San Valentino al ristorante: come inventarsi qualcosa che non sia ridicolo

San Valentino al ristorante: l'immane fatica d'inventarsi qualcosa che non risulti ridicolo, per i ristoratori e per i clienti

San Valentino al ristorante: come inventarsi qualcosa che non sia ridicolo

Ci sono occasioni in cui sono necessarie tutta l’intelligenza e l’astuzia di cui gli esseri umani sono muniti. Penso alla fuga di Ulisse dai ciclopi. Penso alla decrittazione del codice Enigma da parte di Turing.

Ma penso soprattutto a cuochi, patron e uffici stampa obbligati a inventarsi qualcosa per San Valentino che non risulti ridicolo.

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San Valentino è una festa patetica, del tutto pretestuosa e inutile. Ma capisco che ogni occasione sia buona per ravvivare un giovedì sera di febbraio, in cui magari il ristorante non sarebbe stracolmo. E allora giù intuizioni.

La più diffusa è fare tutto a forma di cuore: la carne cruda a forma di cuore, il flan a forma di cuore, la quiche a forma di cuore, il cuore caldo a forma di cuore. Perché no la lasagna a forma di cuore e financo il polpettone a forma di cuore. Pochi, invece, osano servire proprio il cuore, che invece sarebbe la soluzione migliore: è squisito e di certo mangiarlo è di buon auspicio.

Ugualmente inflazionato è il premere l’acceleratore sugli addobbi: putti, frecce, strass e naturalmente una profusione di cuori. Ovunque un solo colore. Quale? Il rosso, evidentemente. Bello: sembra di essere andati a cena in una cartoleria.

Lei, poi, non cambia mai: la candela. Eh, la candela dona subito quel non-so-che. Quell’atmosfera magica. Quell’intimità speciale. Che dura finché non ti cade la cera sul maglione ed evochi non solo Valentino ma numerosi altri colleghi celesti.

I più audaci giocano con le parole. E il menù è tutto un florilegio di “insalata di mare Paolo e Francesca” (non molto benaugurante), “mezze penne alla Romeo e Giulietta” (ancor meno), gli spaghetti “Lilli e il Vagabondo” e, su questo, sipario. Chi fa il brillante magari azzarda qualche doppio senso: “la principessa sul pisello”, “serata patata”. A costoro va il mio più sincero sostegno.

Grande successo anche per le pietanze divise in due: mezzo astice a testa; mezzo volatile… Che senso di condivisione. Se vi piace potete provarlo tutti i giorni andando a pranzo dal “re della mezza”.

Ciò premesso, visto che adoro mangiare fuori, il fatto che qualcuno si sia inventato un pretesto per promuovere una cena in più mi trova, in realtà, piuttosto d’accordo. Quindi mi permetto di dare uno spunto ai ristoratori. Che è quello che segue.

Servite alle coppie cose buone da mangiare e da bere. Ma non troppe.

Se sono giovani, proponete una cena leggera e veloce in modo che abbiano tempo e voglia d’andare a far l’amore.

Se sono meno giovani, proponete una baby sitter per i loro pargoli in modo che abbiano l’occasione, rara, di far l’amore.

Se dev’essere la festa degli innamorati, si festeggi con l’amore, non con la digestione.