguaggio della tecnologia e dell’efficienza: “abbiamo usato colle naturali e luci che puliscono l’aria studiate dall’Università di Manchester”, con tanta musica rock, blues e jazz di sottofondo e relativo sistema di insonorizzazione”, sottolinea gongolante il telecuoco.

Anche il sistema di pagamento è mutuato dai metodi pragmatici degli States:

“Ci sarà il servizio di prenotazione all’americana —dice Borghese—, online con carta di credito. Questo significa che chi decide di non venire all’ultimo minuto, come fanno in molti purtroppo, dovrà comunque pagare il costo della mancata cena. In Italia nessuno fa così, sarà il primo: con 50 coperti non ci si può permettere la disdetta tardiva”.

Non poteva mancare l’orto, visibile dalla sala, appendice ormai necessaria nei locali che vogliono darsi un tono.

E il menu, come sarà il menù, cosa offrirà il vulcanico telecuoco, nato a San Francisco, cresciuto a Roma e poi approdato nell’industriosa Milano?

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“Per ovvi motivi farò una cucina partenopea-laziale, che però guarda anche all’estero”, con un’offerta giornaliera di cinque antipasti, così come i primi, i secondi e i dolci, anche se, assicura Borghese, “ i piatti cambieranno spesso”.

Ricette semplici, chiarisce il protagonista di “4 Ristoranti”, perché “non amo le ricette troppo complicate, né punto alle stelle Michelin. Certo, mi auguro sempre una bella recensione, ma l’obiettivo del ristorante è fare prima di tutto una buona cucina. Voglio che la gente mangi, non assaggi”.

In soldoni, nel menu del ristorante troverete costine di maiale cotte a bassa temperatura e gli spaghetti alla Nerano, tortelli, pasta patate e provola affumicata e agnello al forno.

Il tutto per circa 70 euro a persona ordinando alla carta: “mi sembra un prezzo giusto per Milano e per questa zona”, precisa Borghese.

Ma torniamo da dove avevamo cominciato e chiediamoci come mai la scelta è caduta proprio sulla efficiente Milano, e non, per esempio, sulla nativa Roma?

“Milano è l’ultima frontiera prima dell’espatrio —afferma il telecuoco—. E’ l’unica città internazionale che abbiamo in Italia dove le cose si concretizzano, dove se fai tre appuntamenti sono tre appuntamenti costruttivi, dove vige la meritocrazia. E’ frizzante, sempre in fermento, concreta come me. E’ l’unico posto dove posso lavorare in Italia”.

[Crediti: Corriere della Sera, Il Giorno]