Pasta B a Milano: i dumpling non sono una moda passeggera

Recensione del Pasta B di Milano, il solo ristorante con cucina di Singapore all'ombra della Madunina

Pasta B a Milano: i dumpling non sono una moda passeggera

Non si fa che parlare di dumpling, i ravioli cinesi. A Milano sono diventati una sorta di status symbol: se non mangi dumpling almeno due volte la settimana non puoi dirti gastronomicamente à la page.

Non sono ancora un’esperta in materia ma credo sia arrivata l’ora di provarne qualche tipo e, mi dicono, al Pasta B (unico ristorante con la cucina di Singapore all’ombra della Madunina) c’è chi se ne intende.

In effetti, ancora prima di entrare nel locale all’ora della pausa pranzo, ti rendi conto che qui non scherzano: in vetrina ci sono delle splendide signore che impastano come se stessero aspettando un plotone di affamati, infarciscono con cura, arrotolano, infiocchettano.

Tutto con una pacatezza che, c’è poco da fare, è cosa solo orientale.

Pasta B, milano, singapore, etnico, dumpling

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Si può scegliere se mangiare fuori, cosa che in questi giorni d’inverno anomalo potrebbe risultare una buona scelta, sul bancone davanti alla cucina oppure nella sala al piano di sotto.

Optiamo per il bancone naturalmente, in modo da avere anche lo spettacolo umano a portata d’occhio.

Così, per sicurezza, sono accompagnata da un’amica che ha viaggiato in Cina, anzi a dirla tutta in una Cina non troppo turistica, dove il più delle volte l’ordinazione al ristorante consiste nell’indicare col dito quello che stanno mangiando i vicini, perché di fare qualche domanda in inglese non ci si pensa neanche.

Non che io vada cercando l’esatto corrispettivo del raviolo cinese a Milano, ma non guasterebbe una somiglianza almeno dell’80%, no?

http://www.sushi-b.it

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Pasta B, milano, singapore, etnico, dumpling

Sì, lo so che prima ho detto ristorante singaporiano e ora parlo di cibo cinese, il fatto è che ho fatti i compiti e, dopo aver letto la storia di questo Paese, ho capito che la sua cucina non può che essere un mix di piatti giapponesi, ricette malesiane, pietanze cinesi.

Insomma, un gran casino, come diremmo noi.

Quindi, tocca buttarsi nel vuoto alla ricerca di qualche sfumatura diversa da quella che siamo abituati ad associare al cibo asiatico, tutto salsa di soia e aceto di riso.

Pasta B, milano, singapore, etnico, dumpling

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Visto che i curiosi come me a Milano fanno scuola, esiste la possibilità di provare un cestino con 4 diversi tipi di ravioli, mica che poi si vada via scontenti per averne assaggiato solo un tipo.

I primi che ordiniamo sono quelli al vapore: ognuno ha una forma diversa, la pasta non è di cartone bagnato come per quelli surgelati, ma anzi morbida e un po’ spugnosa.

Quello alle verdure è il più delicato al palato (vi conviene iniziare da quello), poi c’è il syumai con maiale e gambero, il Singapore con cavolo cinese, erba cipollina, maiale, gambero e granchio (sapore strong, ma decisamente saporito), il syorompo con carne di maiale e brodo (sono semplicemente un po’ più umidi nell’impasto, non vi aspettate uno sbrodolamento assassino).

Il tutto per la bellezza di 5 euro, che considerando la posizione centralissima di Pasta B, è decisamente un buon prezzo.

Pasta B, milano, singapore, etnico, dumpling

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Si passa alla degustazione di ravioli alla piastra: 6,50 euro per altri 4 ravioli: pollo e daikon –molto buoni, manzo e zenzero –solo per amanti sfrenati dello zenzero, perché si sente molto, di nuovo il Singapore –che alla piastra forse è pure più buono, e uno con pollo e tartufo –ma qui il tartufo è più da immaginare che realmente percepibile.

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Dopo avere avuto l’ok anche dall’amica viaggiatrice (che comunque dice di aver mangiato ravioli solo in fase colazione in Cina), assaggiamo anche la zuppa con verdure, funghi shiitake e tofu.

Umami come se piovesse, un sapore deciso che col tofu tristanzuolo non ha nulla a che fare, ma attenzione a voi, commensali al primo appuntamento.

La zuppa, infatti, è oltremodo piccante, quindi da qui in avanti il vostro naso colerà come se non volesse mai smettere.

Costo: 6 euro, ma la porzione non è “da tazzina”, per capirci.

Pasta B, milano, singapore, etnico, dumpling

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Dato che ci siamo, e visto che oggi ci concediamo al carboidrato free, proviamo anche i noodle e gli spaghetti fusion.

I noodle sono fatti a mano e cucinati con pollo marinato in salsa teriyaki e verdure.

A dare un po’ di croccantezza al piatto, arriva una ciotola di katsobushi (sì, si pronuncia più o meno come la parolaccia): trattasi di tonno affumicato essiccato, da aggiungere a piacimento.

Il risultato è davvero una meraviglia: buonissimi, abbondanti nella porzione, godimento vero a 10 euro.

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In carta da Pasta B c’è qualcosa di strano: gli spaghetti. Non di soia, non di riso, semplicemente spaghetti. “Ma come?” direte voi.

E’ semplice, in realtà, e ce lo spiegano così: a Singapore, ma soprattutto in Giappone, in questi ultimi anni si usa mangiare spaghetti italiani conditi all’orientale. E’ la cucina fusion, quella che siamo abituati a vedere da italiani, ma che qui viene declinata in versione asiatica, insomma al contrario.

Ovviamente non ce ne andiamo senza assaggiarli, non si sa mai!

Scegliamo quelli con mentaiko (uova di merluzzo) e kizami nori (alga).

Sono strani, ve lo dico: umami per professionisti, misto al burro che serve a mantecare gli spaghetti e che li ingentilisce e addolcisce un po’.

Promossi anche questi, anche se andrebbero riprovati, come tutte le cose lontane da noi a cui serve qualche assaggio in più per farsi l’idea definitiva.

Costo del piatto: 12 euro.

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Non sono mai stata a Singapore, non posso dire quanto questa cucina sia fedele all’originale, e non posso nemmeno umamizzarmi più di un paio di volte la settimana.

Resta il fatto che da Pasta B ci tornerò, perché i ravioli sono buoni, i noodles buonissimi, e gli spaghetti sono quello che non mi aspetto. Non è questo il bello della cucina etnica?

[Crediti | Link: Dissapore, Pasta B, immagini: Aromi Creativi e Carlotta Girola]