Podere 39 a Firenze, recensione del nuovo Bib Gourmand: shabby chic in salsa rurale toscana

Recensione di Podere 39 a Firenze, ristorante marcatamente shabby-chic di cucina toscana. Il menu, i prezzi, i piatti provati, le nostre opinioni.

Podere 39 a Firenze, recensione del nuovo Bib Gourmand: shabby chic in salsa rurale toscana

C’è un nuovo Bib Gourmand a Firenze e io che testo trattorie e ristoranti con il preciso scopo di scovare quelle autentiche, dal miglior rapporto qualità prezzo, non posso esimermi dal provarlo e dal recensirlo per voi: si chiama Podere 39.

In caso qualcuno l’avesse già dimenticato, prima della presentazione della Guida Michelin 2020, gli astuti promoter dell’Omino hanno rilasciato i verdetti della Bib Gourmand, la lista dei ristoranti segnalati dal faccione di Bibendum che si lecca i baffi, locali in cui si possa vivere “una piacevole esperienza gastronomica, con un menu completo a meno di 35 euro”, frutto di un giudizio che si basa sulla valutazione di questi parametri: “Rapporto qualità-prezzo, passione, ricette ispirate alla tradizione, ma non solo” e che cerca i candidati tra “grandi città, piccoli centri e strade sterrate”.

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Tra i 25 nuovi del fatidico elenco, Podere 39 è  un locale delizioso a due passi da Porta Romana, su via Senese: si entra e pare di stare in campagna, grazie al muro in cotto, alle vecchie bilance, ai tavoli macchiati, alle luci soffuse con sapienza, ai ciuffi di fiori secchi ad arredare con gusto ogni angolo e ancora ai recipienti di frutta sotto spirito, ai dettagli in ferro battuto e via dicendo. È con ogni evidenza opera di un arredatore dal marcato gusto hipster, che ha aggiunto una punta di shabby-chic in salsa rurale toscana. Il tutto con grazia e misura tale da farne un posto perfetto per un tête-à-tête.

Il menu e i piatti

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Il menu, in linea con lo stile del locale, sta in un solo foglio, assicurato a una lavagnetta in legno da una molletta di metallo, ed è organizzato in modo da mettere in qualche ambascia i più integerrimi frequentatori di osterie (questa del resto non è propriamente un’osteria), risponde infatti a due sole voci “I piatti di bottega”, tra cui scegliere portate che poi dovremo indicare se servire come antipasti o come secondi e “La pasta”, a quanto pare giudicata il punto forte dai ristoratori. La carta dei vini, stampata su celluloide porosissima in inchiostro di fatto simpatico, è quasi illeggibile ma offre un panorama abbastanza vario dei vini nazionali. Noi prendiamo un Arneis Roero Galatea Baracco de Baracho a 20 euro, con un ricarico tutto sommato onesto.

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Stabilito che i piatti di bottega sono antipasti (o almeno va così in questo nostro tête-à-tête), ci facciamo recapitare una Mozzarella di Volterra in carrozza, il nostro fior di latte in crosta di semi, acciughe, salsa di datterini (10 euro), che mi spinge a comportarmi come l’omino Michelin, ovvero sì, mi lecco i baffi, la pastella è sottile e asciutta, tempestarla di semi di sesamo è un’idea fragrante che fa risaltare ancor di più la morbidezza del fior di latte, inutile dire come ci stiano i pomodorini e (l’accenno) di acciughe. Più audace, ma meno di quanto promette il nome, il Tonno vitellato – tempura di tonno pinne gialle, salsa di vitello tonnè (16 euro), un generoso trancio cotto perfettamente (cioè pochissimo), avvolto da una tempura leggera e che lega bene con la classica salsa da vitel tonné.

Gli gnudi, ovvero: qui si parrà la tua nobilitate

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Tra i primi ce n’è uno perfetto per misurare la perizia dello chef: gli gnudi. Dunque li ordino subito (Gnudi nel campo, ricotta fresca e nipitella, porcini e pomodorini freschi – 15 euro). È una ricetta maremmana (il cui nome si riferisce all’interno dei ravioli “nudo”, cioè privo della pasta) che vive di equilibri sottili e che richiede un tocco delicato, il risultato di solito sono variazioni che rendono le sfere tra sabbiose e gommose, lasciando un’onda lunga di delusione per l’ennesima occasione fallita. Il problema credo sia che ogni cuoco, pensando di aggiungere un suo tocco, finisce fatalmente per rovinare l’equilibrio della ricetta. Il tocco c’è anche stavolta, guardate la foto, gli gnudi sono bianchi – mancano dunque gli spinaci, l’intervento è in levare – ma si sciolgono in bocca come una nuvola di spuma. Non ne mangiavo di così buoni da molti anni. La cheesecake cotta con marmellata di mele cotogne (7 euro) non delude, superata anche l’ultima curva il Podere 39 può considerarsi ampiamente promosso.

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Mentre aspettiamo il conto scopriamo che il locale comunica con un altro fondo, un negozio di piante, soprattutto secche, che motiva con maggior forza la ragione dell’arredamento del ristorante. La ragazza di sala ci fa assaggiare un liquore al rabarbaro estratto da una delle tante damigiane con essenze in infusione che conserva dietro il bancone, mentre ci racconta che il menu qui più che con l’andare delle stagioni cambia a seconda dell’estro dello chef, e che già il giorno dopo potrebbe essere completamente diverso.

Il conto e i criteri (sballati) dei Bib Gourmand

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Apro la scatoletta in ferro in cui è custodito lo scontrino e scopro un conto di 75 euro. È onesto per questa cena (che mi ha saziato completamente) ma se ci fate caso, tolta la bottiglia di vino intera (che da solo non avrei preso), era una cena per una persona, considerando un antipasto, un primo, un secondo e un dolce. I Bib Gourmand promettono esattamente “un menu completo a meno di 35 euro”, il che, anche sottraendo i 20 euro del vino, si rivela un miraggio qui impossibile. I parametri della Michelin vanno insomma registrati ancora, o si porta la soglia a 40 (minimo) o si fa maggiore attenzione ai posti da includere in questa categoria.

Informazioni

Ristorante Podere 39

Indirizzo: Via Senese 39r, Firenze
Orari di apertura: aperto tutti i giorni tranne la domenica dalle 12:30 alle 14:30 e dalle 19:30 alle 22:30
Tipo di cucina: italiana/toscana
Ambiente: shabby-chic in salsa rurale toscana
Servizio: molto cordiale

Voto: 4/5