Si mangia meglio a Milano o a Roma, l’avete deciso?

Si mangia meglio a Milano o a Roma? Le pagelle delle due città divise per temi gastronomici

Si mangia meglio a Milano o a Roma, l’avete deciso?

Lo so che Roma vs. Milano è la madre di tutte le baruffe italiane, ma se qualcuno avesse l’ardire di chiedermi dove si mangia meglio, ci cascherei di nuovo con tutte le scarpe.

Lo ha appena chiesto Andrea Cuomo che, nemico giurato della mala gastronomia com’è, scrive piacevoli cose gastronomiche su Il Giornale (cosa che non capita spesso).

[Si mangia meglio a Roma o a Milano?]

Ne ha ben donde, come si dice. È romano e vive a Milano. Un pezzo di vita qui, un altro boccone là ma comunque mangiando. Pertanto ha preso la domanda molto sul serio rispondendo con voti e giudizi distribuiti tra diverse voci, dai ristoranti stellati allo street food.

Allora, si mangia meglio a Milano o a Roma, l’avete deciso?

Ristoranti stellati

Per dirla con Il giornale vince Milano 6 a 5. Nonostante la capitale abbia il ristorante tre stelle Michelin –La Pergola, chef Heinz Beck– che alla capitale morale, per ora, manca. È vero che negli ultimi anni Milano è diventata la città delle imprese di ristorazione che danno lavoro a 13.000 persone, con uno scenario ridisegnato a tutti i livelli, stellati compresi. Ma a Roma ci sono ancora ventuno ristoranti stellati per un totale di 24 stelle Michelin, a Milano 19 insegne con 23 stelle.

Ristoranti etnici

Non c’è gara, Milano sopravanza Roma di 3,5 punti nel giudizio di Cuomo. Perché tra le brume meneghine l’offerta di locali esotici vale quella di Londra o Parigi. No, New York fa gara a sé.

Senza contare che il capoluogo lombardo ha due ristoranti stellati (“il giapponese Iyo e il contaminato Tokuyoshi”, li descrive Cuomo) mentre Roma nemmeno uno. Intendiamoci, Green T, Hasekura o il più recente Zuma sono tutti indirizzi molto raccomandabili, ma la scena romana non spicca certo per completezza.

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Trattorie

La vittoria di Milano per 6 a 5 secondo Il Giornale presta il fianco a infinite polemiche. Molte trattorie romane hanno avuto il buonsenso di non cambiare mai –come Checchino in via di Monte Testaccio–, altre invece si sono lasciate contaminare facendo nascere la trattoria post moderna, una su tutte l’Osteria Fernanda.

Ma secondo Cuomo il turismo ha devastato il settore e oggi sono pochi gli indirizzi affidabili nella capitale –Betto e Mary, Felice a Testaccio, Cesare al Casaletto, da Danilo. Il giornalista è perentorio: Milano vinche perché “a Milano c’è Trippa, vera trattoria del XXI Secolo”.

Pizzerie

Cuomo fa andare in scena il primo pareggio: voto 6,5 ciascuno. Perché dal letargo che accumunava le due capitali fino a vent’anni fa Roma si è svegliata prima. Non “inventando la pizza gourmet”, come sostiene il giornalista, altrimenti uno come Simone Padoan –il pizzaiolo veneto de I Tigli– potrebbe risentirsi, ma uscendo per prima dal lungo medioevo del lievitato grazie a locali come Sforno, La Gatta Mangiona, In Fucina.

Poi è successo che l’espansione milanese di bar, ristoranti e locali, inarrestabile da molti anni, abbia coinvolto per fortuna anche le pizzerie. E oggi tra gli spin-off napoletani guidati da Sorbillo, le pizze a degustazione di Lievità o Taverna Goumet, e le nuove arrivate tipo Assaje o Marghe, la bilancia pende verso Milano.

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Ristoranti alternativi

Impossibile in questo caso non sottoscrivere Cuomo parola per parola: “Milano per vegani e crudisti è un paradiso, Roma ancora un purgatorio. Roma 5, Milano 7”.

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Street food

Al netto di una robusta scelta di primi piatti, rinforzata da trippa, coda e una buona dose di carciofi, il resto dei giorni cosa si mangia a Roma? Si mangia street food. Ce n’è ovunque, a qualsiasi ora, bello, brutto, buono o cattivo. Nel cuore dei romani il cibo di strada si è scavato una breccia che Porta Pia al confronto “je spiccia casa”.

Senza contare che Roma ha supplì, filetto di baccalà e pizza al taglio. Una superiorità schiacciante ratificata anche dai voti di Cuomo –Roma 8, Milano 5,5– perfino generosi con Milano.

Aperitivi

Qui le parti si invertono. Nonostante il Jerry Thomas, uno dei cocktail bar migliori del mondo, che traina la scena capitolina seguito da altri buoni indirizzi, contraddire Cuomo quando sostiene che “non c’è partita, Milano inventa e Roma imita”, è complicato. Pertanto Roma 5, Milano 8.

Colazione

Espresso e cornetto (Roma) contro brioche e caffè speciali (Milano). La contrapposizione sbrigativa di Cuomo, che finisce con un pareggio, 7 a 7, rende parziale giustizia agli specialty coffee di Faro – Luminari del caffè, gran bel posto per una colazione romana, o alla raffinata pasticceria francese di La Patisserie des Reves che tanto piace ai milanesi. Citate invece le suggestioni francesi di entrambi le capitali, a Roma Le Levain, a Milano Égalité.

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Pasticcerie

Cristalli di zucchero resta una buona pasticceria, i lieviti de La Portineria sono probabilmente i migliori della capitale.

Ma Cuomo ha ragione da vendere quando scrive che l’attitudine milanese, moderna alla Pavè o classica in stile Martesana, è più solida di quella romana. Senza dimenticare l’evento più dirompente del 2018 tra le pasticcerie milanesi: l’arrivo in città di Iginio Massari. Roma 6, Milano 7,5.

Botteghe

Sul tema i giudizi del giornalista per metà romano e per l’altra milanese sono solo positivi. Cuomo non nota segni di cedimento in posti come Peck e Castroni. L’Annunciata e Liberati. Longoni e Bonci. Dal punto di vista delle botteghe le due città hanno poco da invidiare alle principali capitali europee. Roma 8, Milano 8.

mercato centrale roma, liberati

Risparmiandovi la voce “tipicità” arriviamo al gran totale dei punteggi che dice Roma 67,5 e Milano 74.

Pertanto il sorpasso è compiuto. La spinta gourmet dei facili orpelli e degli impiattamenti ha prevalso sul disincanto e la rusticità capitolina. Avete deciso se è così anche per voi?

[Crediti | Il Giornale]